Il Messaggero, 12 agosto 2018
Mediterraneo, mare tropicale: ora si nuota con i barracuda
La spiaggia è quella di Senigallia, ma per chi si tuffa è come essere in Polinesia. Acqua calda, caldissima nell’Adriatico: complice il clima torrido delle ultime settimane, rileva il Cnr-Ismar, la temperatura del mare ha raggiunto i 29 gradi di media, con picchi di 31-32 a nord di Ancona. E non si tratta di balzi isolati, segnalano gli esperti, perché è così in tutto il bacino: il Mar Ligure ribolle, con 30 gradi attorno a Capo Mele, mentre negli ultimi tre decenni lo Ionio ha assorbito il doppio del calore rispetto alla media globale. Il Mediterraneo è diventato tropicale, con pesci letali arrivati dai Caraibi, specie aggressive come i barracuda, alghe tossiche e meduse assassine.
VINCE IL PIU’ FORTE
Un recente studio del Cnr ha dimostrato che basta solo un grado in più della media per scatenare fenomeni meteorologici estremi sul nostro Paese, dai tornado alle bombe d’acqua. Ma adesso, segnalano i tecnici, si tratta di ben cinque gradi. «Il Mediterraneo è diventato più caldo e più salato, quindi simile al Mar Rosso. In questo modo pesci importati dall’Egitto o dal Messico trovano la loro nicchia ecologica e si riproducono», afferma il professor Adriano Madonna, biologo marino presso il laboratorio di endocrinologia comparata dell’Università Federico II di Napoli. Da anni studia il fenomeno delle specie aliene nel Mar Mediterraneo e in particolare lungo le coste laziali e campane. «Le migrazioni arrivano dallo stretto di Gilbilterra ma in particolare dal Mar Rosso tramite canale di Suez. I primi barracuda giunti come ospiti si sono trovati così bene che sono rimasti e si sono adattati, tanto che ne è scaturita una nuova specie», spiega Madonna. Ora il feroce predatore caraibico nuota a suo agio nelle acque del Promontorio di Protofino e trigoni giganti di 150 chili, parenti delle razze e degli squali, finiscono nelle reti dei pescatori del Golfo Paradiso. Secondo l’Icram, l’Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare), le specie non native che hanno già conquistato il Mediterraneo sono oltre 700. Con i vari tipi di barracuda ci sono il pesce palla, il pesce pietra, il pesce scorpione e la temibile cubomedusa. Oltre al rischio di imbattersi nei sui tentacoli urticanti durante una nuotata, c’è un problema di convivenza: «In base al principio di esclusione elaborato dal biologo Georgy Gause, due specie diverse non possono condividere la stessa nicchia ecologica». Il più forte ha la meglio sul più debole, i nuovi arrivati sono aggressivi e gli autoctoni soccombono. Così sui banchi del pesce ci saranno sempre meno sgombri, alici e sarde e spunteranno i barracuda. «Cosa accadrà al Mediterraneo di domani? Vincitori e vinti si affronteranno e sarà un periodo di stress negativo per entrambi in termini di crescita, riproduzione e malattie. Avremo un mare più povero, con specie non nostre, ma il depauperamento ittico probabilmente sarà riassorbito da un equilibrio biologico che il bacino ritroverà. Quando, però, non lo possiamo sapere», sottolinea il biologo. Nel corso degli ultimi cinquant’anni il Mediterraneo ha perso il 41% del numero di mammiferi marini e il 34% della quantità totale di pesce, con il record negativo dell’Adriatico (-50%).
SENZA OSSIGENO
A soffrire per il surriscaldamento è anche la flora, molte specie non resistono alla calura e soccombono. Altre sono subito pronte a rimpiazzarle. Semi e spore entrano nel Mediterraneo dai tropici attaccati alle carene delle navi, prima morivano, oggi attecchiscono. E si tratta di tipologie minacciose come le alghe tossiche già segnalate sulle coste tirreniche laziali e lungo l’Adriatico: provocano febbre alta, congiuntiviti, tosse e problemi respiratori anche gravi, dermatiti da contatto, in qualche caso nausea e vomito. Le tossine marine inoltre possono entrare nella catena alimentare e finire nel piatto, a cominciare da molluschi e ricci. In compenso scompare la poseidonia, la più grande fabbrica di ossigeno del Mediterraneo capace di produrne venti litri al giorno in un solo metro quadrato, e il caldo favorisce lo sviluppo del fitoplancton, che si decompone assorbendo ossigeno e uccidendo tutta la vita attorno.