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 2018  agosto 19 Domenica calendario

Pugni, spintoni e risse sul Monte Bianco: ora i francesi dicono stop ai bulli

La colpa è stata, prima di tutti, di Albert Smith. È stato lui, dopo la sua salita al Monte Bianco nel 1851, a raccontarla a Londra in uno spettacolo teatrale che ebbe duemila repliche e migliaia di spettatori, regina Vittoria e re del Belgio compresi. E fu” Mont Blanc mania” ( in questi giorni la racconta una bella mostra al Museo Nazionale della Montagna di Torino). Una passione che prosegue fino a oggi: ogni anno salgono sul tetto del vecchio continente tra le venti e le trentamila persone. Troppe, troppo spesso. Il sindaco di Saint- Gervais- Les-Bains – dal cui territorio parte la via più frequentata – Jean-Marc Peillex, ha provato fin da luglio a frenare l’assalto, vietando la salita a chi non abbia prenotato il rifugio in quota. Un appello ascoltato da pochi.
Quest’estate, approfittando di una situazione favorevole dopo le grandi nevicate invernali, l’assalto è stato più massiccio del solito. Sulla via che passa dal refuge du Goûter, il numero degli alpinisti che nel weekend si presentano al gestore è di gran lunga superiore ai letti disponibili. A 3.800 metri di quota, dopo cinque ore di cammino e oltre 1.400 metri di dislivello – gli ultimi nel Grand Couloir battuto dalle pietre, sia pure agganciati a una corda fissa – un giaciglio per riprendere le forze prima di sferrare l’attacco al Bianco è il minimo indispensabile per combattere il mal di montagna. Le prenotazioni sono esaurite da molti mesi e chi è arrivato in Francia con l’ossessione di arrivare ai 4.810 metri non accetta di rimandare l’ascensione. Sale lo stesso, sperando di trovare posto magari in terra, o su un tavolo. E sono spintoni, urla, minacce.
E il sindaco nei giorni scorsi è tornato a brandire la piccozza. In un comunicato affisso in paese e titolato” L’apice della mancanza di rispetto è raggiunto?”, racconta le ultime prodezze degli aspiranti salitori del Bianco: una guida colpita con un pugno da una cordata di otto alpinisti dell’Europa orientale che pretendevano di avere la precedenza nonostante fossero in discesa; un’altra guida presa a male parole da un cliente del rifugio cui aveva spiegato che la piccozza andava lasciata fuori dai cameroni; quattro spagnoli che hanno spintonato un terzo professionista che li aveva superati in salita. E poi ancora un gruppetto di tre sdraiati a riprendere fiato accanto a un «pericoloso ponte di neve», un cane portato sulla vetta dove un altro ha invece pure piantato una tenda. Comportamenti scorretti, per carità, ma il Bianco in passato ha dovuto vedere ben di peggio, compresa una discesa in moto, nel 1973, e addirittura in automobile, nel 1982: la Peugeot 104 era stata portata in cima con l’elicottero. L’invasione prosegue, il Bianco ritroverà la pace solo fra un paio di mesi.