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 2018  agosto 18 Sabato calendario

Intervista a Salvatore Esposito (il Genny di Gomorra)

Quando si dice il destino. Fino a ventiquattro anni Salvatore Esposito ha lavorato in un McDonald’s: «Poi mi sono trasferito a Roma e ho studiato recitazione all’Accademia Beatrice Bracco». Nel giro di poco tempo sono arrivate le prime parti e le prime esperienze: comparsate per imparare il mestiere e farsi le ossa. Quindi è toccato a Gomorra - la serie. «Nella prima stagione - ricorda Esposito - Genny ha tra i diciotto e i vent’anni. E io, quando ho fatto i primi provini, ne avevo più di ventisei. Poteva essere un limite. Un problema. Per fortuna Stefano Sollima decise di sorvolare sull’età e di prendermi comunque». 
Quattro anni dopo Genny Savastano è diventato uno dei personaggi più iconici della televisione e per Salvatore sono arrivati altri film, da protagonista stavolta, riconoscimenti e successo. Alla prossima Mostra di Venezia, aprirà la Settimana internazionale della critica con Nessuno è innocente, il cortometraggio diretto da Toni D’Angelo: «Quello che volevamo fare era raccontare i luoghi comuni che negli anni hanno influenzato l’opinione pubblica con messaggi negativi. In questo caso, parliamo di Scampia».
È una cosa di cui viene accusata anche «Gomorra».
«Alla serie di Sky e al libro di Roberto Saviano vengono date delle colpe che non hanno. Perché viene più facile prendersela con qualcosa di immateriale che affrontare la realtà».
Un modo per liberarsi dalle responsabilità?
«Io non credo che se qualcuno decide di commettere un reato lo fa perché ha visto Gomorra. Il problema, semmai, va ricercato nelle famiglie, nelle scuole e nei comuni: in quei posti dove il cittadino, e i più giovani soprattutto, andrebbero tutelati e seguiti».
In Italia ogni stagione viene accompagnata dalle polemiche. All’estero, invece?
«Vorrei avere una telecamera accesa sempre con me, per testimoniare l’affetto e la considerazione di cui godiamo. Tutte le volte che mi fermano lo fanno per farmi complimenti, o per parlami di Napoli o di quello che gli piace di più della serie».
Sul set londinese della quarta stagione di «Gomorra» avete avuto un ospite speciale: Ricky Gervais. Com’è andata?
«È stato stupendo. Lui è sempre stato un fan della serie. Ci siamo sentiti su Twitter, e quando ci siamo spostati a Londra l’abbiamo invitato sul set. Ci ha raggiunti di domenica, quando lui era in pausa dalle riprese della sua serie. Mi ha detto che non si è mai emozionato così tanto. Immagini cosa ho provato io, giovane attore, sentendomi dire una cosa del genere da Ricky Gervais».
E com’è stato essere diretto in questa stagione da Marco D’Amore, fino all’anno scorso interprete di Ciro L’Immortale?
«Anche se per poco, perché non sono così presente negli episodi che dirige Marco, è stato veramente bello. Sono convinto che non mancherà occasione per continuare a lavorare insieme. C’è una tale intesa, tra noi due, che sono sicuro che ci incontreremo ancora».
Oggi che vive a Roma qual è il suo rapporto con Napoli?
«Più cerco di allontanarmi e più mi richiama. Ogni volta che posso, ci torno. Quando arrivo alla stazione, è bellissimo essere inondato dall’effetto delle persone. Come fai a non essere innamorato di una città così? Non riesco a farne a meno».
Che parte ha avuto Napoli nella sua decisione di fare l’attore?
«Credo che dentro il sangue di ogni napoletano ci sia un po’ di creatività. E penso che sia così perché veniamo da una città circondata dall’arte. Questo, in qualche modo, ci influenza. Io, poi, ho avuto la fortuna di avere mio nonno: mi ha cresciuto a pane, De Filippo e Totò».
All’ultimo festival di Taormina ha presentato «L’eroe» di Cristiano Anania.
«È un piccolo film che spero esca presto in sala. Racconta la storia di un giornalista che, tra mille difficoltà, finisce per lavorare in un piccolo paese di provincia dove viene rapito un bambino. Alla fine sarà proprio lui, il giornalista, l’eroe. È un film interessante. Ho scoperto cose che non sapevo di questo mondo: la precarietà, gli sforzi, l’arrivismo di alcuni e l’immobilità costretta di altri».
La quarta stagione di «Gomorra» arriverà su Sky la prossima primavera. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
«L’ennesimo passo in avanti. Dopo questi episodi, il motivo del successo di Gomorra sarà ancora più chiaro. Ogni anno riusciamo a rinnovarci, a tirare dentro un mondo che solo all’apparenza appare distante, ma che invece è vicinissimo. In teoria, Gomorra potrebbe essere una serie infinita perché si ispira alla realtà».