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 2018  agosto 11 Sabato calendario

Se i calciatori si fanno autogol con le frasi fatte. Un vecchio articolo di Fruttero e Lucentini

Non sappiamo, nessuno può saperlo, quale sia il fato che gli dèi riservano all’ottantaseiesimo campionato di calcio, ma di una cosa siamo sicuri: anche stavolta i giocatori ricominceranno al più presto a guardarsi negli occhi. In questo sport elusivo e geometrico, elementare e misterioso, ora arrendevole ai calcoli più sottili, ora sbertucciato da una piroetta del caso, sono gli occhi ad aver assunto da qualche anno una funzione dominante.
«Quando ci siamo trovati sotto di 5 gol, ci siamo guardati negli occhi» dicono i vincitori per 6 a 5. «Lunedì cominceremo a guardarci negli occhi» dicono i perdenti per 4 a 1. «Martedì ci ritroveremo tutti in ritiro e ci guarderemo negli occhi» annuncia l’allenatore. E il presidente: «Ci rivedremo sabato e ci guarderemo negli occhi». 
Piedi, stinchi, cosce, polpacci, inguini, ginocchi sembrano relegati in panchina. Sono gli occhi che fanno la differenza, ormai. Tifosi depressi escono dallo stadio pensando: «Eppure avevano promesso di guardarsi negli occhi». Tifosi collerici urlano: «Ma cosa aspettate a guardarvi negli occhi?». Altri, più filosofici, riflettono: «Si vede che non si sono guardati abbastanza negli occhi». 
Impressionati nostro malgrado da queste affascinanti pratiche, anche noi due abbiamo provato, lo confessiamo, a guardarci negli occhi. Ma non è successo niente, le idee stentavano come al solito a venire, le parole sembravano tutte logore, insignificanti, come al solito. Forse c’è una tecnica particolare, di cui siamo all’oscuro. Ci vuole forse uno speciale mister delle pupille, che le squadre di calcio hanno presumibilmente a disposizione. Ma la cosa andrebbe studiata a fondo, sistematizzata, insegnata, diffusa in tutti i rami dell’umana attività. «Manuale pratico per guardarsi negli occhi e vendere centomila fustini in più». «Come guardarsi negli occhi e risanare il deficit pubblico». «Lotta alla mafia guardandosi negli occhi».
In tempi non lontanissimi tutto questo gran guardare a zona, a uomo, a donna, era riservato agli innamorati. «C’è bastato guardarci negli occhi, lì, in quel negozio di ferramenta, per capire che eravamo fatti l’uno per l’altro». «Gli ho detto, senti Vilfredo, guardami negli occhi, mi ami per me stessa o per il mio catamarano?».
Ma è l’uso che fa la lingua, come si sa. E gli amanti dovranno adattarsi al nuovo senso che il calcio ha imposto alla frase fatta. «Ieri sera ci siamo guardati negli occhi come Vialli e Tacconi e abbiamo deciso di fare un pressing molto più aggressivo» confiderà Fiammetta a Berenice. E in una notte di luna Leandro proporrà a Zoraide: «Guardiamoci negli occhi come Baresi e Alemao. Secondo me, dobbiamo chiedere d’urgenza una visita oculistica alla Usl».