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 2018  agosto 18 Sabato calendario

L’intervista di Elon Musk al New York Times: «L’anno più difficile della mia carriera»

Nella sua casa di Los Angeles Elon Musk cerca di mantenere la calma. «È l’anno più difficile della mia carriera», dice. «Un tormento». A rendergli le giornate più difficili è stata la sua improvvisa dichiarazione su Twitter di voler privatizzare la sua società, quotata in Borsa. Episodio che ha scatenato una tempesta sui mercati e nella stessa azienda.

Musk ne ha parlato in un’intervista telefonica al New York Times lunga un’ora, durante la quale la sua voce si è rotta più volte. I tweet di Musk hanno dato il via ad un’indagine federale e irritato alcuni membri del suo consiglio d’amministrazione.
Tanto che secondo alcune voci si starebbe cercando un vice che lo sollevi dall’eccessiva pressione. La preoccupazione non è destata solo dal carico di lavoro, ma anche dall’uso eccessivo che l’imprenditore fa di farmaci contro l’insonnia.
Per 20 anni, Musk è stato uno degli imprenditori più disinvolti e ambiziosi di Silicon Valley, dove ha fondato numerose società tecnologiche: spesso comportandosi con spavalderia, licenziando i critici e godendosi i riflettori attirati di successo e fortuna. Ma durante l’intervista ha dimostrato una straordinaria capacità di riflettere su sè stesso e sulla propria vulnerabilità, riconoscendo che le tante responsabilità comportano un alto prezzo da pagare in termini personali. Quando gli è stato chiesto se la stanchezza può mettere a repentaglio la sua salute, ha risposto: «Non sto benissimo. Gli amici sono preoccupati».
Nell’intervista Musk ha fornito una dettagliata cronologia degli eventi che hanno preceduto quel tweet del 7 agosto in cui affermava di voler privatizzare la società grazie a "finanziamenti garantiti" che avrebbero permesso di portare a termine l’operazione miliardaria: gli attuali investitori avrebbero potuto vendere le loro azioni a 420 dollari l’una. Quella mattina si era svegliato a casa con la compagna, la musicista Grimes, aveva fatto ginnastica e poi si era diretto in aeroporto a bordo di una Tesla S. Durante il viaggio aveva scritto il fatidico messaggio che ha lasciato perplessi investitori, analisti e giornalisti: il risultato è che tweet è diventato pubblico in un normale giorno di contrattazioni in Borsa, momento insolito per rendere pubbliche notizie importanti e al prezzo citato.
Musk ora spiega che voleva offrire un premio del 20% sui titoli scambiati di recente a circa 419 dollari. E aveva deciso di arrotondare a 420, numero che nella controcultura americana indica la marijuana. «Mi sembrava che 420 avesse un karma migliore di 419. Ma non avevo fumato, per essere chiari. Il fumo non aiuta la produttività». Dopo quel tweet, è volato con un aereo privato in Nevada, per visitare un impianto di batterie Tesla. Ma intanto con quel "finanziamento garantito" scritto nel tweet aveva fatto volare le azioni di Tesla: almeno finché non si è scoperto che quel finanziamento era tutt’altro che sicuro. Ora Musk dice che si riferiva a un potenziale investimento da parte del fondo di investimento governativo dell’Arabia Saudita. E di aver avuto lunghi colloqui con i rappresentanti di questo fondo sul possibile finanziamento di un’operazione volta a privatizzare Tesla — forse addirittura mettendo la maggioranza dell’azienda in mani saudite. Ma a quanto pare i sauditi non si erano affatto impegnati a fornire denaro contante.
Secondo altri, l’ipotesi era invece che la privatizzazione venisse finanziata da SpaceX, l’azienda aerospaziale di Musk, che in quel caso avrebbe preso a garanzia una quota di proprietà dell’azienda automobilistica.
Quel che è certo è che il tweet ha scatenato reazioni a catena.
Un’ora e 20 minuti dopo, e con le quotazioni di Tesla in rialzo del 7%, le contrattazioni dei titoli al Nasdaq sono state interrotte. Poi Tesla ha pubblicato una lettera ai dipendenti dove Musk spiegava le ragioni della privatizzazione.
