Il Sole 24 Ore, 15 agosto 2018
Erdogan ai turchi: «Boicottate gli iPhone»
«Boicottare gli iPhone»: è la ritorsione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan contro le sanzioni americane, accusate di aver fatto precipitare la crisi della lira. Un crollo reso vertiginoso dalle parole del presidente e dall’inefficace risposta (finora) della Banca centrale, che hanno contribuito a loro volta ad affossare la moneta al minimo storico di 7,24 lire per un dollaro, toccato lunedì, con una svalutazione del 45% da inizio anno e del 25% dal giorno della rielezione del di Erdogan (24 giugno). Ieri, al termine di una giornata di tregua, la moneta ha recuperato il 6,7%, attorno a quota 6,5 sul dollaro.
Di fronte a crescita frenata, inflazione al galoppo e indebitamento estero (la Turchia deve trovare più di 200 miliardi di dollari sui mercati nei prossimi 12 mesi – 24% del Pil), le teorie del complotto elaborate da Erdogan hanno l’effetto di contribuire a minare la credibilità della Turchia e di rinsaldare la convinzione che il Paese sia una scommessa troppo rischiosa.
Il presidente però tira dritto come una ruspa. Ieri, ha galvanizzato i membri del suo partito, l’Akp, con l’ennesima chiamata alle armi: «Insieme al nostro popolo, resisteremo in modo deciso al dollaro, ai tassi di cambio, all’inflazione e ai tassi di interesse. Proteggeremo la nostra indipendenza economica stando tutti uniti». Poi ha attaccato gli Stati Uniti: «Boicotteremo i prodotti elettronici americani. Se loro hanno l’iPhone, dall’altra parte c’è Samsung e noi abbiamo la nostra Vestel». Infine, l’appello alle imprese: «Se rimandiamo gli investimenti, se scambiamo la nostra moneta con valute estere, vorrà dire che ci siamo arresi al nemico». Gli ha fatto eco il genero e ministro delle Finanze, Berat Albayark: «La lira si rafforzerà», gli speculatori «la pagheranno», il «dollaro è diventato uno strumento politico di punizione».
Turkish Airlines e Turk Telekom hanno risposto all’invito di Erdogan annunciando che smetteranno di acquistare spazi pubblicitari su tutti i media statunitensi (ma le campagne già in corso andranno avanti). «Noi di Turkish Airlines prendiamo posizione al fianco del nostro Stato e del nostro popolo», ha twittato il vicepresidente del gruppo Yahya Ustun.
Le principali associazioni imprenditoriali, tuttavia, non sembrano allinearsi e nelle stesse ore hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta che invoca una stretta monetaria per stabilizzare la lira, misure di austerity e una roadmap per ridurre l’inflazione, che viaggia attorno al 15%, tre volte il target della Banca centrale (5%). Confindustria e Camere di commercio chiedono anche una soluzione diplomatica della crisi con gli Usa e il ripristino di buone relazioni con la Ue.
Nel quadro dei difficili rapporti con Washington, ieri ad Ankara è andata in scena la conferenza stampa congiunta del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, e della sua controparte russa Sergei Lavrov, in visita nella capitale da lunedì. Lavrov ha dichiarato che le sanzioni di Washington contro Mosca e Ankara sono illegittime e sono uno strumento per garantire agli Usa un ingiusto vantaggio competitivo. Anche il rublo è sotto pressione. E il ministro russo ha aggiunto che il ruolo del dollaro come valuta degli scambi commerciali globali sono contati e che Mosca sta considerando la possibilità di stringere accordi bilaterali con Turchia, Cina e Iran per ricorrere alle monete nazionali nelle loro relazioni economiche.