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 2018  agosto 12 Domenica calendario

Turchia, l’aeroporto più grande costruito in meno di cinque anni

Istanbul si prepara ad avere l’aeroporto più grande del mondo. Il terzo scalo della megalopoli verrà inaugurato il 31 ottobre, due giorni dopo la Festa della Repubblica, con un volo da Istanbul ad Ankara e naturalmente dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che è stato l’artefice principale di questo progetto e che spera così di fare dimenticare le forti turbolenze che stanno caratterizzando la lira turca in queste settimane, soprattutto per quanto riguarda il cambio sul dollaro e i timori degli investitori internazionali sulla tenuta economica del Paese. Il terzo scalo andrà a sostituire l’aeroporto internazionale Atatürk, che ormai sorge nel mezzo del centro abitato. Quando partì la gara di appalto, nel 2013, l’allora premier Erdogan fu molto chiaro: il nuovo aeroporto avrebbe dovuto stupire per la sua grandezza e imponenza. 

Pronte 350 destinazioni
La sua costruzione, insieme con quella del terzo ponte sospeso sul Bosforo ha spostato verso nord il baricentro della città, dando vita a nuovi quartieri. Il nuovo scalo sorgerà nel distretto di Arnavutkoy, non lontano dal Mar Nero, su un’area di circa 6mila ettari ricavati dall’abbattimento di una foresta e sarà collegato al centro da una metropolitana. Alla sua costruzione partecipano oltre 30 mila persone. Nella sua prima fase, l’aeroporto potrà assorbire un traffico di 90 milioni di persone l’anno, per arrivare a 120 quando sarà a pieno regime e fare di Istanbul non solo una meta turistica importante, ma anche un hub internazionale per portare visitatori e imprenditori nelle economie emergenti del futuro. Sempre nella fase iniziale, sarà in grado di ospitare 350 velivoli e 150 compagnie aeree, collegando la megalopoli sul Bosforo con oltre 350 destinazioni. L’aeroporto diventerà pienamente operativo nel 2023, centenario della fondazione della repubblica turca.
Costo di 35 miliardi
Un progetto imponente e molto costoso, circa 35 miliardi di euro. Al finanziamento hanno contribuito le maggiori banche turche, con un miliardo di dollari sborsato dalle private Finansbank, Garanti Bank e Denizbank e il grosso garantito da i colossi pubblici: Halk Bank, Ziraat Bank e Vakif Bank, tutti opportunamente sensibilizzati dal governo di Ankara. A pieno regime potrà ospitare 450 velivoli. Il solo terminal centrale avrà una superficie di 461mila metri quadrati, con 6200 stanze e 9000 telecamere di sicurezza. L’architettura è piena di richiami a quella ottomana, particolare che si ritrova in altre costruzioni edificate durante l’era Erdogan, in primis il palazzo presidenziale di Ankara. Inizialmente nell’aeroporto saranno impiegate 100mila persone, che arriveranno a 200-220mila quando lo scalo sarà a regime. Una vera e propria industria, destinata in modo diretto o indiretto al pil nazionale per il 4,89%. Non mancano le polemiche di rito e le ombre sul progetto. Quelli che si lamentano maggiormente sono gli ambientalisti, secondo i quali non solo l’aeroporto non è stato costruito su un terreno idoneo per via della sua esposizione ai venti; la costruzione del terzo ponte e delle autostrade di collegamento avrebbe determinato fenomeni di urbanizzazione selvaggia, dei quali una città caotica come Istanbul non aveva certo bisogno. C’è poi il dubbio sul nome del nuovo scalo. Una cosa è certa: difficilmente verrà dedicato ad Atatürk, l’opera simbolo della nuova Turchia di Recep Tayyip Erdogan dovrà dare riferimenti diversi. Al posto del vecchio scalo sorgeranno nuovi complessi abitativi extra lusso e un parco.