La Lettura, 12 agosto 2018
Ancora niente secondi figli per i cinesi
Siate patrioti: fatelo per la nazione. Due anni dopo aver abolito l’obbligo del figlio unico che, al netto delle deroghe, per decenni ha ruvidamente accompagnato una crescita economica senza paragoni, la demografia cinese scopre un bilancio negativo. E, dopo tanta propaganda proibizionista, si fa sentire anche il «Quotidiano del popolo». Titolando Che il popolo abbia il coraggio e la volontà di mettere al mondo il secondo figlio l’organo del Partito comunista prova a disinnescare la spirale regressiva di una popolazione sempre più anziana. Per l’ufficio statistico nazionale, infatti, le nascite sono scese da 17,86 milioni nel 2016 a 17,23 milioni nel 2017. È vero che i secondi figli sono aumentati del 22% (8,83 milioni contro 7,21) ma a crollare sono stati i primi figli: meno 25%. Da qui il saldo negativo. Un cambio di paradigma paradossale. Il controllo delle nascite ha in passato raggiunto vertici di brutalità criticati persino in patria, narrati da romanzieri sia esuli (La via oscura di Ma Jian) sia ufficiali (Le rane di Mo Yan, premio Nobel). Ma crescere un figlio costa. Troppo: sui 650 mila dollari nelle grandi città. Le preoccupazioni della società cinese e dei vertici che l’hanno spinta verso il benessere non coincidono, no.