Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 15 Mercoledì calendario

Le responsabilità di Autostrade per il crollo del ponte di Genova

In maniera cinica la Borsa ha già emesso il suo verdetto: ieri il titolo Atlantia, sulla scia del dramma che si è consumato a Genova con il crollo del Ponte Morandi, è sceso fino a perdere oltre il 10% del proprio valore per poi chiudere in ribasso del 5,4% a 23,54 euro. La capitalizzazione della holding che controlla Autostrade per L’Italia, a sua volta concessionaria del tratto dell’A10 Savona-Genova che ha nel viadotto Polcevera uno snodo cruciale, è dunque scesa di 1,1 miliardi. Il mercato, dunque, ha subito scontato i rischi connessi all’evento. Con Swiss Re, tra l’altro, coinvolta in prima battuta come assicuratore.
Quello snodo, come rivelato ieri da Radiocor Il Sole 24 Ore, era peraltro in predicato di una prossima ristrutturazione. Nei mesi scorsi la società aveva indetto un bando di gara per «interventi di retrofitting strutturale». Il bando è datato 28 aprile 2018 e la gara vera e propria si sarebbe dovuta chiudere entro settembre. L’importo in appalto era di 20,15 milioni di euro e prevedeva «il rinforzo degli stralli di pila numero 9 e 10 poiché quelli di pila 11» erano già stati oggetto di rinforzo negli anni ’90. Il crollo di ieri ha coinvolto anche la pila numero 9. Come mai lo scorso aprile la società ha deciso di intervenire sul ponte? «Non abbiamo colto alcun segnale che facesse presagire quanto accaduto – ha spiegato Stefano Marigliani, direttore del Tronco di Genova – l’iniziativa è nata nell’ambito della costante attività di sorveglianza rispetto all’evoluzione della difettosità». È circolata anche l’ipotesi che al crollo possa aver contribuito la scarica di un fulmine. Possibile? «In letteratura – ha aggiunto Marigliani – non ci sono esempi su questa tipologia di eventi ma non è possibile escluderlo». L’intenzione di Autostrade per l’Italia, in ogni caso, è di lavorare «insieme alle istituzioni per accertare le cause di quanto accaduto». Il ministro dei trasporti Danilo Toninelli avverte che il responsabile pagherà fino all’ultimo e secondo indiscrezioni sarebbe pronto addirittura a valutare, in caso di responsabilità certe, la sospensione della concessione ad Autostrade.
Di certo l’azienda, in quanto concessionaria, è nel mirino. Non foss’altro per le polemiche che in passato hanno accompagnato il dibattito su investimenti e tariffe. Nel bilancio 2017 Autostrade per l’Italia ricorda che del Piano 1997 è stato eseguito l’85% dei lavori, mentre relativamente al IV atto aggiuntivo del 2002 «risulta autorizzata la quasi totalità degli interventi la cui realizzazione ha raggiunto un avanzamento del 43%». Inoltre, scrive che lo scorso anno sono stati fatti più di «60 interventi significativi» sulla rete e alcuni di questi «hanno interessato i ponti e i viadotti delle autostrade liguri». Quanti abbiano riguardato il Ponte Morandi non è dato saperlo al momento. In questa fase la struttura era oggetto «di lavori di consolidamento della soletta» poiché erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza. Anche in ragione di ciò andranno «indagate tutte le possibili cause», ha sottolineato ancora Marigliani. Ad escludere che il ponte fosse pericoloso, oltre alla Direzione locale, ci ha pensato anche il ceo di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci («non mi risulta»). Quel ponte, tuttavia, negli anni è stato oggetto di numerose polemiche. Non a caso una relazione di Atlantia datata 2011 evidenziava già allora un «intenso degrado della struttura del viadotto» per il volume raggiunto dal traffico, al punto da ipotizzarne anche l’abbattiamento in vista della realizzazione di un’opera alternativa che deviasse buona parte dei veicoli: la cosidetta Gronda di Genova. Poco meno di 40 chilometri di gallerie, viadotti e ponti, che avrebbe dovuto saldare A10, A7 e A12, bypassando il centro della città. Opera sottoposta a dibattito pubblico tra il 2008 e il 2009 ma che ancora oggi non ha visto partire i lavori (89 milioni di investimenti fatti su 4,3 miliardi di valore complessivo). Complice l’ostracismo, in primis quello del Movimento 5 stelle a Genova, che ha rallentato non di poco le procedure. A questo punto, priorità di Atlantia, che ha espresso «cordoglio per le vittime del crollo del Viadotto Polcevera e la profonda vicinanza ai loro familiari», è individuare «le soluzioni migliori per ricostruire il viadotto».