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 2018  agosto 17 Venerdì calendario

La guerra commerciale tra Turchia e Usa si fa più pericolosa del previsto

Per capire come potrebbe essere il mondo secondo le dottrine di Donald Trump basta dare un’occhiata al braccio di ferro che si sta svolgendo in Turchia tra Washington e Ankara, formalmente due alleati Nato. 
La Turchia di Erdogan rischia di diventare il primo test “atomico” sugli effetti delle politiche protezioniste americane dell’era Trump su un paese alleato. Una miscela esplosiva fatta di nazionalismo acceso e protezionismo esasperato. «Il vero pericolo risiede nella mentalità di entrambi i leader, che hanno tendenze autoritarie», ha detto Brian O’Toole, un analista all’Atlantic Council di Washington. «L’atteggiamento belligerante dei due leader potrebbe rapidamente degenerare». Ma questa forse è solo un’aggravante. Infuriato dalla detenzione da parte della Turchia di Andrew Brunson, un pastore protestante americano per arrestato con accuse di terrorismo e spionaggio, il presidente degli Stati Uniti ha imposto sanzioni a due dei ministri di governo di Erdogan, teoricamente un alleato, non uno “stato canaglia”. Un passo che, in gran parte simbolico, è stato però sufficiente per far decidere agli investitori esteri di vendere titoli e valuta turchi. 
La Turchia ha risposto bloccando il patrimonio in Turchia di due segretari di gabinetto degli Stati Uniti. A quel punto gli Stati Uniti hanno alzato al 50 e al 20% i dazi sull’acciaio e alluminio turchi spiegando la decisione a causa della svalutazione della lira sul dollaro e aggiungendo che anche dopo la liberazione del pastore americano non saranno rimossi. Il presidente turco dopo aver invitato al boicottaggio i prodotti elettronici a stelle e strisce ha firmato un decreto che rialza i dazi su alcuni prodotti di importazione Usa tra i quali automobili, alcol, tabacco e anche riso.
Una mossa azzardata che può trasformare la tensione commerciale e diplomatica in una vera e propria escalation. Erdogan ha chiesto aiuto al Qatar, a sua volta sotto scacco da parte dell’Arabia Saudita e dai suoi vicini. Una tensione locale si sta rapidamente trasformando in una pericolosa escalation regionale dove nessuno dei due contendenti può più ritirarsi. Se non ci dovesse essere una svolta diplomatica che si traduce nella liberazione del pastore Andrew Brunson, gli analisti si aspettano ulteriori azioni americane che potrebbero imporre costi economici ancor maggiori. Gli Stati Uniti potrebbero seguire lo schema applicato in Russia approntando una «lista nera dei maggiori imprenditori che sostengono Erdogan», secondo Richard Nephew, esperto di sanzioni energetiche alla Columbia University  di New York.  Inoltre il piano della Turchia di acquistare sistemi di difesa missilistica dalla Russia è destinato a far scattare una serie separata di sanzioni americane. 
Inan Demir, economista alla Nomura International di Londra, ritiene che con le sanzioni Usa ad Ankara secondo il mercato, «è stata superata una soglia critica» nelle relazioni tra alleati. Il problema è che Trump non sembra pensarla così.