la Repubblica, 11 agosto 2018
Che c’entra il wrestling con il Colosseo?
È ancora presto per mettere via i calici: l’anno prossimo potrebbe essere quello buono per le colline del Prosecco, vale a dire Conegliano e Valdobbiadene, che un mese fa, per una manciata di voti, non sono riuscite ad entrare nella lista Unesco del patrimonio mondiale dell’umanità. Infatti il giudizio associato alle Colline del Prosecco è stato cambiato da “negativo” a “rinviabile": è un segnale ancora più incoraggiante di quello che sembra, come spiegherà Alessandro Balsamo, che nella sede parigina dell’Unesco gestisce le richieste d’iscrizione e le nomination alla lista.
«Una premessa per fare chiarezza: gran parte dei giornali ama titolare “L’Unesco ha deciso di iscrivere ( o non iscrivere)…”» spiega Balsamo. «Mentre in realtà le decisioni su quali siti vadano inseriti tra i patrimoni dell’umanità non sono prese dall’Unesco, ma – collegialmente – dal Comitato dei rappresentanti di ventuno Stati, eletti ogni due anni tra i 193 che fanno parte dell’Assemblea Generale degli Stati Membri. L’Unesco si limita a organizzare il processo di iscrizione dei siti».
È questa la procedura che permette di avere un posto accanto al Colosseo per esempio al wrestling e non a un monumento con secoli di storia. Il primo passo per ogni nazione è stilare la sua lista indicativa dei siti: «Ha una vita di più o meno dieci anni, quella dell’Italia oggi conta quaranta siti ed è preparata – senza intromissioni dell’Unesco – dal Mibact in coordinamento con il Ministero dell’Ambiente, che ricevono le varie autocandidature da realtà comunali e provinciali» spiega Balsamo. È una lista mutevole: gli Stati possono aggiornarla di anno in anno o cambiarla tutta d’un colpo, se lo ritengono. Ogni anno i Paesi scelgono dalla loro lista una o due nomination e consegnano all’Unesco un dossier sui siti, esaminato da due organismi indipendenti – la Iucn ( International Union for Conservation of Nature) per i siti naturali e la Icomos (International Council on Monuments and Sites) per i siti culturali – che esprimono un parere ( non vincolante) su ogni nomination. Il giudizio può essere di quattro tipi: «Dipende soprattutto da quanto il sito risponda al requisito di “valore eccezionale e universale”. Requisito necessario solo per la lista dei patrimoni tangibili dell’umanità. Per i patrimoni intangibili – come"L’arte dei pizzaiuoli napoletani” nel 2017 – esiste un’altra lista e un’altra Convenzione Unesco» spiega Balsamo.
«Il giudizio va dalla raccomandazione di iscrizione diretta nella lista Unesco, a quella di rinvio, che permette di ripresentare la stessa nomination l’anno dopo, a quella di differimento, meno positiva perché richiederebbe di riscrivere daccapo il dossier per il sito, fino al giudizio più temuto dagli Stati: la richiesta di non iscrizione del sito».
Una volta che Iucn e Icomos hanno formulato il loro parere – quest’anno il giudizio iniziale per Ivrea era di “rinvio al 2019” e per le Colline del Prosecco era di” bocciatura” – spetta al comitato dei ventuno formulare il giudizio definitivo. E qui viene il bello, perché – come rivela Balsamo – da qualche anno la tendenza al cambio di giudizio è sempre più forte, e sempre più improntata alla clemenza. «Ivrea è passata da “rinviabile” a “iscritta”, e le Colline del Prosecco sono passate da” bocciate” – in quanto i paesaggi viticoli sono già piuttosto rappresentati nel patrimonio mondiale, e quindi c’erano dubbi sul valore di eccezionalità – a” rinviabili”. E tornare l’anno successivo con questo giudizio, come ormai abbiamo già visto in molti casi, compresa appunto Ivrea, significa assai buone probabilità di farcela» spiega Balsamo. «Come Unesco, debbo dire, non siamo felicissimi quando il comitato degli Stati si discosta troppo dalle raccomandazioni formulate dagli esperti indipendenti, perché è una questione di credibilità della convenzione», aggiunge Balsamo. A far alzare il sopracciglio all’Unesco, quest’anno, è stata una doppia decisione senza precedenti. «Per la prima volta in quarant’anni di storia della Convenzione, per ben due volte una raccomandazione di” non iscrizione” è stata convertita nel suo opposto: un giudizio di iscrizione diretta» sottolinea Balsamo. «Si tratta della cattedrale di Naumburg (Germania) e dell’oasi di Al-Hasa (Arabia Saudita). Purtroppo quest’ultima sessione del comitato verrà ricordata come quella in cui è successo qualcosa che non doveva succedere». Perché così come gli Stati hanno l’obbligo di tutelare i siti iscritti nella lista, l’Unesco ha il compito di salvaguardare l’autorevolezza della Convenzione. E non solo non è l’Unesco a decidere chi entra, ma non è nemmeno detto che l’Unesco sia sempre d’accordo con la decisione finale.