Matteo Indice per “la Stampa”, 19 agosto 2018
GUERRA AL CASELLO - NEL CASO IN CUI IL GOVERNO NON ARRETRASSE SULLA REVOCA DELLA CONCESSIONE, NEPPURE DOPO LE DIMISSIONI DEL CAPO DI AUTOSTRADE GIOVANNI CASTELLUCCI (PRONTO A FARE UN PASSO INDIETRO), ANDRÀ IN SCENA UNA BATTAGLIA CAMPALE E LEGALE IN CUI IL GRUPPO PROVERA’ A TIRARE IN BALLO LO STATO COME CORRESPONSABILE - ECCO COME -
Per capire come evolverà la contesa tra governo e Autostrade, è necessario esplorare la strategia difensiva che la società sta approntando in vista dell' inchiesta penale e del mega-contenzioso amministrativo, da aprirsi se l' esecutivo tirerà dritto sulla revoca della concessione al gruppo controllato dai Benetton.
E la risposta è netta: nel caso in cui il governo non arretrasse, neppure dopo le dimissioni del capo di Autostrade Giovanni Castellucci forse pronto a fare un passo indietro tamponata l' emergenza, andrà in scena una battaglia campale. Il concessionario non solo si difenderà sulle proprie responsabilità, spiegando d' aver controllato il possibile e chiedendo più attenzione sulle concause;ma proverà a trascinare nell' agone la controparte, lo Stato appunto, quale possibile corresponsabile dello scempio.
In primis perché ha consegnato, per il tramite di Anas, un ponte che la medesima Autostrade non ha costruito, come rimarcano alcuni dei legali che stanno studiando il dossier. Il Morandi fu realizzato sotto l'egida della Società italiana condotte d' acqua su appalto dell' Iri, l' Istituto per la ricostruzione industriale italiana. E sui materiali impiegati e l' esecuzione concreta dei lavori è già in corso una raccolta di ponderosa documentazione, che affonda nella notte dei tempi.
"Colpe da distribuire" Non solo. Tra gli avvocati che potrebbero essere ingaggiati dall' una o dall' altra parte, viene rilevato un ulteriore dettaglio: «Il manufatto sovrastava la linea ferroviaria. Non sarebbe quindi irrituale che nella bagarre finisse a vario titolo inclusa una pluralità di soggetti, privati e pubblici, con tutti i cortocircuiti che generano contese giudiziarie così elefantiache». Con queste premesse si può quindi abbozzare una sintesi tanto brutale quanto prossima alla realtà.
L'azienda mette sul piatto un ponte nuovo in tempi che così rapidi non potrebbe ovviamente rispettare nessuno, e per dribblare le lungaggini di un appalto affiderà tutto quel che può a sue controllate. Propone aiuti alle famiglie delle vittime e a chi dalla ricostruzione subirà un contraccolpo.
E sebbene la riflessione sia in pieno svolgimento, potrebbe in un futuro prossimo offrire le dimissioni del suo ad (Castellucci nell' incontro pubblico di ieri ha detto d' essere concentrato sulle urgenze senza addentrarsi in riflessioni più articolate). Se tuttavia a questo pacchetto non corrisponderà una mitigazione della linea fin qui percorsa dal premier Giuseppe Conte, la guerra sarà totale.
È chiaro che svariate argomentazioni difensive sono "universali" e saranno comunque sostenute, ma è altrettanto indubbio che ci sia modo e modo per farlo. Ieri sempre l' ad Castellucci ha preferito non esporsi sulle «scuse» per il massacro. E ha circoscritto la richiesta di perdono alla «scarsa capacità» di vicinanza alla città ferita, che avrebbe fin qui palesato l' azienda. Come dire: sulle colpe del disastro non arretriamo d' un millimetro e non ci attribuiamo nulla neppure nel giorno dei funerali, in attesa di capire che via imboccheranno le indagini e quel che gli sta intorno. Altro elemento nodale.
Qual è l' interolocutore dentro il governo, per questa sorta di trattativa carsica in tempo di guerra? Castellucci ha annunciato che sul dialogo con Roma non avrebbe detto nulla ai microfoni. Esclusi M5S e in generale i ministri, l'unica filiera percorribile risale dal governatore ligure Giovanni Toti (Forza Italia, sdegnato per il silenzio di Autostrade dal giorno della tragedia, ma bisognoso di soluzioni in tempo zero per Genova e la Liguria in ginocchio) al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega) tramite il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi (leghista, ligure ed ex assessore di Toti).
I tempi stretti Ancora: quanto ci vorrà per definire la piega di questa storia? Risponde indirettamente Marco Annoni, l' amministrativista che segue l' azienda, premettendo di fornire per ora solo delucidazioni procedurali: «Il primo passo è l' attribuzione delle specifiche responsabilità, e nulla è così veloce e preciso come l' indagine penale, le cui risultanze potrebbero essere poi importate nel contenzioso amministrativo». Per esser certi che le armi sono cariche, basterà poco.