Libero, 14 agosto 2018
Altro che latin lover: gli italiani sono timidoni
Arrossiscono davanti ad uno sguardo, non riescono a prendere l’iniziativa e preferiscono rinunciare piuttosto che correre il rischio di essere rifiutati o di fallire. Emerge un lato sconosciuto e anche sorprendente degli italiani, da sempre considerati caciaroni e disinvolti, da uno studio promosso da Maxibon, condotto su circa 2 mila connazionali di età compresa tra i 16 ed i 55 anni al fine di mettere in luce la modalità con la quale ci approcciamo ai nostri limiti. Risulta infatti che 7 abitanti del Belpaese su 10 (71%) ammettono di essere molto timidi e di considerare la propria ritrosia una sorta di ostacolo, o addirittura di zavorra, in diversi ambiti ed occasioni. Anche in amore. Ben 48 individui su 100 affermano di non riuscire a dichiararsi alla persona che amano, 41 su 100 di avere difficoltà a proporre un appuntamento, 27 su 100 di non trovare il coraggio neanche di chiedere il numero di telefono a colei o a colui che gli interessa. A causa di questa insicurezza, dilagante soprattutto tra i più giovani, 43 intervistati su 100 sostengono di non sentirsi fino in fondo loro stessi, ossia di essere incapaci di mostrare la propria personalità alle persone con le quali interagiscono. E 39 su 100, invece, si dicono consapevoli di essere afflitti da un grave blocco mentale, ovvero la paura di sbagliare, di non essere all’altezza della situazione.
VISIONE PRECARIA
Ma perché siamo diventati così timorosi’ Secondo la psicologa e psicoterapeuta Vera Slepoj, «oggi, più che degli eventi, si ha terrore delle relazioni e dell’altro, a causa di una visione troppo precaria di se stessi, che impedisce di rivelarsi a chi ci circonda in modo completo e corretto». Sembra dunque che la fuggevolezza che contraddistingue la società contemporanea, dal lavoro ai sentimenti, che vengono vissuti e consumati nello spazio di una notte o qualche settimana, ci abbia quasi paralizzati impedendoci di assaporare con disinvoltura la vita stessa, alla quale rinunciamo volontariamente per scongiurare l’eventualità di metterci in gioco, di rischiare, di cadere, di farci male. Da tale insicurezza deriva anche il non sentirsi in grado di prendere determinate decisioni, da quelle più impegnative (38%), quali la scelta della facoltà universitaria o di sposarsi, a quelle più banali (27%), relative alle mete delle vacanze o agli acquisti da fare. Oltre ai limiti di non sapere dichiarare il proprio amore, di non essere in grado di relazionarsi sia in ambito professionale che affettivo e di tergiversare davanti ad un bivio, gli italiani sono afflitti dal timore di non essere compresi; di essere giudicati; di non essere mai abbastanza bravi, belli ed efficienti, insomma di essere inadeguati. Altre paure emerse dal sondaggio sono: quella di non avere chiuso a chiave l’auto o la porta di casa, quella di perdere l’autobus o il treno; la fobia del buio, che costringe a dormire con la luce o la televisione accesa, e quella degli animali o degli insetti. Sembra proprio che siamo un popolo di ansiosi. Tuttavia, non cediamo alla fifa. Sette italiani su 10, infatti, si ingegnano al fine di trovare i mezzi più adeguati per superare e vincere i propri blocchi.
SOPRAVVIVENZA
«La paura è un’emozione primaria molto importante che risponde all’istinto di sopravvivenza, dunque merita di essere ascoltata e salvaguardata. Se qualcosa ci intimorisce, c’è sicuramente una lezione da imparare. Insomma, siamo davanti ad una esperienza utile da fare», spiega la psicologa Ilaria Merici. Tanto vale buttarsi allora. E forse neanche la timidezza deve essere demonizzata, in quanto è quell’elemento che rende le persone più autentiche, sebbene ci impedisca a volte di sentirci liberi di dire e fare ciò che ci andrebbe. Pensavamo di essere fin troppo sfacciati, esibizionisti, egocentrici, fino a risultare maleducati, o addirittura cafoni pluridecorati. Invece ci sbagliavamo. Siamo audaci e sicuri di noi stessi soltanto sui social network, protetti da un display e nascosti da decine di filtri. Quando si tratta di mettere via lo smartphone e guardarci negli occhi, assomigliamo tutti un po’ a Mammolo, uno dei sette nani di Biancaneve più amato al mondo proprio per quel tenero senso di pudore che lo faceva diventare più rosso di un peperone.