il Fatto Quotidiano, 12 agosto 2018
Compiti delle vacanze
Non passa giorno senza che uno del governo o della maggioranza giallo-verde arricchisca il bestiario della politica straparlata. Le parole in libertà non sono una novità, anche se ora i social si aggiungono ai talk come moltiplicatori. Però i grilloleghisti ci avevano promesso un “governo del cambiamento” e si sperava che cominciassero proprio da un uso più sobrio delle parole. O che almeno prendessero esempio dal premier Giuseppe Conte: uno che non può neppure dire “Lei non sa chi sono io”, perché si sentirebbe rispondere “Già, lei chi è?”. E infatti, a parte un’intervista al Fatto, una conferenza stampa di compleanno e una diretta Facebook, non s’è mai sentito. Ieri ha detto una cosa che, in un altro paese e con altri alleati, sarebbe ovvia: “Di Maio e Salvini sanno che, per durare al governo, dobbiamo portare a casa dei risultati”. Bene: ora a questo scopo – sempre che possa permetterselo – dovrebbe assegnare ai suoi vicepremier e ai suoi ministri qualche compito semplice semplice per le vacanze.
1. Studiare le materie di cui si occupano, onde evitare che qualcuno di loro spacci il Tav Torino-Lione, un treno merci da 20-25 miliardi e 20 anni di cantieri, per un convoglio passeggeri ad alta velocità; o insegni la scienza agli scienziati; o traduca la flessibilità su certi vaccini, quelli meno necessari, con espressioni umoristico-paradossali tipo “obbligo facoltativo”.
2. Imparare a memoria la Costituzione del 1948 e pure il Contratto di governo, onde evitare che qualcuno di loro confonda la prima con lo statuto del Ku Klux Klan e il secondo con il codice penale e civile dell’Arabia Saudita (seguiranno interrogazioni a sorpresa, non programmate, durante l’anno scolastico).
3. Cancellare dal vocabolario il termine “condono”, peggio se declinato nei suoi sinonimi alla vaselina “pace fiscale”, “concordato”, “voluntary disclosure”, “rottamazione delle cartelle” (pena il pagamento di multe salatissime e non condonabili).
4. Limitare a un massimo di mezz’ora al giorno l’uso dei social network, noti fomentatori di cazzate, come si fa con i ragazzini webeti (ne guadagneranno la compattezza e la reputazione del governo). E solo per annunciare cose già pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Per quelle ancora da fare, molto meglio attendere di averle fatte.
5. Portare sempre con sé – sulla scrivania, sul cruscotto dell’auto, nel portafogli – una foto di Renzi e una di B., come amuleti e moniti imperituri sulla caducità del potere: dopo 24 anni di berlusconismo e cinque di renzismo, gl’italiani potrebbero essersi addirittura vaccinati. E impiegare molto meno tempo per riconoscere un cazzaro.