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 2018  agosto 15 Mercoledì calendario

Modelle digitali. Miquela e le sue sorelle Troppo belle per essere vere

Frangetta corta, lentiggini, capelli raccolti in due chignon laterali in stile principessa Leila e labbra carnose: Lil Miquela, 19 anni, è bellissima. Anzi meglio: una dea. Troppo perfetta per essere vera. E infatti, quella ragazzina – che su Instagram ha ben 1,3 milioni di follower – di vero non ha nulla. È una modella digitale, nata grazie a un computer. Più precisamente, è stata creata dalla Brud, azienda statunitense specializzata in robotica e intelligenza artificiale. Nonostante ciò, è una star del web, un’influencer. Chiamatela pure avatar se preferite, ma Miquela Sousa (questo il suo nome completo) è soltanto una delle nuove top model virtuali che stanno conquistando il mondo della moda. Secondo alcuni potrebbero dare del filo da torcere a Gigi Hadid e Cara Delevingne. Almeno in futuro. 
Con l’arrivo di queste meraviglie virtuali svanirebbero però le storie più belle. Gisele Bündchen, scoperta in un McDonald’s nel sud del Brasile; Natalia Vodianova, scovata mentre vendeva frutta in un mercato in Russia; Adriana Lima, pizzicata a tredici anni in un supermercato. Ci sarebbero solo tante Miquela, partorite da questo o quell’altro software. 
Gestita da un team di umani
La rivista Time quest’estate ha incluso l’irreale diciannovenne nella lista delle venticinque persone più influenti su Internet. Ogni sua azione, però, viene gestita da un team in carne in ossa. Tra i suoi post ci sono anche foto di quotidianità in cui mangia hamburger o spaghetti. E ci sono pure opinioni sulla violenza della polizia in Usa e sulle politiche di Trump. 
L’obiettivo è renderla più umana: una donna con passioni e idee, proprio come le colleghe. Peccato, però, che lei non possa sfilare con tacco dodici (neanche se volesse). Poco importa, perché lavora già per marchi come Maison Margiela e Prada, oltre a promuovere film di Hollywood e hotel di lusso. 
Lil Miquela ormai è famosissima, ma ci sono visi che aspettano solo di essere disegnati. Nell’universo virtuale, infatti, l’unico limite è l’immaginazione. Capelli rosa, occhi azzurri, pelle d’ebano. Ogni combinazione è possibile. È così che, dopo vari esperimenti, il fotografo londinese Cameron-James Wilson ha dato vita a Shudu Gram. In rete ha 135 mila seguaci ed è già stata il volto di svariati brand, tra cui Fenty Puma di Rihanna. 
Esistono perfino agenzie specializzate, come Irmaz (ovvero Imagined Reality Modelling Agency): una società britannica che propone una solida alternativa agli umani. Sul sito spiegano che possono «realizzare lineamenti che si adattano» a qualsiasi campagna pubblicitaria. Ed elencano i vantaggi dei loro servizi: «Le nostre ragazze non litigano mai, non hanno bisogno di mangiare e non si stancano». Riguardo al nudo la politica è chiara: sì agli scatti senza veli, ma rigorosamente artistici.
E nelle donne cresce l’ansia
La rivoluzione degli avatar di sicuro non andrà giù alle femministe. Da sempre, comunque, c’è chi accusa l’industria della moda di proporre icone irrealistiche. Nell’universo di riviste e sfilate, dove non mancano fanciulle magrissime, le polemiche sono all’ordine del giorno. Stavolta non sarà diverso. La psicologa Renee Engeln – docente della Northwestern University, che studia l’immagine corporea – in un’intervista alla Cnn mette in guardia sui rischi. Secondo la Engeln, infatti, queste top non fanno altro che accrescere le ansie del pubblico femminile: «Sapere che le donne si confronteranno con loro mi sembra uno scherzo». Ma è davvero possibile idealizzare (e invidiare) una donna che nemmeno esiste?