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 2018  agosto 12 Domenica calendario

Slide, iPad e cialde di caffè: tutte le spese dei partiti

Milioni spesi in campagne elettorali fallimentari, telefonini aziendali, auto blu, sondaggi, studi da presentare in convegni che non si sono mai svolti, cialde del caffè e tante bottigliette d’acqua da dissetare l’Africa subsahariana. Sono le spese pazze dei gruppi parlamentari. Ci avevano raccontato di aver cancellato il finanziamento pubblico ai partiti. Ed è così. Ma non ci hanno detto tutta la verità. Perché se i movimenti politici sono rimasti a secco, la loro promanazione in Parlamento continua a ricevere benzina, attraverso la Camera (e il Senato), dall’erario. A Montecitorio è stato appena approvato il conto consuntivo 2017. Tra le varie voci di spesa c’è il contributo versato ai gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica. L’anno scorso ammontava a 31,6 milioni. Nel prossimo triennio la spesa scenderà a 31,1 milioni. Giù di un misero 1,5 per cento. Misero rispetto alla macelleria anti-casta promessa dai Cinquestelle, che alla Camera esprimono il presidente. I regolamenti, in teoria, parlano chiaro: i soldi destinati ai gruppi devono essere spesi solamente per motivi connessi all’attività legislativa. Ma qui subentra la creatività, il genio. 

PD
Quelli del Pd, ad esempio, ne sanno una più del diavolo. Si sono inventati lo stand del Gruppo Camera alle Feste dell’Unità. Tra il compagno che arrostisce la salsiccia e quello che controlla gli arrosticini, compare il volontario che ti illustra le interpellanze parlamentari piddine. Costo dell’operazione divulgativa: 129mila euro. Più o meno la stessa cifra (130mila) è stata versata per l’affitto di una carrozza sul treno elettorale di Matteo Renzi. Con gli stessi soldi ci avrebbero pagato almeno 10 voli su un jet privato. Ma la realtà è questa: i soldi girati dalla Camera vengono usati per fare attività politica. Non si dovrebbe fare, ma si fa. I dem nella scorsa legislatura avevano più deputati di tutti e si beccavano la fetta più grossa: 13,7 milioni all’anno. Nonostante abbiano perso 729mila euro per colpa dei deputati scissionisti – i 19 che hanno aderito a Leu -, i conti a fine 2017 erano in attivo: 5,7 milioni di euro sul conto del Banco di Napoli interno a Montecitorio, 637 euro su una PostePay e 329 euro e spiccioli in cassa. E dire che i democratici non hanno badato a spese: sono stati acquistati 98 telefonini di servizio e 16 iPad per deputati e dipendenti, è stato attivato un noleggio full rent per due auto blu (27mila euro), sono stati spesi 751mila euro per sondaggi di opinione e 1,2 milioni di euro per inserzioni e banner pubblicitari. Soldi buttati, visto che sono andate le cose alle elezioni. La campagna fallimentare dei dem li ha costretti a prendere in affitto un box (898 euro) per non mandare al macero santini e altro materiale elettorale avanzato. Casomai dovesse servire in futuro. Ultima curiosità: con i soldi della Camera (quindi del cittadino), il gruppo all’epoca guidato da Ettore Rosato ha anche installato due rilevatori di presenza anti-furbetti del cartellino per monitorare il personale.

M5S
Passiamo al M5s. I Cinquestelle hanno rinunciato al contributo che arriva dal 2 per mille. Poi, siccome onesti sì, ma fessi no, i soldi versati da Montecitorio al Gruppo parlamentare se li sono tenuti: 3,7 milioni di euro all’anno. Che in questa legislatura triplicheranno, dato che i grillini in Parlamento si sono esponenzialmente moltiplicati. Dal loro bilancio vengono fuori voci curiose: 22mila euro per l’acquisto di strumentazione streaming video, anche se, da Bersani in poi, le dirette video delle riunioni riservate sono state abolite. Ben 183mila euro sono andati al sociologo Domenico De Masi, al quale è stato commissionato uno studio sulla cultura che avrebbe dovuto essere presentato in un convegno mai organizzato. Il mito della sobrietà pentastellata viene anche sfatato dalla quattordicesima mensilità corrisposta ai dipendenti (costo annuo 65mila euro) e dal noleggio di auto di servizio: 1.102 euro.

FORZA ITALIA
Forza Italia nella scorsa legislatura se l’è vista brutta. Era partita con cento e passa deputati, ma il gruppo si è dimezzato a causa di scissioni e ammutinamenti. Così anche il versamento della Camera si è rimpicciolito: 3,7 milioni all’anno. Ciononostante, gli azzurri non si sono voluti privare delle preziose “slide” di Renato Brunetta, inserite a bilancio sotto la voce “Progetto Comunicazione”, costo: 58mila euro. Altri 111mila euro sono stati spesi per 13 sondaggi di opinione, mentre 10mila euro sono stati pagati a un dipendente che aveva fatto causa.

GLI ALTRI
Scorrendo le tabelle dei restanti gruppi vengono fuori altre perline preziose: il Nuovo centrodestra non ha fatto economia sui generi di conforto acquistando 3mila bottigliette d’acqua e 1.500 cialde per il caffè. Al punto che emerge un dubbio sul reale significato dell’acronimo Ncd: era forse “Nuovo Caffè Decaffeinato"‘ La Lega, invece, ha puntato sulle relazioni esterne, pagando la missione di un deputato alle Nazioni Unite. Il Gruppo delle Minoranze linguistiche, infine, oltre ai 232mila euro ricevuti dalla Camera, ha messo a bilancio tra le entrate anche i 5mila euro versati da un misterioso benefattore. L’identità non viene rivelata. Perché si dice il peccato, non il peccatore.