Il Messaggero, 13 agosto 2018
Il viaggio della sonda Parker ci farà arrivare a un passo dal Sole
Il desiderio di Icaro sta per essere realizzato. La sonda Parker Solar Probe, partita alle 9.31 di ieri mattina (le 3.31 americane) nell’ogiva del vettore Delta Heavy IV, dalla stazione spaziale di Cape Canaveral sarà l’oggetto costruito dall’uomo che si avvicinerà al sole più di ogni altro, allo scopo di fare luce sui misteri che ancora nasconde la nostra stella più vicina. La sonda, alta tre metri e larga poco più di 2, arriverà sino a 6 milioni di chilometri dalla superficie solare: facendo un paragone e ipotizzando di un metro la distanza tra la terra e il sole, sarebbe come se arrivasse a soli 4 centimetri, per studiare e analizzare quello che ancora non conosciamo.
LE DOMANDECome mai la corona solare – l’atmosfera esterna del sole – è così più calda della superficie? Mentre la prima tocca i 2 milioni di gradi, la temperatura della crosta solare è di 6000 gradi. Questa differenza è inspiegabile per le nostre conoscenze termodinamiche. Inoltre: da dove e perché nascono i venti solari, che spingono particelle subatomiche a milioni di chilometri all’ora, impattando sui nostri satelliti e sulla Terra e creando rifrazioni nell’atmosfera, come l’Aurora Boreale? Ancora: da cosa è composto il plasma solare emesso dalla nostra stella? Infine: cosa accade durante le tempeste solari, che sprigionano un’energia pari a milioni di ordigni nucleari, che possono produrre addirittura blackout nelle telecomunicazioni terrestri ed esporre a forti radiazioni gli astronauti? Sono queste le principali domande a cui la Parker Solar Probe tenterà di dare una risposta.
IL VENTO
Come quelle che attende il novantunenne Eugene Parker, astrofisico ed ex docente all’Università di Chicago, che ha dato il nome alla sonda, per la prima volta dedicata a una persona ancora in vita: «Aspetterò i dati mordendomi le unghie – ha detto subito dopo il lancio – è una cosa enorme, è come vedere il Taj Mahal». Il suo studio, nel 1958, ha ipotizzato per la prima volta l’esistenza del vento solare, ovvero la costante fuoriuscita di materiale dal sole e si augura di essere presente quando, tra sette anni, arriveranno i dati dal punto più vicino al sole mai raggiunto da un oggetto costruito dall’uomo. La sonda compirà circa 24 giri intorno al sole prima di raggiungere una distanza di circa 6 milioni di chilometri dalla superficie solare, oltre 7 volte in meno rispetto a qualsiasi altro oggetto artificiale, a un decimo della distanza tra il sole e Mercurio, passando attraverso la corona solare.
Il prossimo 28 settembre si troverà nell’atmosfera di Venere per un flyby da dove prenderà l’inerzia per lanciarsi alla caccia del sole, passando per la prima volta sul suo perielio il prossimo 1 novembre e compiendo un’orbita ogni 88 giorni. Il 19 dicembre del 2024 è previsto il primo approccio prossimo alla superficie solare, mentre la missione terminerà il 14 giugno 2025, proprio mentre sarà in avvicinamento il Solar Orbiter dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea), la missione complementare a quella del Parker Solar Probe, che fungerà anche da apripista per una serie di nuove attività di studio e analisi della nostra stella. Nel team della Nasa anche un italiano: il professor Marco Velli, astrofisico e docente a UCLA, responsabile scientifico dello strumento HeliOPSP che dovrà integrare i dati rilevati dagli altri quattro strumenti: Fields, progettato per la misurazione dei campi elettrico e magnetico dell’atmosfera e del vento solare; Wispr, la camera che riprenderà le immagini delle eruzioni nella corona solare; Sweap(Solar Wind Electrons Alphas and Protons investigation) che misurerà velocità e temperatura delle particelle sprigionate dal Sole; Is-is (Integrated Science Investigation of the Sun) che seguirà il moto delle particelle.
I TELESCOPI
«A novembre la sonda sarà già a 25 milioni di chilometri dal Sole e a dicembre invierà i primi dati: ci aspettiamo da subito novità sulla struttura del vento solare e sulle origini dei getti supersonici che viaggiano tra i 300 e gli 800 chilometri al secondo», afferma Velli, che tratteggia anche quella che sarà la missione dell’Orbiter europeo: «Le due missioni saranno sinergiche – sottolinea – Parker, infatti, misura solo le caratteristiche locali della corona e del vento solari, mentre i telescopi a bordo di Solar Orbiter daranno immagini di contesto utilissime. Orbiter, con strumenti che misurano il vento in situ, potrà correlare i propri dati con quelli di Probe».
IL CALORE
A proteggere la sonda dal calore del sole, che arriverà a oltre 1350 gradi Celsius, uno speciale scudo di carbonio spesso oltre 11 centimetri sempre orientato verso il sole, che manterrà la temperatura della struttura a circa 30 gradi centigradi. Alimentata a energia solare – non potrebbe essere altrimenti – i pannelli fotovoltaici atti a dare energia alla sonda, e che per funzionare dovranno esporsi al di fuori dello scudo, saranno raffreddati attraverso uno specifico circuito idraulico. Tra i vari record della sonda anche quello della velocità: raggiungerà i 609mila chilometri all’ora, oltre 109 chilometri al secondo, diventando l’oggetto costruito dall’uomo più veloce di sempre.