la Repubblica, 17 agosto 2018
Hunter, il calciatore che non esiste
È fortissimo, si chiama Alex Hunter, gioca in attacco, è inglese, è l’erede di Cristiano Ronaldo nel Real Madrid e indossa la maglia numero 29. Peccato che non esista. La narrazione del calcio raggiunge dunque il suo momento simbolico più alto: il calciatore che non c’è. Da tre anni protagonista del videogioco più venduto al mondo, Hunter è appena passato al Real, naturalmente nell’universo parallelo degli smanettoni. E fin qui, nulla di nuovo. Stavolta, però, il Real ha messo in vendita la maglia numero 29 dei blancos al costo di 144,95 euro, questi invece più che mai reali. E c’è un filmato in cui Kroos, Benzema e Varane danno il benvenuto ad Alex, annunciato sui profili social del club più importante del pianeta. Cosa sia vero e cosa sia finto diventa difficile da stabilire, ma questo vale ormai anche per i campioni di carne, tipo Ronaldo: presi sì per vincere le partite, ma di più per venderle alle tivù e a quei poveracci dei tifosi-clienti insieme alle magliette, agli abbonamenti e ai gadget. La differenza, nel caso di Hunter, è che è tutta fantasia, tutta virtualità: ma presto si arriverà lì, vedrete, anche col calcio vero (vero?) La suggestione è diabolica. Gli autori di Hunter lo hanno creato piuttosto nero di pelle (la madre Catherine è di colore, il padre Howard, ex calciatore, è bianco), dunque politicamente corretto. Gli hanno dato un luogo di nascita, Clapham, Londra, e una storia sportiva con l’inevitabile percorso dalle giovanili alla Premier, quindi l’asta di mercato e l’approdo al Real Madrid. Infine, ecco la videoclip di Alex Hunter con inevitabile hashtag (#bienvenidoalex). Avete visto che s’inventano gli orfani di Cristiano Ronaldo? Resta da capire se sia una deriva, una follia assoluta o una genialata commerciale. Un po’ come l’accordo appena siglato dalla Liga con la multinazionale americana Relevant: per i prossimi 15 anni, una partita di Real o Barcellona verrà giocata negli Usa sulla falsariga del football americano che una volta a stagione manda in suoi assi della Nfl a scornarsi sulla nobile erba di Wembley. La dittatura dei mercati globali modella la geografia, e si va dove ci sono più soldi: Tour de France e Giro d’Italia partono ormai ovunque, cash. Ma nel caso del giocatore che non esiste si è entrati in un’altra dimensione: per coerenza, a Madrid dovebbero farsi pagare le magliette numero 29 con i soldi del Monopoli, oppure mandare davvero in campo Hunter. Non giocherebbe peggio del Real contro l’Atletico.