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 2018  agosto 13 Lunedì calendario

Il caso di Manuela Ravalli, la donna che fa beneficenza

Le fanno effetto gli occhi scintillanti delle ragazzine che si ritrovano faccia a faccia col proprio idolo. Le gambe traballanti di signori adulti che sganciano quella stretta di mano che aspettavano da una vita, con la celebrità che hanno rincorso per anni dietro le quinte di un concerto, o il vip di cui conoscono tutto, perfino il numero di scarpe. Se l’è inventata la bella Manuela Ravalli: quando l’è venuto in mente di mettere in piedi CharityStars, voleva creare una fabbrica dei sogni, fatta di oggetti unici ed esperienze esclusive con le celebrity acclamate in tutto il mondo. Non poteva architettare nulla di più ingegnoso di un’asta online, una piattaforma dove il miglior offerente vince portandosi a casa il premio in palio. Che sia la cena con il vip dei suoi sogni, o la maglietta del calciatore che gli fa battere il cuore ogni volta che tocca l’erba del campo da calcio. I soldi spesi dagli utenti che si sono aggiudicati l’asta vengono devoluti alle onlus e associazioni per realizzare determinati progetti benefici. Lei trattiene una percentuale del 15% del ricavato dell’asta.

STUDI DA AVVOCATO
Per Manuela, che oggi ha 35 anni, è iniziato tutto con uno scambio di battute al bar coi suoi amici. Manuela è nata e ha vissuto a Niscemi, un paesino della provincia di Caltanissetta di trentamila persone. Era già pronta a indossare i panni dell’avvocato, gli studi in legge a Milano li aveva portati a termine in piena regola, e da due anni, com’è consuetudine per i laureati in Giurisprudenza, aveva iniziato la pratica forense, tra aule di tribunale e le scrivanie in legno antico degli studi legali. Ma quando l’è venuto in mente che non esisteva ancora nulla come CharityStars, nel 2013 si è lasciata alle spalle tutto per dedicarsi a pieno al nuovo progetto insieme ai cofondatori Francesco Fusetti e Domenico Gravagno. «Rifarei tutto, non mi guardo mai indietro. Mi concentro sempre sul presente e non faccio mai programmi oltre i tre mesi», ci spiega col suo tono deciso e allo stesso tempo gentile, quando la raggiungiamo tra un appuntamento e l’altro con una videochiamata dalla sede milanese di CharityStars. Non abbiamo potuto incontrarla in carne e ossa, perché Manuela abita a Londra, dove l’asta delle celebrità ha aperto la sua seconda sede. Tra Milano, Londra e Los Angeles (dove ha appena inaugurato un’altra sede) dà lavoro a una ventina di persone. Quella caparbietà che le si legge subito in faccia, non può che averla ereditata dalla sua Sicilia. «All’inizio non è stato semplice», ci racconta, «ci abbiamo messo un intero anno per ideare sulla carta il progetto, prima di partire nel concreto. I primi tre anni sono stati molto complicati». Hanno contattato una dopo l’altra le associazioni no profit, che inizialmente si sono mostrate titubanti. «Ritenevano rischioso impelagarsi in questo tipo di progetto, poi le start up non erano così ben viste», sottolinea Manuela. Oggi, invece, sono più di cinquecento le associazioni che collaborano con CharityStars. E poi c’era da prendere i contatti coi vip, spiegargli il da farsi e sperare in una risposta positiva. «In Italia non c’era la mentalità che c’è per esempio in America, dove le celebrity si mettono in gioco. Non che qui i personaggi famosi non facciano beneficenza, ma molti credono vada fatta in silenzio. Quindi abbiamo dovuto sdoganare questi miti», aggiunge. Ma Manuela col suo temperamento di ferro non ha abbassato la testa nemmeno di fronte ai vip. I sudori alle mani o la lingua che si fa pesante di fronte ai nomi o ai volti delle celebrity non sono cosa per lei.

CENA CON BERLUSCONI
«Io non li considero dei vip. Non ho mai avuto timore reverenziale. Non c’è il rapporto tra personaggio famoso e fan, è come se parlassi con una persona normale», sottolinea. Manuela ha anche a che fare con gli utenti di CharityStars, quelli disposti a rinunciare alla sola vacanza dell’anno per accaparrarsi una lezione di tennis con Flavia Pennetta, due ore in cucina con Cannavacciuolo o la maglia di Diego Maradona. Sono sempre curiosa di scoprire chi ha vinto l’asta, di ascoltare le loro storie. Per il momento sono quasi sempre italiani. Non sono tutti benestanti, che possono permettersi tranquillamente di spendere qualche migliaia di euro per quello che per loro è solo un sfizio. Ma la maggior parte sono persone normali, con stipendi medi», racconta, «rinunciano a qualcosa, mettono da parte la cifra necessaria e partecipano all’asta per realizzare un sogno». E non sono quasi mai spiccioli. Chi si è aggiudicato il pranzo ad Arcore con Berlusconi, per esempio, ha speso 70mila euro. L’ex premier ha devoluto la cifra alla Croce Rossa. Un caffè con Chiara Ferragni, la seguitissima influencer di Instagram, è costato ben 5700 euro. Non di poco conto sono nemmeno i progetti benefici che grazie a CharityStars vengono realizzati. «Nel caso in cui il promotore non sapesse chi sostenere, CharityStars si occupa di suggerire la ong più adatta in base alle esigenze e alla sensibilità. C’è chi vuole aiutare i bambini e le categorie più deboli, chi è sensibile alla ricerca scientifica, chi vuole sostenere l’ambiente e le emergenze umanitari». Per le vittime del terremoto che ha colpito Amatrice nel 2016, CharityStars ha contribuito a raccogliere più di 200mila euro. In cinque anni la piattaforma ha messo insieme oltre 12 milioni di euro e coinvolto 500 charity nazionali e internazionali.