Riprese le contrattazioni, il titolo ha continuato a salire, concludendo la giornata con un guadagno dell’11%. Il giorno dopo, gli investigatori dell’ufficio di San Francisco della Sec, Securities and Exchange Commission, che vigila sulla Borsa Usa hanno chiesto chiarimenti: normalmente infatti le informazioni sui piani di una società per azioni sono fornite e solo dopo approfondita preparazione interna e pubblicate attraverso canali ufficiali.
Anche i membri del Cda di Tesla, colti di sorpresa, erano furiosi per non essere stati informati. E sono stati costretti a stilare una dichiarazione pubblica per placare il clamore di quella comunicazione apparentemente casuale. «Non ricordo di aver ricevuto alcuna comunicazione dal Cda» dice però Musk. «Di sicuro nessuna chiamata da dirigenti irritati».
Ma dopo la conversazione con il New York Times è emerso che Antonio Gracias, consigliere indipendente e sesto più grande investitore del gruppo, lo aveva contattato per discutere il messaggio del 7 agosto facendogli promettere di non twittare altro sul tema senza averne discusso prima con il Cda. «Perché dovrei avere rimpianti?» dice Musk spiegando di non avere intenzione di abbandonare Twitter, come gli hanno chiesto alcuni membri del Cda.
Intanto le indagini della Sec s’intensificano. Pochi giorni dopo la richiesta di informazioni da parte dell’agenzia, il consiglio di amministrazione di Tesla e Musk hanno ricevuto citazioni in giudizio da parte della Sec e la settimana prossima dovranno incontrarsi con i funzionari dell’agenzia.
Nell’intervista Musk alterna riso e lacrime. Dice che ultimamente ha lavorato fino a 120 ore alla settimana e di non concedersi una pausa più lunga di 7 giorni dal 2001, quando fu costretto a letto dalla malaria. «Ci sono stati periodi in cui non ho lasciato la fabbrica per giorni, senza riuscire a vedere i miei figli. Gli amici».
Quando dice queste parole Musk sembra sopraffatto dall’emozione. Ha compiuto 47 anni il 28 giugno e dice di aver trascorso il compleanno al lavoro. «Niente amici, niente di niente».
Due giorni dopo, c’era il matrimonio di suo fratello, Kimbal, in Catalogna. È volato lì direttamente dalla fabbrica, arrivando solo due ore prima della cerimonia. Subito dopo ha preso l’aereo ed è tornato al quartier generale di Tesla.
«Pensavo che il peggio fosse finito. Ma dal punto di vista personale, deve ancora arrivare». Accusa i "venditori allo scoperto" quegli investitori che scommettono che le azioni di Tesla perderanno valore, di essere la causa del suo stress. E di essere pronto ad affrontare «almeno un paio di mesi di torture da parte di chi sta disperatamente facendo una propaganda che potrebbe portare alla distruzione di Tesla».
Il tweet del 7 agosto è solo l’ultimo episodio clamoroso. Musk aveva già litigato con gli analisti accusandoli di fare domande «noiose». E dopo aver inviato un sottomarino e un team di tecnici per aiutare il salvataggio dei membri della squadra di calcio dei Cinghiali bloccata nella grotta thailandese, aveva dato del pedofilo su Twitter a un soccorritore che non aveva apprezzato il suo gesto.
Per dormire, Musk prende farmaci. «Devo scegliere se prenderli o non dormire». Questo preoccupa il Cda: alcuni sostengono anche che a volte usi droghe leggere.
I dirigenti di Tesla cercano da anni di reclutare un direttore generale che si faccia carico di alcune delle responsabilità di Musk. Lavoro che in passato hanno proposto anche a Sheryl Sandberg, numero due di Facebook. «Per quanto ne so, non c’è nessuna ricerca in atto» dice Musk. Ma fonti interne dicono, al contrario, che la ricerca si è intensificata dopo gli ultimi tweet. Musk dice di non voler rinunciare al duplice ruolo di presidente e amministratore delegato. Ma aggiunge: «Il posto è disponibile. C’è qualcuno più bravo? Ecco le redini».


(Copyright The New York Times News Service. Traduzione di Luis E. Moriones)