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 2018  agosto 12 Domenica calendario

Il tallone d’Achille del Dragone

Protagonista della competizione globale sui supercomputer, capace di tenere testa all’America di Donald Trump nella sfida sui dazi e impegnata a sviluppare un network di infrastrutture avveniristiche a cavallo dell’Eurasia, la Cina di Xi Jinping soffre la competizione di un 27enne disoccupato di Hong Kong. Si tratta di Andy Chan Ho-tin, classe 1990, studente di ingegneria ed economia al Politecnico dell’ex colonia britannica, che due anni fa ha fondato l’«Hong Kong National Party» proponendosi di realizzare «l’indipendenza dalla Repubblica popolare cinese». Sulla carta tale progetto politico è un clamoroso fallimento: poche decine di iscritti, nessun eletto negli organi cittadini, appena sedicimila likes sulla pagina Facebook – rispetto a sette milioni di residenti a Hong Kong – ed ancor meno possibilità di farsi conoscere, essendo circondato da una muraglia di diffidenza. Ma John Lee, segretario alla Sicurezza di Hong Kong ed espressione diretta dell’autorità politica di Pechino, ha dichiarato «fuorilegge» il suddetto partito applicando per la prima volta dal 1997 – quando Hong Kong passò dalla Gran Bretagna alla Cina – la legge con cui Sua Maestà aveva messo al bando il partito comunista cinese e il Kuomintang nazionalista di Taiwan. Negli ultimi 21 anni tale normativa è stata applicata solo per smantellare gang del crimine organizzato. Ma ora il governo cittadino vi ricorre contro il combattivo disoccupato, considerando un’aggravante ai suoi danni il fatto di aver partecipato nel 2014 al «Movimento degli ombrelli», la protesta in favore di un’espansione del diritto a libere elezioni garantito dallo status dell’ex colonia. Davanti al pugno di ferro di Pechino lo sparuto drappello di seguaci del «National Party» non ha potuto far altro che reagire con un post su Facebook affermando: «Ci opponiamo ai colonizzatori cinesi ed ai loro collaborazionisti di Hong Kong». Ma il governo locale rilancia e minaccia perfino di sfrattare il Club dei corrispondenti stranieri se non ritirerà l’invito esteso a Andy Chan Ho-tin per una conferenza pubblica sul tema dell’indipendentismo da Pechino.
La maggioranza dei residenti teme che lo scontro finisca per indebolire – se non travolgere – il modello «Una nazione, due sistemi» che, da quando venne ammainata la Union Jack, garantisce a Hong Kong uno statuto particolare in Cina, inclusa una più ampia libertà di espressione. Ma Claudia Mo, eletta nella municipalità locale e nota militante pro-democrazia, ritiene che «in realtà la decisione di mettere al bando il National Party dimostra proprio che il modello “Una nazione, due sistemi” non c’è più». Ed a dimostrarlo sarebbero i ripetuti episodi di sequestri ed arresti di librai che vendevano anche volumi critici verso il comunismo cinese.Le misure decretate ai danni del partito indipendentista di Andy Chan Ho-tin sono severe: chiunque partecipa ad un evento pubblico o dona denaro rischia multe fino all’equivalente di 6400 dollari Usa e due anni di prigione perché «ad Hong Kong abbiamo la libertà di associazione ma non è illimitata» e non può spingersi fino a ledere «sicurezza nazionale e ordine pubblico». È una tesi motivata dal timore che la richiesta di far nascere la «libera e indipendente Repubblica di Hong Kong» possa incrinare l’unità territoriale e politica della Cina Popolare, esponendola al rischio di un domino secessionista, dal Tibet allo Xinjiang, considerato il peggior nemico. Per quanto possa sembrare strano ad osservatori e diplomatici occidentali, protagonisti di crescenti legami con la Cina di Xi, in realtà il timore di una frammentazione della nazione fondata da Mao si affaccia anche a Hong Kong. Per accorgersene basta sfogliare il sondaggio realizzato dalla locale «Chinese University» secondo cui «il 17 per cento dei residenti sostiene l’indipendenza» sebbene appena il 4 per cento la ritenga possibile. Ovvero, non è un progetto ma un sogno. La cui pericolosità sta nel mettere a nudo il tallone d’Achille della Cina di Xi: ha un sistema politico ancora talmente rigido da temere ogni minimo accenno di crisi politica, anche se il protagonista è solo un giovane disoccupato. Nuovo interprete delle battaglie per i diritti umani nelle terre del Dragone.