Corriere della Sera, 11 agosto 2018
Lo Zorro del velo integrale che paga le multe alle donne
Come Totò, con rispetto parlando: «E io pago, e io pago…». Solo che Rachid Nekkaz, così almeno dice lui, sborsa volentieri: paga le multe comminate in vari Stati, dal Belgio alla Germania, alle donne che vanno in strada coperte dal burqa – la tunica integrale arrivata dall’Afghanistan – dal niqab, o da altri pesanti veli islamici.
Ciuffo brizzolato e sorriso guascone, laurea in Storia e filosofia alla Sorbona, 46 anni e una moglie tutta velata, Rachid si presenta come immobiliarista milionario franco-algerino e naturalmente fedele dell’Islam. Pare che lo chiamino «Zorro del velo», non disdegna una certa pubblicità (è stato invano candidato prima alla presidenza francese, poi a quella algerina). «Zorro» avrebbe già saldato – dice sempre lui – ammende legate ai veli per decine di migliaia di euro, ed è pronto a farlo ancora per una donna di 28 anni appena multata in Danimarca. Anzi, per la prima «vittima» della legge anti-burqa entrata in vigore a Copenaghen e dintorni proprio il primo agosto.
Lei girava in un sobborgo con il niqab, il velo nero che lascia scoperti solo gli occhi, anzi una sottilissima lama di occhi. La polizia l’ha fotografata prima per strada, e poi in un centro commerciale dove la donna si è fra l’altro accapigliata in un ascensore con un’altra cliente, abbigliata all’occidentale. Risultato: denuncia per disturbo della quiete pubblica e multa di 1.000 corone danesi, circa 134 euro. Se la donna multata non pagherà, finirà in tribunale ma senza minacce di carcere. E alla quinta volta che sarà trovata in strada con il niqab, dovrà sborsare 10mila corone, circa 1.340 euro.
Questa prima volta, però, promette di risolvere tutto il generoso Rachid, che in un’inchiesta del giornale algerino Algerie part viene definito uomo dalla «fortuna misteriosa», con qualche guaio fiscale nel cassetto. Avrebbe iniziato a guadagnare con un paio di startup, giovani imprese lanciate sul web, poi sarebbe passato ai progetti immobiliari, E fra una cosa e l’altra, si è affacciato al mondo della politica. Senza mai però dimenticare la sua fede originaria, e ora sta cercando di provarlo con la sua lotta contro le leggi «anti-velo».
Quella appena approvata in Danimarca riguarda in realtà qualunque oggetto che possa nascondere completamente il volto di una donna, o di un uomo: veli, passamontagna, caschi da pilota, e perfino – testuale – «barbe finte».
Ma è l’aspetto ideologico-religioso quello ovviamente più delicato. Tanto è vero che nei giorni scorsi hanno sfilato a Copenaghen due marce contrapposte. Da una parte gli oppositori della legge, giudicata lesiva delle libertà civili: tutti o quasi con i volti nascosti beffardamente da maschere carnevalesche, elmi para-vichinghi, cappucci da monaco, facce da Paperino e immense barbe finte da boscaiolo, o da patriarca ortodosso, Dall’altra parte, in un altro quartiere, i favorevoli al «bando» di burqa, niqab e compagnia. Con una donna musulmana che ha spiegato come in nessuna sua pagina il Corano obblighi a indossare il burqa.
La contesa non è certo finita, nè in Danimarca nè in altri Paesi. Rachid, lo «Zorro del velo», assicura comunque di tenersi pronto, con il portafoglio alla mano.