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 2018  agosto 18 Sabato calendario

Ora i Benetton sono pronti a pagare subito le spese

La ricostruzione del ponte, la messa in sicurezza di tutte le case e dei capannoni danneggiati. L’impegno a trovare una sistemazione definitiva per gli sfollati, il ripristino dell’intera area coinvolta. Il tutto a proprio spese. E poi l’ipotesi di azzerare il pedaggio autostradale per i residenti di Genova, fino al completamento di tutti i lavori previsti. Autostrade per l’Italia – la società che ha in gestione l’A10, compreso il ponte crollato martedì scorso a Genova – si dice pronta a fare la sua parte. E prova in qualche modo a ricucire un rapporto con il governo, che però proprio ieri ha avviato la procedura per la revoca della concessione, stavolta senza accelerazioni improvvise ma seguendo i tempi e le modalità previste.
In realtà, azzeramento del pedaggio a parte, non si tratta di un gesto di buona volontà da parte di Autostrade per l’Italia. Ma di un obbligo previsto dalla stessa concessione, il contratto che regola i rapporti tra la società e il ministero delle Infrastrutture. Dice l’articolo 6 ter che il «concessionario (cioè Autostrade per l’Italia, ndr) assume la responsabilità per i danni derivanti da fatti a esso imputabili causati a persone ed a cose». È vero che questa responsabilità viene dettagliata dalla concessione «sia per quanto riguarda i dipendenti e i materiali di sua proprietà (...) sia per quelli che esso dovesse arrecare a terzi in conseguenza dell’esecuzione dei lavori e delle attività connesse». Ma si tratta comunque di un principio che «solleva il concedente (cioè il ministero delle Infrastrutture, ndr) da ogni responsabilità a riguardo». Si tratta di un obbligo, dunque. Parallelo a quello che, in caso di effettiva e definitiva revoca della concessione, vincolerebbe il governo a versare alla società gli utili previsti fino alla scadenza della stessa concessione, circa 20 miliardi di euro. Ma Autostrade per l’Italia prova a giocare d’anticipo, con una mossa simile a quella fatta dal governo subito dopo la tragedia.
La società si dice pronta a pagare tutte le spese senza aspettare i tempi della giustizia, come aveva detto in modo un po’ affrettato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciando la volontà di revocare subito la concessione. E senza attendere nemmeno i risultati dell’inchiesta amministrativa avviata dal ministero delle Infrastrutture. Difficile capire se questa accelerazione basterà ad Autostrade per l’Italia per evitare la revoca della concessione, con la procedura avviata ieri che però durerà almeno cinque mesi. Il Movimento 5 Stelle preme per andare avanti fino in fondo, anche se rispettando tempi e procedure previsti dalla concessione per evitare un clamoroso autogol, e cioè dover pagare un indennizzo ancora più elevato a favore di Autostrade per l’Italia e della famiglia Benetton, che ha il controllo della società.
Il confronto resta aperto con la Lega. In queste ore di muro contro muro gli unici contatti ci sono stati proprio con il partito di Matteo Salvini. Non a caso il ministro dell’Interno nelle ultime ore ha detto più volte che questo «non è il momento di parlare di concessioni». E che «in attesa che gli avvocati e i giudici facciano il loro lavoro, stiamo facendo di tutto perché Autostrade apra il portafoglio». Il portafoglio, sembra aperto. Ma non è detto che basterà. Anche perché in ballo non c’è solo l’orizzonte di breve periodo.
A gennaio la Corte dei conti ha deciso di includere nella sua programmazione dei controlli per il periodo 2018-2020 anche lo stato delle concessioni autostradali. Nella delibera la Corte ricorda che «nel corso degli anni molte delle concessioni sono state oggetto di proroga da parte dello Stato». E questo è avvenuto «in violazione dei principi di diritto europeo, che richiede che la concessione sia limitata al tempo necessario per il recupero degli investimenti effettuati dal concessionario nell’esecuzione dei lavori e dei servizi assieme ad un ritorno sul capitale investito». L’indagine della Corte si «prefigge una ricognizione dello stato delle concessioni attualmente in essere» per «valutarne la compatibilità con le disposizioni sovranazionali». Non solo. Perché tra gli obiettivi c’è anche «analizzare l’attività che l’autorità amministrativa svolge circa il compito di regolazione economica in qualità di concedente pubblico». Non sarà una passeggiata.