Corriere della Sera, 11 agosto 2018
Da dove viene e dove vuole andare Simona Quadarella
Tre ori valgono bene un hamburger. «Ho festeggiato così, fuori a cena coi compagni», se la ride Simona all’aeroporto di Londra, in transito da Glasgow verso Roma. Dopo una settimana di gloriose fatiche, diete controllate e emozioni potenti, sgarrare è lecito, anzi dovuto. Per ricominciare la rigorosa vita da atleta dopo l’Europeo che l’ha consacrata star c’è tempo. «Andrò in vacanza: prima Lignano, poi Messico». Dopo penserà alle prossime tappe: «I Mondiali dell’anno prossimo, ma soprattutto l’Olimpiade di Tokyo 2020. Quello è l’obiettivo».
Prima di parlarne, però, è bello schiacciare il tasto rewind. Glasgow, tre gare, tre vittorie. Pronti via, gli 800 stile, e ci sta: «Un po’ me l’aspettavo». Poi i 1500, e anche questo era previsto «perché sono sempre stati la mia gara». Infine i 400, e lì si è finalmente capita la natura eversiva del Quadarella power: «Puntavo alla finale. Ma poi non mi sono fatta mettere la mano davanti da nessuno..».
Secondo Simona questa è stata la sua gara più bella in Scozia. Per Christian Minotti – il 38enne ex nuotatore argento nei 1500 agli Europei 2002 che la guida all’Aniene (ma è tesserata anche per le Fiamme Rosse), già da oggi candidato unico al titolo di allenatore dell’anno 2018 – «è stata la più pazzesca per il crono, ma tecnicamente la meglio riuscita sono stati gli 800». Di sicuro, il 400 resterà la gara spartiacque, quella che permette a Simona di dire senza spocchia ma con realismo: «Non ho più limiti».
Questo non vuole dire che è arrivata, anzi. A 19 anni non sarebbe possibile, e infatti Minotti ha un’agenda di lavori pronta: «La nuotata si può aggiustare, ma soprattutto bisogna migliorare la virata, dove entra un po’ lenta e spinge meno delle avversarie, e il tuffo». Sembrano inezie in gare di 8 o 15 minuti, ma non è così. «Le piccole cose contribuiscono a fare quelle grandi», filosofeggia Minotti. Ecco perché alla quantità – 14 km al giorno per 5 giorni la settimana più 2 sedute in palestra, una mappazza che impedisce alla ragazza di frequentare la facoltà di Economia dove si è iscritta dopo la maturità scientifica del 2017 – andrà abbinata la cura del dettaglio. Difficile invece, dice Minotti, una divagazione sui 200 stile: «Non c’è ancora la velocità di base». Anche se a Simona piacerebbero «perché vorrei fare le staffette», classico antidoto social alla solitudine della linea nera.
Non che questa spaventi la Sirena velenosa, anzi: «A me la fatica piace e l’acqua mi dà adrenalina. In gara mi trasformo, divento cattiva e ci metto il veleno. E in allenamento, se mi annoio, canto». Insomma, l’atleta ideale: «Non si tira mai indietro – spiega Minotti —. Crede nelle proposte che gli fai, e se non ci crede te lo dice». È la faccia decisa di una ragazza che sa ciò che vuole: «Io e Christian abbiamo un rapporto bellissimo, mi conosce e mi capisce da 8 anni. Ma non sono un’atleta passiva». Così a volte nasce lo scontro. «E serve – giura il tecnico – perché alla fine troviamo punti di incontro per crescere».
E quanto è cresciuta Simona da quando bambina nuotava per emulare la sorella Enrica, ritenuta la vera promessa della famiglia di papà Carlo, impiegato di banca e buon nuotatore master, e di mamma Marzia, insegnante di inglese. «Ma in realtà non andavo forte... Ho capito che questa poteva essere la mia strada solo dopo l’oro agli Europei giovanili del 2014».
Passato remoto. Ora Simona è in un’altra dimensione. E qui si torna all’argomento Tokyo 2020. Con la Ledecky, dicono tutti, sarà un’altra storia. D’accordo. Però perché non provarci? Magari seguendo l’esempio di Federica Pellegrini che stese la Cannibale ai Mondiali 2017: «Io però non penso di poter essere paragonata a Fede. Lei è l’Esempio: ha vinto troppo più di me. Io magari mi sto avvicinando...». Rigorosamente senza esaltarsi: «So che dovrò imparare ad accettare le sconfitte, e così dovrà fare la gente. Dite che li ho abituati troppo bene? No dai...». Il suo mentore garantisce: «Io resterò al suo fianco per mantenerla pura e coi piedi per terra. Ma non sarà difficile. Noi nuotatori alla fama non siamo abituati...». A Simona Quadarella, una fresca rivoluzione appena cominciata, toccherà imparare.