il Giornale, 13 agosto 2018
Vietato vietare di essere ribelli
Scopro da un articolo dell’Espresso di essere il parlamentare con il più alto numero di «voti ribelli», ovvero contro l’indicazione del mio gruppo. Sarà, ma il mio gruppo sono io, con il movimento Rinascimento, di cui sono il solo eletto, attraverso un patto federativo con Forza Italia che non mi obbliga a votare come loro, a partire dal voto di fiducia che mi sembrava coerente con «l’autorizzazione» concessa da Berlusconi a Salvini. Impresa difficile, ma riuscita. Da guardare con curiosità e spirito critico. Da cui la mia dichiarazione: «Dove ci sono disordine e ignoranza io prospero». Piaciuta, nel paradosso, in attesa di «un inevitabile declino». Poi il governo è partito con i suoi decreti, risibili, e di così dogmatica rigidezza da imporre un voto di fiducia evitato solo per umiliare il parlamento in una vaniloquente logomachia. Mi riferisco al decreto sul terremoto e a quello perversamente chiamato «dignità», di cui non si è visto neanche il fantasma. Quando poi si è arrivati all’ipocrisia di stabilire fantasiose regole moralistiche con i divieti alla pubblicità per il gioco d’azzardo, ho ascoltato un discorso nobile e sincero di Deborah Bergamini di Forza Italia, che ha evidenziato le contraddizioni e le menzogne di norme che contrastano l’evidenza della realtà, non immaginando che l’uomo debba essere da una legge portato sulla strada della virtù. «Ognuno ha diritto anche ai propri vizi, ha diritto a poter fare quello che vuole dei suoi denari e della sua follia, non possiamo vietare i vizi», ho detto. E ho concluso: «Vietato vietare». Ribelle?