Corriere della Sera, 12 agosto 2018
Montecarlo, luglio 1977: l’amore ribelle di Caroline con il playboy
L’estate del 1977 e Caroline di Monaco, 20 anni, deve inventarsi qualcosa per convincere i genitori a lasciarle sposare Philippe Junot. Solo che Ranieri e Grace la vorrebbero sposata a Carlo d’Inghilterra, che un giorno sarà re, mentre Philippe, che ha 17 anni più di lei, è un playboy senza altra arte che quella di sedurre le ragazze. Suo padre Michel è vicesindaco di Parigi, ma nessuno capisce di che cosa viva lui. I giornali dell’epoca riferiscono che si presenta come banchiere d’affari o immobiliarista e che però riceve non in ufficio ma nel suo appartamento di Parigi. Scriveva People: «Il Philippe che i suoi amici conoscono meglio è il pilota di rally dilettante o il capitano muscoloso di una squadra di calcio amatoriale sponsorizzata dalla sua discoteca preferita, Castel’s». Bocciato la prima volta alla maturità, l’estate dopo Philippe era finito sui giornali per aver fatto naufragio cercando di andare in barca da Saint-Raphaël a Cannes con mezzo serbatoio di benzina. Poi, si era laureato all’Università di Parigi ed era andato a New York, in teoria per formarsi come agente di cambio, in pratica lanciandosi nel business delle catene di fast food, con poco successo. In definitiva, non c’era peggior genero che i sovrani di Monaco potessero immaginare. Invece, a Caroline, Philippe era piaciuto subito. Erano gli anni 70, le ragazze per la prima volta pretendevano di essere libere. Caroline era, come tutte, tentata dall’anticonformismo. Quando era lontana da casa, indossava la minigonna, e sempre amava Philippe quando rovesciava la testa all’indietro e diceva: io me ne sbatto delle convenzioni.
Si erano conosciuti quando lei aveva 16 anni e lui 33, a cena a Parigi, a un tavolo di jeunesse gâtée. Philippe la vede e già fiuta la sfida, lei è giovane e ingenua, è lì solo di passaggio. Ma tre anni dopo, torna per studiare alla Sorbona. Nel maggio 1976, s’incontrano di nuovo all’inaugurazione di una discoteca. Ed è l’inizio di tutto o l’inizio della fine. Basta un anno e Caroline è pazza d’amore, vuole sposarsi e all’istante. Le serve, però, il consenso dei genitori. Pena lo scandalo, perdere il titolo e il diritto alla successione al trono, che la vede seconda dopo il fratello Alberto. La famiglia è al corrente della relazione da quando lei era stata negli Stati Uniti per un viaggio ufficiale e Junot l’ha seguita, finendo allontanato dalle guardie del corpo. Grace è disperata, pare lo definisca «un gaffeur, un grossier. Un disastro».
A maggio del 1977, l’ex diva diventata principessa aveva calato il suo asso, invitando a Monaco Carlo d’Inghilterra. C’era stata una cena all’Hotel de Paris, Caroline in abito rosso, spalle scoperte, Carlo in smoking, i fotografi impazziti. La sera dopo, allo Sporting, si premia Henry Kissinger, Caroline è in rosa, cena fra Carlo e Cary Grant, ma i giornali tagliano l’attore dall’inquadratura: il mondo sogna un matrimonio fra i Grimaldi e i Windsor. C’è chi scrive di avanzate trattative fra il Vaticano e l’arcivescovo di Canterbury per consentire le regali nozze. Caroline si sente all’angolo. Che fare? Sa che c’è una sola cosa che per i Grimaldi, come per molte famiglie del tempo, viene sopra di tutto ed è la reputazione, specie quella virginale delle figlie femmine. Lo è ancora al punto che, in Italia, fino al 1981 sarà in vigore il matrimonio riparatore, che abbona lo stupro sulle ragazze nubili e illibate se il reo sposa la ragazza e si accolla le spese della cerimonia. Senza arrivare a tanto, ovunque è in uso che la giovane rimasta incinta fili diritta all’altare. A Caroline, però, non è concessa neanche questa chance. In una casa reale, non puoi diramare gli inviti con un preavviso di 15 giorni. Fra l’annuncio del fidanzamento e il sì, passa un anno.
In estate, Caroline è a Montecarlo, i paparazzi la seguono passo passo e le è difficile vedere Junot. Lei è esasperata. Essere principessa alza di molto l’asticella delle regole da rispettare e si è considerate disonorate per peccati assai più lievi di una comune mortale. Ma sarà questo svantaggio la chiave di volta. Se la soglia del disonore per lei è così bassa, è sufficiente molto meno che restare incinta per oltrepassarla. Quell’estate, Caroline viene paparazzata in topless e il clamore è immane. Pazienza se Brigitte Bardot si abbronza a seno nudo dal 1967, B.B. è appunto considerata il corpo del peccato. Se Philippe Junot è sulla stessa barca dove la principessa osa l’inosabile, non lo si vede, ma il solo sospetto, coi titoli sparati sulla stampa internazionale, è l’ultima goccia. I sovrani genitori capitolano e quello fra Caroline e Junot sarà a suo modo e per i suoi motivi, comunque, un matrimonio riparatore, utile a salvare la reputazione della principessa. Si sposano il 28 giugno 1978 e dura niente. A luglio del 1980, Philippe viene fotografato a New York con la costaricana Janina Facio, le immagini sono ancora equivocabili, ma quelle scattate il mese dopo in Turchia non necessitano di didascalie.
Dalla Rocca di Monaco, un comunicato annuncia la fine del matrimonio. Caroline, da quel momento, sarà sempre impeccabile. Spetterà alla sorella Stéphanie la parte della scapestrata, che s’innamora della guardia del corpo o del domatore del circo. Lo scandalo a corte continua, non per Caroline, che contempera ragione e sentimento, sposa – ma per amore – un giovane raccomandabile, l’italiano Stefano Casiraghi, e presto sarà vedova e sempre sarà l’erede perfetta e composta di Grace. Ma è in quell’estate del 1977 che Caroline diventa Caroline, principessa di Monaco, che è una razza a parte anche fra le principesse, pioniere di emancipazione almeno nella loro categoria. Nel 2013 la sua secondogenita, Charlotte, ha un bimbo dall’attore Gad Elmaleh, che non sposerà mai e col quale si lascia due anni dopo. A quel punto, il piccolo mondo antico di Monaco, quello che Somerset Maugham definiva «un luogo soleggiato per gente ombrosa», è cambiato, non per moto proprio.