La Stampa, 19 agosto 2018
Il reality sui migranti divide la Polonia
Un gruppo di sei «eroi» e un presentatore televisivo. La rotta balcanica. I campi profughi, le trattative con i trafficanti, la paura. Sono questi gli ingredienti di un controverso reality show che andrà in onda in autunno sulla Tvn, la più importante emittente privata polacca, una delle ultime indipendenti dal controllo del governo di ultradestra. I partecipanti saranno divisi in due squadre e per quasi un mese saranno «veri rifugiati», e avranno l’opportunità di «vivere come le persone che finora avevano visto solo in televisione».
«Wracajcie, skąd przyszliście» («Tornate da dove siete venuti») è la versione polacca di un format australiano trasmesso in molti Paesi. «L’obiettivo è quello di rendere gli spettatori più consapevoli della realtà e delle difficoltà dei migranti», ha spiegato Bogdan Czaja, vice direttore dei palinsesti di Tvn. I partecipanti intraprenderanno un viaggio che attraverserà Kurdistan, Libano, Grecia, Serbia, Ungheria, Germania e Austria: «Sarà una delle escursioni più dure della loro vita – si legge nel comunicato stampa dello show -: dovranno vivere in un campo profughi, viaggiare su un barcone dei trafficanti, e si troveranno perfino in zone di conflitto».
«Siamo perfettamente consapevoli – dice Czaja – che in questo Paese, e non solo, il tema migranti è un tema politicamente sensibile e controverso, ma vorremmo che questo show sia una voce alternativa nel dibattito in corso».Il dibattito, in Polonia, sull’accoglienza dei migranti, è stato sostanzialmente messo a tacere dal governo del Pis, il partito conservatore che, come l’alleata Ungheria, ha rifiutato le quote imposte dall’Unione europea per alleggerire il carico di rifugiati dopo i flussi del 2015.
Le critiche
Anche se il primo dei 4 episodi andrà in onda solo a novembre, il programma ha già causato molte polemiche. Il problema è che i reality show non hanno molto da spartire con la realtà e da più parti si sono sollevate questioni di opportunità: la Tvn dice che i partecipanti «vivranno per un mese come i rifugiati, privati di soldi, documenti e telefoni cellulari – fa notare l’analista Ada Petriczko Ada Petriczko su Newsmaven -, ma i produttori sembrano dimenticare che la maggior parte dei migranti possiede cellulari, ed è proprio questo uno dei punti più utilizzati dagli xenofobi». Il Centro polacco per l’aiuto internazionale si è rifiutata di partecipare al programma, perchè «lede dice il direttore del Pcpm Wojtek Wilk – la dignità dei rifugiati, il cui benessere è più importante di un programma Tv». E ancora sul concetto di realtà che si concentra l’esperto di Medio Oriente Jarosław Kociszewsk: «È un idea malata: i partecipanti vivranno come i rifugiati? Per un mese? Si feriranno cercando di attraversare barriere di filo spinato? Verranno torturati, le donne violentate dai trafficanti? Questo è solo un modo per fare soldi sfruttando i più deboli».