La Lettura, 12 agosto 2018
Tutti i tweet del lettore Stephen King
La sera, sprofondato nella poltrona blu del suo studio, «con la luce giusta e buone vibrazioni», Stephen King si immerge in un altro mondo e divora tutto quello che può: romanzi horror, thriller, classici della letteratura, storie d’avventura e libri di fantascienza. Leggere è il primo comandamento: «Se volete diventare scrittori», spiega King nel saggio On Writing. Autobiografia di un mestiere (traduzione di Giovanni Arduino, Frassinelli, 2015), «dovete leggere e scrivere un sacco. Che io sappia, non ci sono alternative o scorciatoie».
Stephen King, il peso massimo della letteratura americana da 500 milioni di copie vendute nel mondo, non si limita tuttavia soltanto a leggere i libri di altri scrittori. Nonostante sia un prodotto del New England – una popolazione storicamente più schiva e riservata rispetto al resto degli Stati Uniti – King ama incoraggiare pubblicamente gli autori delle storie che lo affascinano. Nelle librerie americane, e in qualche caso anche in Italia, è normale imbattersi in un volume che porta in copertina la fascetta promozionale (chiamata in inglese blurb) con un suo giudizio entusiasta. A questo, King aggiunge una frenetica attività social. Attraverso il profilo Twitter @StephenKing, ma anche su Facebook (@OfficialStephenKing), consiglia ai follower i libri del momento o quelli che vale la pena riscoprire, sempre con grande passione ed entusiasmo, in particolare se si tratta di un giovane autore. Tra gli aggettivi che usa più spesso per descrivere un romanzo ci sono: affascinante, eccellente, ottimo, magnifico, fantastico. E poi frasi a effetto come «non riuscivo a mettere giù questo libro», «mi ha tenuto in piedi la notte» e «non lasciate passare l’estate senza averlo letto».
Il grande scrittore oltre la scrittura: se Hemingway amava cacciare e pescare e Faulkner era appassionato di volo e aerei, se McInerney si è affermato negli anni anche come critico di vini, Stephen King preferisce condividere con il pubblico le sue ultime letture, trasformandosi in una guida che consiglia che cosa acquistare in libreria.
Tra luglio 2003 e gennaio 2011, l’autore di It ha tenuto una rubrica sul settimanale «Entertainment Weekly» dal titolo The Pop of King, nella quale si occupava di cultura popolare – il titolo è un gioco di parole che rimanda all’espressione The King of Pop, il Re del Pop, come era soprannominato Michael Jackson. The Pop of King era lo spazio dove King ha affinato le sue doti di critico e recensore. Cento tra i giudizi letterari di King, tratti da Twitter, «Entertainment Weekly» e dai blurb apparsi sulle copertine di alcuni libri sono riportati nell’illustrazione pubblicata nelle due pagine successive.
Di Don Winslow, per esempio, ha scritto che Corruzione «è come Il padrino ma con i poliziotti al posto dei mafiosi»; della Ferrovia sotterranea di Colson Whitehead che è «magnifico»; mentre le scene descritte da Hilary Mantel sono «indimenticabili». Poi c’è La ragazza del treno di Paula Hawkins, uno di quei libri che lo hanno tenuto in piedi la notte.
«I giovani scrittori hanno bisogno di una mano perché è un mondo duro là fuori. Una fascetta pubblicitaria a volte è più diretta ed efficiente di una recensione», scriveva King nel 2008 su «Entertainment Weekly».
Prima di Carrie, il romanzo del 1974 che lo ha consacrato tra i giganti delle lettere americane, King ha vissuto tra enormi difficoltà. È stato abbandonato dal padre quando aveva due anni – di sua madre, Nellie Ruth, ha scritto che «fu tra le prime donne emancipate d’America» perché dovette crescere da sola lui e il fratello David —, un trauma infantile che ha affrontato nelle sue opere. Quando si è sposato riusciva a malapena a pagare la spesa e l’affitto, una situazione peggiorata con l’arrivo dei figli: «Muoviti Steve, inventa un mostro», gli diceva la moglie Tabitha quando avevano bisogno di soldi.
Ora che è uno degli scrittori più celebri al mondo non dimentica i suoi colleghi. Seduto sulla sua poltrona blu, la sera, è già pronto a consigliare il prossimo libro.