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 2018  agosto 17 Venerdì calendario

La mummia egizia più antica degli egizi

La “ricetta” dell’imbalsamazione egizia, olii, resine ed estratti aromatici, di cui erano intrise le bende che avvolgevano il corpo da consegnare al dio Anubi, è più antica dell’Egitto stesso. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di York, analizzando quella che si è rivelata essere la mummia egizia più antica mai documentata seppellita con questa tecnica. Da 117 anni riposa in una delle stanze del Museo egizio di Torino: sono le spoglie di un uomo adulto, rannicchiato in posizione fetale. Vissuto più di 5.500 anni fa, tra il 3.700 e il 3.500 avanti Cristo, vale a dire 1.500 anni prima del periodo in cui si riteneva che l’imbalsamazione fosse stata impiegata per la prima volta. Siamo ancora in epoca preistorica, centinaia di anni prima dell’avvento di Narmer, il primo faraone, che unificò l’Alto e il Basso Egitto. Le sepolture erano fosse nella nuda terra. Per più di un secolo, infatti, si è pensato che si trattasse di una mummia “naturale”, conservata così bene dalla sabbia del deserto e grazie all’assenza di umidità. Le analisi hanno rivelato invece che la stessa formula impiegata per preservare in eterno i corpi di re, regine e dignitari dall’Alto Regno in poi, era già in uso da più di un millennio: «Abbiamo trovato oli vegetali, resina di conifere riscaldata, estratti di piante aromatiche e gomma vegetale sui tessuti che avvolgevano il corpo – spiega Federica Ugliano, assegnista di ricerca all’Università di Pisa e fellow researcher al Museo egizio di Torino, coautrice dell’articolo pubblicato sul Journal of Archaeological Science – le stesse sostanze usate per l’imbalsamazione in epoca faraonica». Catalogata come S. 293, l’allora direttore del Museo Egizio torinese Ernesto Schiaparelli la acquistò nel 1901 da un mercante durante uno dei viaggi lungo il Nilo per trovare reperti da esporre. «Non abbiamo l’assoluta certezza della sua provenienza – continua Ugliano – perché Schiaparelli non ha annotato da chi e dove l’ha comprata. Ma ricostruendo le tappe del suo viaggio è probabile che provenga da Gebelein, nell’Alto Egitto». Lì da dove, mezzo millennio più tardi, partì l’unificazione e non lontano da dove, duemila anni dopo, sarebbero sorte le tombe dei re e i colossali templi di Luxor. Anche la posizione del defunto è un indizio della sua provenienza. Rannicchiato sul fianco sinistro, con la testa rivolta a Sud: «Sono caratteristiche delle sepolture predinastiche di questa zona in quel periodo – sottolinea la ricercatrice – la posizione contratta, fetale, da ricollegare alla morte come segno di rinascita e ritorno al grembo materno».