Corriere della Sera, 11 agosto 2018
Il miglior hot dog del mondo esiste. E si mangia a Reykjavik
Il miglior hot dog del mondo non si mangia a New York, ma in un baracchino nascosto nel centro di Reykjavik. Bæjarins beztu pylsur – che in islandese significa «il miglior hot dog in città» – è stato fondato nel 1937 dal nonno dell’attuale proprietaria Gudrun Kristmundottir e da allora ha aggiunto altri quattro punti vendita. A dargli fama globale è stata nel 2004 una visita di Bill Clinton, che fece in tempo ad assaggiare il miglior hot dog di Reykjavik prima di diventare vegano. «Fu incredibile, non ho mai capito tutto questo clamore per un singolo hot dog», ha ammesso Kristmundottir, ricordando la casualità di quell’incontro: l’ex presidente americano passava di là, una dipendente gli urlò semplicemente «i migliori hot dog del mondo» e luì si avvicinò con un sorriso, ordinandone uno.
Il cosiddetto «effetto Clinton» – le visite dell’ex presidente, è noto, equivalgono a una stella Michelin quanto a popolarità – ha trasformato Bæjarins beztu in un’icona presente in ogni guida o itinerario dell’Islanda, ma frequentato assiduamente anche dai locali: l’hot dog è considerato quasi il piatto nazionale e si dice che il 70 per cento dei 330 mila abitanti abbia mangiato nel baracchino di Kristmundottir almeno una volta. In un isola in cui, turisti esclusi, le pecore sono il doppio degli esseri umani e le importazioni di animali vivi estremamente limitate, gli hot dog sono a base di agnello con aggiunte di maiale e vitello, e vengono serviti su un panino con condimento a scelta fra ketchup, senape, cipolle fritte o crude e remoulade, una salsa francese a base di maionese e capperi.
Gli islandesi lo ordinano con tutto, Clinton si limitò a chiederne uno con la senape, soluzione che da allora ha preso il suo cognome. «Sono a dieta», spiegò alla cassiera.
Oggi Bæjarins beztu serve all’incirca un migliaio di hot dog al giorno, a 4 euro l’uno: un prezzo decisamente abbordabile in un Paese estremamente caro. Anche per questo c’è una fila costante di turisti e islandesi che ne ordinano due e li consumano seduti a un grande tavolo di legno sul marciapiede, sottovalutando i gabbiani che di tanto in tanto si fiondano in picchiata per rubare un hot dog a un ignaro turista.