La Lettura, 12 agosto 2018
Feriae Augusti, ecco il primo «ponte festivo»
I Romani, considerando quelli antichi, non erano grandi lavoratori, almeno non nella misura che intendiamo oggi. Pur avendo sviluppato una sofisticata civiltà urbana con tutte le dinamiche proprie di una città, anzi di una metropoli, la scansione del tempo nella Roma capitale imperiale restava legata alle lontane origini contadine e al ciclo caratteristico della cura dei campi. Così, le giornate di festa che seguivano la vendemmia determinavano pure la sospensione delle attività forensi, e il solstizio d’inverno a dicembre, quando la seminagione era conclusa e si trattava ormai solo di aspettare il raccolto, forniva l’occasione per celebrare i Saturnalia in onore di Saturno, dio dell’abbondanza, con banchetti che duravano più giorni e lo scambio reciproco di doni. Al termine dei lavori agricoli estivi, invece, si tenevano i Consualia, per ringraziare il dio Conso, il dio «nascosto», per l’avvenuta mietitura del grano. Secondo Livio, era stato lo stesso Romolo a istituire la festa, per invitare le popolazioni vicine a intervenire e potere così rapirne le donne, in quello che è passato alla storia con il nome di «ratto delle Sabine».
Come che sia, tra luglio e agosto le feste a Roma si andarono moltiplicando, finché nel 18 a.C. l’imperatore Augusto, al culmine del potere, nello stesso anno in cui promulgò le leggi che reprimevano il lusso, l’adulterio e la corruzione, pensò bene di concedere un ulteriore giorno di festa il primo di agosto (Kalendae Augusti), che prese così il nome di Feriae Augusti. In questo modo, si creò il primo ponte festivo della storia, che unificava e prolungava le celebrazioni preesistenti, garantendo un consistente periodo di riposo (gli Augustali), in cui era tradizione che i patroni, i ricchi proprietari terrieri inurbati, elargissero mance ai propri clientes e ai lavoratori che rendevano loro omaggio. Oltre agli immancabili sacrifici e banchetti, le celebrazioni prevedevano corse di cavalli, muli e altri animali da tiro.
Con la progressiva cristianizzazione dell’Impero a partire dal IV secolo, l’antico calendario delle festività romane, ormai diffuso in tutti i territori conquistati, venne poco alla volta interamente riorientato in direzione della nuova religione: il primo giorno della settimana divenne il Dies Dominicus, il giorno del Signore, la domenica, giorno di festa e perno della nuova scansione del tempo. La principale festività cristiana, la Pasqua, fu fatta coincidere, non senza lunghe discussioni, con la domenica successiva al plenilunio di primavera; si trattava comunque di un’eredità proveniente dal calendario e dalla tradizione ebraica, sostanzialmente estranea al mondo romano. Ben presto, invece, si pose il problema di sostituire le titolazioni delle festività antiche, cui la popolazione non intendeva rinunciare, vuoi per abitudine, vuoi perché pur sempre corrispondenti alla scansione delle attività economiche, ancora determinata dalla suddivisione dei tempi della vita agricola.
Nacquero così, nel corso dei decenni immediatamente successivi, una serie di celebrazioni che vennero a sovrapporsi a quelle preesistenti; il caso più evidente è quello del Natale, che sostituì i Saturnalia, conservando però l’usanza dello scambio dei doni e in Occidente – quasi a compensazione – mutuando il periodo di preparazione (l’Avvento) da quello che precede la Pasqua (la Quaresima). Lo sviluppo della devozione per la Madre di Cristo, la Vergine Maria, attestato già nel II secolo, favorì la nascita di festività che la vedevano protagonista, per lo più accanto al Figlio, di episodi narrati nei vangeli, come l’Annunciazione o la presentazione di Gesù al Tempio. Il fiorire del culto mariano, confermato dal concilio di Efeso del 431, venne alimentato e diffuso da numerosi scritti non entrati nel canone del Nuovo Testamento, ma di grande impatto sulla religiosità e la teologia tardoantica (i cosiddetti Apocrifi); si aggiunsero così ulteriori spunti per procedere alla completa cristianizzazione del calendario.
Tra questi testi, particolare rilievo ebbe la cosiddetta Dormizione di Maria, il racconto cioè della sua diretta assunzione in cielo senza conoscere la morte; anche se questo specifico aspetto è oggetto di sottili discussioni teologiche (grosso modo, i teologi orientali propendono per questa soluzione, mentre quelli occidentali ritengono che la Vergine abbia conosciuto la morte), l’elemento peculiare è che Maria è salita al cielo unita al proprio corpo, unica con il Figlio, mentre tutti gli altri uomini dovranno attendere la resurrezione finale, inclusi i santi che certamente già ora godono del Paradiso, ma solo con l’anima.
Le prime tracce di una festa liturgica in onore della Vergine Assunta risalgono alla Gerusalemme del VI secolo; da lì, nel giro di pochi decenni, si diffuse in tutto l’Oriente, per essere infine accolta a Roma sotto Papa Sergio I (687-701), nato a Palermo, ma di ascendenze siriache. Questi introdusse l’uso di una processione che saliva dalla Curia di Roma antica, trasformata in chiesa, sino alla basilica costruita sull’Esquilino in onore della Vergine, l’attuale Santa Maria Maggiore, da tenersi il 15 agosto.
Alla nuova festa, come di consueto, si saldarono le antiche usanze, a partire dal nome più o meno storpiato, e per tutto il Medioevo i maggiorenti romani elargivano mance al popolo, in misure stabilite da una prassi consolidata, sino a che venne proibita da Giulio II, che aveva da pagare le ingenti spese delle sue impresi architettoniche e pittoriche. La pratica, però, rimase viva, e ancora all’inizio del Novecento se ne trovano tracce nella cultura popolare dei Paesi cattolici dell’Europa Meridionale; in qualche misura, anche il palio che si corre a Siena nel giorno successivo all’Assunta potrebbe rimontare alle corse degli antichi Consualia.
In Italia, in particolare, l’organizzazione del dopolavoro fascista promosse l’escursionismo nei giorni a ridosso del Ferragosto, che divenne così la vacanza per eccellenza. La proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria da parte di Pio XII nel 1950 la trasformò in una delle principali ricorrenze del calendario cattolico; la festa della Dormizione di Maria è celebrata anche da alcune chiese appartenenti alla comunione anglicana.