Raccontare la politica attraverso la società, e non più attraverso le piazze. È quello che un tempo faceva la Rai, prima di cedere questo spazio a La7».
Come cambierà la rete?
«La rivoluzione sarà avere ogni sera una trasmissione diversa in prima serata, con un grande sforzo di autoproduzione: Nicola Porro il lunedì, Roberto Giacobbo il martedì, Piero Chiambretti il mercoledì, io il giovedì, Gianluigi Nuzzi venerdì. E dalle 20,30 alle 21,25 ci sarà la striscia quotidiana di Barbara Palombelli».
Per fare concorrenza alla Gruber?
«Il nostro bersaglio grosso sono La 7 e Rai3, anche se io il giovedì temo molto la concorrenza di Don Matteo su Rai1. Barbara è molto amata dal pubblico Mediaset, ha grande empatia, racconterà il fatto o il personaggio politico del giorno con uno o due ospiti in uno snodo orario diventato sempre più decisivo».
Da Emilio Fede a Del Debbio ha un pubblico di destra, conservatore. Può funzionare il suo riposizionamento?
«Bisogna puntare su un pubblico nuovo, mantenendo quello vecchio. Dopodiché anche io, facendo Agorà in maniera non ideologica, ho probabilmente ingrassato il populismo. Bisogna tornare alla realtà oggettiva dei fatti, non lasciarsi risucchiare dallo scontro élite-popolo».
Anni fa lasciare la Rai sarebbe stato impensabile?
«Infatti vengo visto come un marziano. Erano due anni che parlavo con Mediaset, e adesso sono maturate le condizioni per fare qualcosa di totalmente nuovo».
Non teme la famiglia Berlusconi come "padrone"?
«Per niente. Berlusconi è il mio editore, mi tranquillizza avere come riferimento figure come Confalonieri e Piersilvio Berlusconi».
Che Rai lascia?
«In crisi di identità. Molto indebolita dai continui cambiamenti dei direttori generali: ben quattro, Gubitosi, Dall’Orto, Orfeo, Salini, da quando sono tornato dall’America nel marzo 2013. Tony Hall è al comando della Bbc dall’aprile 2013. Resta debole sul web, dove a fronte di una fortissima credibilità informativa dei suoi tg o gr, non riesce a diffondere questa forza sui social, che oggi determinano le fortune di una notizia».
La Rai diventerà il megafono dei populisti?
«La Rai ha una lunga tradizione governativa, è evidente che ora ci sarà anche una Rai salviniana.
Bisogna vedere se manterranno gli equilibri decisi negli anni Ottanta: vedremo che fine farà il Tg3».
Foa rimarrà presidente?
«La mia impressione è che lo cambieranno».