Corriere della Sera, 17 agosto 2018
Quando nel 2017 i tecnici dicevano: «Il viadotto Morandi non presenta problemi strutturali»
«Al momento il viadotto non presenta alcun problema di carattere strutturale». È una seduta movimentata, quella del 23 ottobre 2017 in Consiglio regionale. L’assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone è alle prese con una «interrogazione a risposta immediata» che raccoglie la preoccupazione degli abitanti delle case sotto al ponte Morandi. L’assessore spiega di aver sentito personalmente Stefano Marigliani, direttore del primo tronco delle Autostrade italiane, il quale lo ha pregato di riportare la loro conversazione informale al fine di tranquillizzare la cittadinanza. Va tutto bene, dice l’ingegnere, «i lavori attualmente in corso sono opere manutentive, e sono in progetto due interventi di carattere strutturale da realizzarsi nel 2018 che consisteranno nell’installazione di stralli e impalcati per il rafforzamento della infrastruttura».
In quel preciso momento, i professori del Politecnico di Milano Carmelo Gentile e Antonello Ruoccolo, ingaggiati da Autostrade per una consulenza periodica sullo stato dell’opera, stanno scrivendo una relazione che verrà consegnata il 12 novembre, nella quale segnalano una «evidente» disparità di tenuta tra gli stralli, ovvero i tiranti, che potrebbero essere la causa del crollo di martedì. «In particolare gli stralli, ovvero i tiranti, del sistema numero 9 si presentano con una deformata modale non conforme alle attese e certamente meritevole di approfondimenti teorico-sperimentali». Le cause vanno ricercate in una sollecitazione generata da possibili fenomeni di corrosione, oppure da difetti di iniezione del cemento armato. Ma l’anomalia c’era. E il sistema numero 9 fa parte del blocco crollato nel torrente Polcevera e sulle strade sottostanti. La relazione del Politecnico potrebbe essere invece il motivo per cui, nelle sue rassicurazioni al Consiglio regionale, Marigliani annunciava quegli interventi strutturali che si sono tradotti in un bando di gara ristretto per 20 milioni di euro. I lavori sarebbero dovuti cominciare il prossimo ottobre, e consistevano nella costruzione dei tiranti esterni sui piloni che ne erano sprovvisti.
La storia del ponte Morandi è fatta di molte rassicurazioni, e di altrettanti allarmi inascoltati. «La fase diagnostica ha evidenziato una situazione ben più grave rispetto alle forme di degrado cui sono solitamente oggetto le infrastrutture realizzate con gli stessi materiali. Gli stralli, infatti, elementi generalmente tesi, sono in questo caso soggetti a compressione, così come la guaina di rivestimento in calcestruzzo. Questo particolare accorgimento (...) non ha permesso di effettuare alcuna operazione ispettiva sui trefoli di acciaio, le singole fibre del cavo interno, che in molti casi avevano già raggiunto lo snervamento». E ancora: «Numerosi trefoli erano tranciati o fortemente ossidati, altri erano visibilmente rilasciati lasciando supporre una loro rottura a valle». Così scriveva nel 2001, riferendosi all’intero ponte, Giovanna Franco, docente dell’università di Genova, in uno studio pubblicato sulla rivista di Docomomo Italia, l’associazione per la documentazione degli edifici e dei complessi urbanistici. Il suo segretario, Andrea Canziani, spiega che ognuno di questi studi viene inviato per conoscenza alle aziende competenti.
Lo studio della professoressa Franco si riferisce ai lavori di consolidamento sul viadotto eseguiti nel ‘93. Quando gli stralli della pila 11, la più vicina al centro di Genova, furono rinforzati con tiranti esterni. Solo quelli. Coordinamento e sorveglianza erano a carico di Autostrade Spa. La firma sul progetto era della persona che dopo la morte di Morandi, nel ‘89, conosceva meglio quel ponte malato. Francesco Pisani, 84 anni, risponde al primo squillo dal suo studio alla Balduina di Roma. Dal gennaio 1961 al dicembre ‘74 è stato il primo collaboratore di quello che è considerato uno dei più importanti progettisti italiani del dopoguerra. «Riparammo e rinforzammo solo gli stralli della pila 11. Un intervento mirato. Mi dissero che gli altri piloni erano in condizioni accettabili e sarebbero stati monitorati. Perché negli ultimi 25 anni non sono stati rinforzati come quello di cui mi sono occupato io? Questo dovete chiederlo ad Autostrade».