la Repubblica, 17 agosto 2018
«Una nuova faglia in movimento divide in due l’Italia»
Fra l’Italia centrale e quella meridionale c’è un punto di snodo. È come se lo stivale fosse diviso in due, poco al di sopra del Gargano. Ora il perno che unisce le due sezioni della penisola ha cominciato a scuotersi, con due terremoti forti in due giorni e una ventina di tremori nel giro di un paio d’ore, ieri sera. Segno che una nuova faglia si è attivata sottoterra, tra Termoli e Campobasso. Il primo sisma era stato registrato il 14 agosto poco prima di mezzanotte, con una magnitudo 4,7. Il secondo si è ripetuto ieri sera alle 20:19 con una magnitudo più importante: 5,1. Subito dopo, la sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha registrato una ventina di scosse di assestamento, la più forte di magnitudo 4.4 alle 22:22. «Speriamo che non ci siano altri fenomeni. Ma la nostra è una speranza più che una certezza» dice Concetta Nostro, sismologa dell’Osservatorio Nazionale Terremoti, struttura dell’Ingv. Rispetto alla sequenza infinita che ha tormentato l’Appennino centrale nel 2016, quel che sta accadendo in Molise ha una natura completamente diversa.
La spiega Carlo Doglioni, che dell’Ingv è presidente: «L’Appennino tende a distendersi. Nell’Italia centrale lo fa allargandosi maggiormente verso est. Nell’Italia meridionale, dal Gargano in giù, la distensione avviene più a ovest, verso il Tirreno. Fra questi due tipi di movimento esiste una zona di svincolo che corre da est a ovest proprio lungo questa fascia del Molise, vicino Montecilfone. Un meccanismo simile nel 2002 provocò il sisma di San Giuliano di Puglia». In quel tragico terremoto di magnitudo 5.7 crollò una scuola, morirono 27 alunni e un’insegnante. «La faglia di Montecilfone è diversa da quella di San Giuliano» prosegue Doglioni. «Si trova 10 chilometri più a nord, ma il meccanismo tettonico è simile. Qui siamo vicini anche alle isole Tremiti. Il loro nome e una storia sismica che affonda nei tempi antichi indicano che i terremoti non sono una sorpresa». Quel che accade sottoterra è difficile da raffigurare. Ma Concetta Nostro riesce a descriverlo: «Le faglie in Molise sono orizzontali, sono orientate in direzione est-ovest e scorrono l’una accanto all’altra.
Si parla infatti di movimento trascorrente. Lo scorso 25 aprile c’era già stata una scossa 4.3». La sequenza appenninica del 2016 era invece causata da faglie oblique, una delle quali collassava verso il basso rispetto all’altra. «Nel terremoto di oggi prosegue Doglioni – abbiamo il margine settentrionale della faglia che si sposta verso est, in senso relativo, rispetto al margine meridionale». La zona di Montecilfone, nelle mappe di pericolosità sismica, non si trova comunque in una delle aree di colore più intenso. «Ricadiamo in una pericolosità medio-alta».