• Cosa succede un istante dopo il decreto di revoca?
Lo Stato subentra in tutti i rapporti attivi e passivi di cui è titolare Autostrade. In pratica, torna nelle sue mani la titolarità della gestione di circa 3 mila chilometri di rete autostradale.
• Nel concreto chi andrà nei cantieri aperti?
L’ente nazionale delle strade, ovvero l’Anas. Che però avrà bisogno di un tempo tecnico per rilevare i cantieri ed effettuare la manutenzione sulle opere in corso.
• Anas è attrezzata per subentrare ad Autostrade?
Non ha un numero di uomini e tecnici sufficienti. Dovrebbe a quel punto rilevare Pavimental, la società oggi per il 99% del gruppo Atlantia di cui Autostrade è una controllata.
• Perché Pavimental?
Perché lavora da quarant’anni nella costruzione, manutenzione e ammodernamento di strade, autostrade, ponti e viadotti in Italia e all’estero. Pavimental ha in corso lavori per 1,35 miliardi.
• Autostrade la cederebbe?
È tutto da vedersi, infatti. Ma a quel punto ad Anas non resterebbe altro che assumere.
Lo può fare da quando la riforma Madia l’ha messa fuori dal perimetro della pubblica amministrazione.
• Una procedura lunga. Di quante persone avrebbe bisogno e cosa succederebbe intanto?
Di almeno 3-4 mila persone, tra operai, tecnici e ingegneri. Nel frattempo, Autostrade dovrebbe assicurare i presidi minimi, anche in ossequio alle norme sulla sicurezza stradale.
• Chi subentra invece nelle opere nuove che Autostrade doveva realizzare, come la Gronda di Genova ad esempio?
Il ministero dei Trasporti. Ma a quel punto non si sa in che modo e con quale efficacia.
• Quanto tempo resterebbe Anas al timone?
Dipende dal governo che può decidere di lasciare le cose così e di fatto nazionalizzare la rete.
Oppure metterla a gara.
• Quale modello di gara verrebbe scelto?
Una gara europea, come quella messa in campo per Ilva, in base a un piano industriale comprensivo anche degli oneri di compensazione, ovvero le opere nuove.
• Quanto durerebbe l’iter?
Almeno un paio di anni. Difficile accelerare.
• E nel frattempo?
L’Anas continuerebbe a gestire la manutenzione e le opere in corso. Mentre quelle nuove nelle mani del ministero.
• Quale sarebbe il destino di chi lavora oggi in Autostrade?
Si tratta di 7.100 dipendenti. Per loro, come pure per gli 877 colleghi di Pavimental e delle altre società in house scatterebbe la clausola sociale prevista dal Codice degli appalti.
• Cosa prevede la clausola sociale^
L’articolo 177 del Codice si applica alle nuove concessioni o ai subentri. E prevede che in questi casi il nuovo "padrone", oltre a garantire gli investimenti e la qualità della manutenzione, deve pure mantenere i livelli occupazionali. Che sia l’Anas o un concessionario privato.
• L’Anas dunque dovrebbe rispettare la clausola sociale. Ma poi potrebbe passare la mano a un privato vincitore del bando?
Esattamente.
• Il bando deve riguardare tutti e 3 mila i chilometri?
No, si possono mettere a gara anche più lotti. Si tratta di una decisione politica. Ma non è scontato che un eventuale spezzatino non incida sulla qualità della manutenzione e i livelli di sicurezza.
• La revoca della concessione è uno scenario inevitabile?
Tutt’altro. Il governo ha attivato la procedura di "caducazione" e fissato in 15 giorni il tempo entro cui Autostrade può rispondere alle accuse di aver provocato la "grave sciagura".
• Cosa significa "caducazione"?
Un sinonimo di revoca sanzionatoria. Il governo è sicuro di dimostrare la colpa grave di Autostrade per la manutenzione carente del ponte Morandi. Autostrade dovrà dimostrare la causa di forza maggiore.
• Fra 15 giorni la procedura sarà esaurita?
No, occorrerà attendere la relazione finale della commissione speciale istituita dal ministero dei Trasporti. E le conseguenti controdeduzioni di Autostrade. In ogni caso la società guidata da Castellucci potrà sempre impugnare al Tar il decreto di revoca del governo. E Palazzo Chigi rivolgersi al Consiglio di Stato in caso di pronuncia sfavorevole del Tar.
Fino ad arrivare alla Corte Ue.