La Stampa, 15 agosto 2018
L’ultimo concerto di Mina
Fu non per scelta ma per caso, anzi per una tosta broncopolmonite virale, che la carriera dal vivo di Mina si troncò dopo il 23 agosto del 1978, a Bussoladomani di Viareggio, all’epoca centro pulsante della musica leggera in Italia, come oggi un San Siro. Da quarant’anni dunque è evaporata la possibilità di ascoltare la Voice italiana per antonomasia riscaldata dal respiro e dall’amore del pubblico, e in qualche modo differente, magari meno perfetta ma più immediata, venata di emozioni dai colori diversi che non si ripresenteranno più.
Quella sera, sembrava come tante delle sue, da chiudere fra incensi ed entusiasmi. Anche se le apparizioni si diradavano, e da sei anni non teneva concerti, e i rotocalchi spesso stavano più attenti alla sua taglia che non alla voce. E lei, sempre meno sopportava quell’assedio non così amorevole. A Bussoladomani la formula dello show prevedeva prima un comico, poi il suo concerto: aveva cominciato Walter Chiari, poi la sera del 23, fatalmente, il compagno di strada fu Grillo (e chissà se ricorda, perso com’è ora per altri lidi).Dopo il 23, ci sarebbe stata una pausa di qualche giorno, poi a Bussoladomani era previsto un ulteriore giro di serate, esaurite da tempo. Il locale di Sergio Bernardini aveva impegnato Mina per una ventina di concerti, dal 24 giugno alla fine di settembre. Posti a sedere seimila, biglietti a 15 mila lire, neanche tante se paragonate alle follie del rock contemporaneo. Non solo, secondo Loris Biazzetti, biografo di Mina e autore di una scintillante fanzine tuttora assai vitale, per l’autunno ’78 era anche previsto un tour italiano con orchestra: lei, con Bruno Lauzi che apriva le serate. Subito dopo, un tour negli Usa, soprattutto New York. Invece, non se ne fece niente.
Galeotta fu la broncopolmonite, e le lunghe necessità della guarigione, che l’avranno lasciata con il gusto della tranquillità casalinga e la voglia di prendersela comoda: fino alla decisione perentoria del mai più. La mitica Mazzini aveva 38 anni e malgrado la bravura e la gloria sfoggiava una tremenda paura del palco, tanto che a spingerla fisicamente davanti al pubblico doveva sempre essere il suo manager Elio Gigante, con un gesto poi trasformato in rituale. Meglio lasciar perdere, e rifugiarsi nella sala di registrazione sotto casa a Lugano, in una comoda rilassatezza che continua però a favorire – dicono ancora oggi – un’attività frenetica, di ascolti del materiale che le mandano da tutta Italia, oltre la ricerca e le prove. Era anche stato, quello, un anno tremendo: con l’uccisione di Moro, le dimissioni del presidente Leone, la morte di Paolo VI appena il 6 agosto, pochi giorni prima. Non un gran momento per i numeri uno.
«Grande grande grande»
Anche quella sera, a Bussoladomani, l’attesa era enorme. Lei apparve in un ampio vestito lungo nero, dopo aver chiesto un bicchiere di Johnnie Walker e uno di acqua minerale. Erano in programma, per fine estate, anche la registrazione di un video e di un album dal vivo. Quando la troupe della Rai ai primi di settembre telefonò a Bernardini per gli ultimi accordi, si sentì dire che non c’era ormai niente da fare. In quanto al disco, per fortuna proprio nell’ultimo concerto del 23 era stata fatta una prova di registrazione: e diventò buona quella, per la pubblicazione di Bussoladomani ‘78.Massimiliano Pani, il figlio e collaboratore storico di Mina, ricorda che gli ultimi due di Viareggio furono gli unici concerti che vide, della madre: «Avevo 15 anni. Impressionante. La gente batteva le mani e i piedi. C’era un clima di tensione, un’emozione fortissima. Ero in vacanza al Forte. C’era un concerto alla settimana, di fianco a me sempre lo stesso signore grosso che aveva acquistato i biglietti di tutti i concerti». Com’era articolato il concerto? «Come un melodramma: la scaletta tutta in una volta, senza fiato e senza bis. Legava tutte le canzoni, lei. Aveva una presenza scenica potente, grondava di sudore. Ma pensi che il primo grande successo lo ebbe a 18 anni, e sono passati sessant’anni dal ‘58». Ricorda anche, Max, che quelle serate segnarono l’avvio della carriera solista di Ivano Fossati: «Mi ha detto lui che il concerto si apriva con un suo inedito, Stasera io qui. Il giorno dopo cominciarono a chiamarlo gli editori». Potenza del carisma di Mina.
Fra il pubblico, quella sera storica per caso, c’erano tanti colleghi, da Renato Zero a Delia Scala fino ad Amanda Lear. E c’era anche Adriano Panatta, che da poco aveva perso con Borg al quinto set: «Mi aveva invitato Bernardini, abitavo già fra quelle parti e il mondo, ero già sposato – ricordò qualche anno dopo -. Da scaletta, Mina arrivò fino a Grande grande grande poi sparì dietro le quinte e non tornò per i bis. L’orchestra continuava a suonare, ma lei era già in auto, direzione Milano». I giornali parlarono di problemi di salute; poi nessuno la vide più.