La Stampa, 13 agosto 2018
Anche l’arte va in orbita: ecco la prima scultura spaziale
Con i quasi 5000 satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra non si sentiva il bisogno di lanciarne un altro per gioco, ma è proprio quello che faranno in ottobre il visionario e discusso miliardario americano Elon Musk, fondatore di Tesla e di SpaceX, e un artista americano, Trevor Paglen. Insieme hanno deciso di inviare in orbita la prima scultura spaziale, un satellite concepito come gesto artistico, privo di qualunque utilità. Se si spendono così tanti soldi per una cosa del genere bisogna almeno che la scultura sia ben visibile.
E così sarà: l’Orbital Reflector di Paglen è lungo come un campo da calcio e ha la forma di un diamante allungato. Rifletterà la luce del Sole e dalla Terra apparirà brillante come una delle stelle dell’Orsa Maggiore. Completerà un’orbita in 90 minuti e passerà dunque sulle nostre teste quattro volte in una sola notte. Dopo tre settimane, come fanno molti artisti d’avanguardia, anche Paglen distruggerà la sua opera e la farà disintegrare dal rientro nell’atmosfera terrestre.
L’Orbital Reflector è stato concepito come un pallone gonfiabile, attaccato a un piccolo satellite-madre. Realizzato in un materiale leggerissimo simile al Mylar, usato per le confezioni nell’industria alimentare, lascerà la Terra in una scatola a bordo di un razzo Falcon 9 di Musk (lanciato da una base aerea in California), uno di quelli che la Nasa utilizza per rifornire la Stazione Spaziale. Una volta arrivato sulla Stazione, verrà posizionato in un’orbita a 563 km dalla Terra: il satellite madre aprirà una valvola e il lungo diamante argentato si gonfierà, pronto a risplendere come una stella.
Per sapere a che ora la potremo vedere passare ogni notte bisognerà consultare il sito orbitalreflector.com, per ora avaro di altre notizie. Trevor Paglen dice che la visione notturna del Reflector ci aiuterà a renderci conto della sorveglianza di massa cui siamo sottoposti dalle migliaia di satelliti in orbita e a capire quale sia il nostro posto nell’Universo, anche se un’idea ce l’eravamo già fatta. Quasi un secolo fa, l’artista russo Kazimir Malevich, pioniere dell’astrattismo e autore del famoso “Quadro nero” che rivoluzionò l’arte del Novecento, aveva immaginato di fare volare nell’orbita della Terra opere d’arte che aveva chiamato Sputnik, “compagno di viaggio”. Negli anni 50 gli scienziati sovietici gli rubarono il nome per il primo satellite della storia. Oggi Paglen e Musk gli hanno copiato il resto dell’idea.