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 2018  agosto 13 Lunedì calendario

La ministra Trenta è preoccupata per i suicidi dei militari

L’ultimo caso, sabato scorso: il suicidio di un marò a Brindisi, in caserma. Due settimane fa era stato invece un caporal maggiore a togliersi la vita davanti a Palazzo Grazioli, residenza dell’ex premier Berlusconi, nel centro di Roma. Un fenomeno che «preoccupa» il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «Occorre lavorare duramente per stare più vicino ai nostri militari e alle loro famiglie – è il pensiero dell’esponente del M5S – iniziando a incrementare il lavoro degli psicologi al fianco dei nostri soldati». 
Oltre a un piano per aumentare le ore e i colloqui di supporto, il ragionamento della Trenta si spinge anche più avanti: «La strada è lunga ma occorre intraprenderla se vogliamo davvero cambiare le cose». E qui il suo pensiero, in questi giorni di preoccupazione affatto celata, va al futuro con un piano ambizioso da mettere in cantiere in questa legislatura. «La maggior parte dei nostri soldati proviene dal Sud e gran parte delle nostre caserme sono al Nord. Ma il nemico – ragiona Trenta – non viene più dalle Alpi, oggi le dinamiche sono più complesse e dobbiamo riadattare lo strumento della Difesa alle nuove minacce e ai nuovi sviluppi».

IL PROGETTO 
Il ministro punta al riordino delle caserme, «che passa prima per un accurato monitoraggio», e a favorire dunque «i ricongiungimenti familiari». Si tratterebbe di una svolta importante che darebbe nuova spinta economica – per via dell’indotto – a tanti centri del Sud, depressi. Ma si tratta appunto di una fase 2 non semplice da attuare: in mezzo ci sono le alienazioni dei vecchi immobili e quelli nuovi da cercare, oltre a un incrocio con tutti i ministeri coinvolti. Resta la preoccupazione per questa escalation di morti in divisa. 
Da Palazzo Baracchini raccontano che il ministro «vuole intensificare i controlli, avviando un processo sistematico di ascolto e supporto dei militari e che sia ovviamente subordinato alla linea di comando, perché i comandanti sono i primi responsabili dei ragazzi».

I NUMERI 
Nei primi otto mesi del 2018 si sono verificati già 14 suicidi: 6 nell’esercito (2 dei quali all’interno di Strade sicure), 1 nella marina e 7 tra i carabinieri. Tuttavia, il ministro mostra cautela e aggiunge che «bisogna fermare qualsiasi strumentalizzazione che accomuna tragedie del genere alle condizioni di lavoro dei nostri militari», poiché «chi porta avanti tali tesi compie un vero e proprio atto di sciacallaggio nei confronti della vittima e della sua famiglia, già profondamente colpita dal dolore». 
Dietro un suicidio, riflette Trenta, «le variabili purtroppo sono molteplici e complesse, politicizzare episodi così drammatici significa non avere a cuore i nostri militari, chi pensa di prendere qualche voto esprimendo queste posizioni davanti a sé troverà il mio muro». 
Le condizioni di lavoro dei militari, in particolare quelli impiegati in Strade Sicure, è stato il primo dossier affrontato da Trenta, appena nominata. Tanto da aver chiesto subito un resoconto dettagliato. Ma non è una critica, al contrario: «Da parte mia c’è massimo apprezzamento per la reattività con cui i capi di forze armate e lo Stato Maggiore della Difesa si sono adoperati fin dall’inizio per dare un contributo alla nuova azione di governo. Da parte di tutti – racconta – ho visto molta umanità e professionalità. C’è un’ottima collaborazione con lo Stato Maggiore sul tema». Adesso arriverà la svolta: consulenze psicologiche rafforzate dal punto di vista delle ore a disposizione e, soprattutto, un impegno per i ricongiungimenti dei militari con le famiglie. Un piano che passa anche per il Sud.