il Fatto Quotidiano, 17 agosto 2018
Benetton: soldi non più, ma i rapporti con la politica restano
In passato l’ha proprio finanziata, ora continua a coltivarla con premura: c’è una vecchia amicizia tra l’impero dei Benetton e la politica, a cui la famiglia veneta deve la concessione che l’ha resa gestore di un bel pezzo delle autostrade pubbliche. Un rapporto lungo che ha trovato forme più sottili di sostegno rispetto alle vecchie donazioni ai partiti: aiuti alle fondazioni da parte di Autostrade per l’Italia e Atlantia, la sua controllante (che ogni anno spendono circa 33 milioni per “contributi e liberalità” di ogni genere), sponsorizzazioni a eventi e convegni, nomi che si incrociano nei consigli di amministrazione.
“La campagna elettorale a me non l’ha pagata Benetton”, ha attaccato ieri Luigi Di Maio, alludendo a presunti rapporti con gli altri partiti e provocando la reazione di Matteo Renzi, che ha invece giurato di non aver preso soldi da Benetton, né per sé né per il Pd. E in effetti Autostrade per l’Italia, e l’universo Benetton in generale, non versa alcun finanziamento ai partiti. Non più, almeno, come chiarisce il bilancio di Atlantia: “Non risultano contributi erogati a favore di partiti politici”.
Precisazione non scontata, visto quanto accaduto in passato. Per le Politiche del 2006 (quelle vinte da Romano Prodi) la società elargì donazioni a quasi tutte le forze parlamentari: 150 mila euro ciascuno, 1,3 milioni in totale, da Forza Italia ai Ds, dalla Margherita alla Lega. Da allora, però, niente contributi diretti: il rapporto – ancora bipartisan – continua con le fondazioni politiche.
Il presidente di Autostrade, Fabio Cerchiai, siede nel consiglio della Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliarello. La compagnia è invece tra i soci di Italia decide, presieduta da Luciano Violante, un altro dei “saggi” nominati da Napolitano nel 2013. Atlantia, poi, finanzia l’Istituto Aspen guidato dall’ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Per strizzare l’occhio al mondo dei conservatori c’è la collaborazione con il meeting di Rimini di Comunione e liberazione, di cui Autostrade è official partner e i suoi vertici ospiti d’onore. Senza trascurare il centrosinistra: sempre Autostrade è stata sponsor di Vedrò di Enrico Letta.
Oggi un legame si mantiene con Volta, think tank di ispirazione renziana (è guidato da Giuliano da Empoli e Marco Carrai, due fedelissimi dell’ex premier): nel comitato editoriale troviamo Simonetta Giordani, che è anche responsabile della sostenibilità di Atlantia (e nominata dal governo Renzi nel cda di Ferrovie dello Stato).
E poi ci sono le attività del gruppo Benetton, che con le sue campagne di comunicazione ha spesso guardato a sinistra (anche grazie allo storico pubblicitario Oliviero Toscani) senza però disdegnare di collaborare con la destra. Per le Regionali del 2010 in Veneto, ad esempio, il leghista Luca Zaia si affidò a Fabrica, think tank culturale del gruppo veneto. La campagna funzionò, forte del faccione del governatore immortalato assieme allo slogan “Prima il Veneto”, e Zaia fu eletto. Il matrimonio del resto era iniziato già cinque anni prima, quando con lui assessore Fabrica aveva vinto un bando da 15 milioni per creare il marchio turistico della Regione.
Ma non mancano neanche rapporti con banca e finanza: tramite la holding Edizione (che controlla il gruppo Benetton, Atlantia, etc) mantiene partecipazioni in Mediobanca e Generali (quest’ultima appena aumentata al 3%). Il filo doppio che lega l’impero della famiglia veneta alle stanze dei bottoni non si è mai spezzato. Ha solo cambiato forma.