Le autostrade italiane sono di proprietà dello Stato ma la loro gestione è affidata a società private che fanno profitti raccogliendo i pedaggi pagati dai cittadini.
Corrispondono un canone allo Stato, pari al 2,4% dei proventi netti dei pedaggi, e sono obbligate a manutenere le infrastrutture di cui hanno responsabilità. Fino agli anni Novanta la rete autostradale era gestita da società pubbliche che facevano capo all’Iri o agli enti locali. Nel 1999 lo Stato decise di privatizzare il servizio, un po’ per fare cassa e cercare di ripianare il debito pubblico già allora molto consistente, un po’ per far entrare capitali nuovi utili per gli investimenti. La famiglia Benetton, conosciuta soprattutto per i negozi di abbigliamento, riuscì ad acquisire la maggioranza del capitale di Autostrade attraverso una serie di operazioni che furono finanziate in gran parte dalle banche.
Chi sono gli altri concessionari?
Oggi Autostrade per l’Italia spa è controllata al 100% dal gruppo Atlantia della famiglia Benetton ed è il principale concessionario italiano considerato che gestisce 3.020 chilometri di rete autostradale su un totale di 5.872 chilometri. Il resto della rete a pedaggio è gestito da 24 società con 25 accordi di concessione regolati da convenzioni.
Chi controlla il rispetto della concessione?
La Direzione per la vigilanza delle concessioni autostradali, che è stata creata nel 2014 (decreto ministeriale n.72) e svolge una serie di funzioni tra cui la «verifica della corretta esecuzione dei lavori di manutenzione ordinaria secondo quanto previsto dalle convenzioni e dal programma preventivo annuale» e l’approvazione del piano di manutenzione presentato dai concessionari. La direzione pubblica una relazione annuale sul sito del ministero, l’ultima è 2016.
Cosa prevede la concessione?
La convenzione tra Stato (il concedente) e Autostrade per l’Italia (Aspi, il concessionario), firmata nel 2007 e aggiornata nel 2013, disciplina diritti e doveri delle controparti nella gestione di 3 mila chilometri di rete autostradale italiana affidata dall’Anas ad Aspi fino al 2038. Si parte dall’elenco dei tratti di autostrade da costruire, gestire, potenziare. Per passare a dettagliare gli obblighi del concessionario, la durata della concessione, i casi di decadenza o revoca, i poteri del concedente, il canone di concessione, le regole per fissare i pedaggi. Molti dettagli sono però affidati ai 25 allegati, di cui solo 8 noti e pubblicati sul sito del ministero dei trasporti. Il più importante, l’allegato E con il piano finanziario, è secretato.
La concessione può terminare prima del tempo?
Sì. La convenzione prevede casi di decadenza, recesso, revoca e risoluzione e relativo subentro di Anas, in attesa di nuova gara o affidamento ad altro concessionario.
In ogni caso, dunque sempre, anche in presenza di grave inadempienza del concessionario come ad esempio di fronte a carenze nella manutenzione, scatta un indennizzo al concessionario.
Pari alle entrate (i pedaggi) persi dal momento dell’interruzione della concessione alla sua scadenza naturale. Nel caso attuale di Autostrade, si parla di 18 miliardi. Ma se si aggiungono anche i costi di manutenzione e per gli investimenti previsti (come Gronda, Brennero, Pedemontana) che a quel punto ricadrebbero sullo Stato si sale anche a 30. La procedura della decadenza è stata appena avviata ieri dal ministero dei Trasporti: Aspi ha 15 giorni per rispondere delle accuse e per dichiarare la sua disponibilità a ricostruire il ponte. Il governo può contestare la risposta con una diffida (ci sono 90 giorni per adempiere o controdedurre) e poi procedere, dopo altri 60 giorni di tempo, con un decreto ministeriale di concerto tra Trasporti ed Economia, per far decadere la concessione.
Perché ci sono ancora allegati secretati?
Per le norme che regolano l’insider trading. Autostrade per l’Italia (attraverso Atlantia) è un gruppo quotato in Borsa e i dettagli del piano finanziario alla base della concessione potrebbero ingenerare un indebito vantaggio nei concorrenti, se fossero di pubblico dominio. Però è anche vero che in questo modo né il cittadino né l’Authority riescono a capire se gli aumenti tariffari concessi ad Aspi sono giustificati dagli investimenti.
Di Maio ha criticato la "leggina": qual era?
Il decreto approvato dal Parlamento il 5 novembre 2014 governo Renzi, Maurizio Lupi ministro delle Infrastrutture che all’articolo 5 prorogava le concessioni autostradali al 2042. Legge criticata dall’Antitrust e dall’Autorità dei trasporti e giustificata dal governo con il fatto che permetteva di sbloccare 8,5 miliari di euro di investimenti. L’altra norma contesta è quella che consente alle concessionarie autostradali di affidare senza gara il 40% dei lavori (governo Gentiloni).
Come vengono fissate le tariffe di pedaggio?
Nel 2007 la tariffa media per chilometro è stata decisa ex lege nell’allegato A della convenzione. Ogni anno però Autostrade comunica entro il 15 ottobre al governo le richieste di adeguamento, che di solito vengono accettate solo in parte.
Si riconosce il 70% dell’aumento dell’inflazione. E poi eventuali investimenti effettuati sulla rete, oltre a incrementi legati ad aumentate previsioni di traffico.
9 Quali sono gli obblighi di manutenzione?
La convenzione tra il ministero e Autostrade per l’Italia obbliga la società al «mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse» e a presentare «all’esame del Concedente», cioè al Ministero, entro il mese di novembre di ogni anno il «programma dei lavori di ordinaria manutenzione e dei lavori relativi agli interventi di miglioramento delle rete». Sul viadotto di Polcevera, come per altre opere considerate fondamentali e indicate anche in una direttiva dall’Unione Europea, Autostrade deve fare controlli ogni tre mesi, principalmente di carattere visivo, e ogni due anni più approfonditi. Le opere di manutenzione straordinaria devono essere approvate dal Ministero.
Dove paga le tasse Autostrade?
In Italia perché sono relative ad attività svolte in Italia. Sia Aspi che la controllante Atlantia hanno sede fiscale a Roma. L’azionista di maggioranza di Atlantia Sintonia Spa che ne possiede il 30,25% – nasce nel 2009 come società finanziaria lussemburghese controllata dalla holding Edizione della famiglia Benetton. Ma nel 2013, a seguito del riassetto delle partecipazioni dei Benetton, è diventata una società per azioni di diritto italiano che paga le tasse in Italia.
Quanto guadagna e quanto spende Autostrade?
In cinque anni, dal 2013 al 2017, Autostrade ha incassato 4,05 miliardi di euro di utili mentre i costi sostenuti per la manutenzione della rete autostradale sono stati 2,1 miliardi di euro. La relazione del Ministero dei Trasporti, l’ultima è datata 2016, dice che la società ha eseguito il 102% delle spese di manutenzione previste nei piani finanziari nel periodo 2008- 2016, con investimenti complessivi nei 9 anni per 2,47 miliardi ( dato che non include le spese in sicurezza e viabilità).
Negli ultimi due anni tutto l’utile, pari a quasi 1,6 miliardi di euro ( 958 milioni nel 2017 e 619 nel 2016), è stato distribuito agli azionisti.
All’inizio del 2017 la società ha disposto la distribuzione di 1,1 miliardi di riserve, portando il saldo del biennio a 2,7 miliardi e quello del quinquennio a 4,8 miliardi.
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