la Repubblica, 19 agosto 2018
Meno utenti, più regole e costi: l’autunno caldo di Facebook
Utenti in calo, giovani in fuga, costi che crescono e ricavi meno generosi. E la grande incognita di nuove, possibili, regole antitrust, dopo quelle sulla privacy già introdotte dall’Europa: l’epoca d’oro di Facebook è finita? E come potrebbe cambiare il modello di business della piattaforma che è diventata così centrale nelle nostre vite, nella politica, nel dibattito pubblico?
La domanda corre tra gli analisti e gli investitori della Silicon Valley, a meno di un mese dall’ultima trimestrale che ha mostrato per la prima volta in tre anni risultati al di sotto della aspettative e con la prospettiva di un autunno ancora deludente. David Wehner, direttore finanziario della compagnia, non si è nascosto: la crescita dei ricavi rallenterà anche nei prossimi due trimestri tra il 5% e il 9%. Ma la metamorfosi del social più famoso al mondo che resta un colosso da più di 2 miliardi utenti al mese e oltre 501 miliardi di capitalizzazione di mercato – è cominciata dagli utenti.
Negli ultimi tre mesi, sono diminuiti sia quelli giornalieri ( meno 3 milioni) che mensili ( un milione). Un calo quantitativo ma anche una trasformazione demografica, in corso per la verità da tempo: Facebook è sempre più anziano. Negli Stati Uniti, dice il Pew Research Center,” solo” il 51% dei ragazzi tra i 13 e i 17 anni lo utilizza, due anni fa era il 71%, e lo stesso fenomeno si registra in Gran Bretagna e in Italia, dove 2 milioni di persone tra i 13 e i 29 anni, nell’ultimo anno, si sono disiscritte o semplicemente non lo usano più: tra i 13- 18 enni la tendenza è persino più marcata, 40%. «È un calo fisiologico. Per i ragazzi Facebook non è più cool come lo era dieci anni fa, ora ci sono Instagram, Whatsapp, Snapchat, Musical. ly», ci dice Vincenzo Cosenza, head of marketing di Buzzoole Italia e fondatore dell’Osservatorio Facebook.
L’impatto sui ricavi è mitigato dagli investimenti pubblicitari che «arrivano dalle altre piattaforme dell’ecosistema Menlo Park come per esempio Instagram», dice Cosenza. Ma solo in parte. Le previsioni di eMarketer dicono per esempio che nel 2018 da Instagram dovrebbe arrivare il 18% dei ricavi di Facebook, il 23% l’anno prossimo. Comunque «non sufficienti a compensare i venti contrari all’app principale» ha commentato Colin Sebastian, della Robert W. Baird & Co, dopo la presentazione della trimestrale.
La crescita dei profitti di Facebook si è fondata a lungo sull’aumento costante degli utenti, ora che la piattaforma sembra arrivata a un punto di saturazione, il problema è estrarre maggiore valore dagli utenti che già ci sono. Facendo i conti con le autorità di regolazione e con le loro decisioni, che già hanno avuto un impatto non trascurabile sul business.
Il più rilevante è quello che riguarda i margini di profitto: la media degli anni scorsi era intorno al 45% dei ricavi, con l’ultima trimestrale Facebook ha annunciato margini operativi nei prossimi due anni vicini al 30%. E questo perché i costi stanno aumentando più velocemente dei ricavi, come ha spiegato lo stesso Wehner agli investitori. Le spese totali nel secondo trimestre sono salite a 7,4 miliardi di dollari, più 50% rispetto a un anno fa. E la società si aspetta un ulteriore aumento per rispettare le nuove regole sulla privacy e monitorare meglio quello che postano gli utenti. «Per garantire la correttezza della conversazione all’interno della piattaforma c’è bisogno di personale qualificato», dice Cosenza. I lavoratori a basso costo usati per filtrare i contenuti osceni, pornografici, violenti non bastano più. Così come sembrano non bastare gli algoritmi su cui Zuckerberg ha puntato tutto, con risultati finora abbastanza deludenti.