la Repubblica, 11 agosto 2018
Quadarella e il suo mondo d’oro: «Disordinata, vivo con leggerezza»
Pochi la conoscevano, prima dei tre ori agli Europei di Glasgow. Nessuna italiana in nessuno sport è mai riuscita a vincere così tanto in un’unica competizione. Simona Quadarella, 19 anni, romana, pompiera, tesserata per l’Aniene, è arrivata in poche ore a 50mila follower su Instagram: «Troppi, sono taggate molte storie che non faccio in tempo a leggere». La sua, invece, eccola.
Ottavia, Roma.
Palazzine basse, villette col giardino, abusi edilizi condonati. II centro commerciale Gulliver, negozi e cinema multisala per ingannare il deserto della periferia. «E tante buche, anche se si sopravvive. Certo, le chiudessero sarebbe meglio».Simona è nata in questo quartiere a nord ovest della capitale sviluppato negli anni ’ 50 in una zona che si chiamava Monte Arsiccio, anzi” Terra bruciata”. 22mila residenti, tra cui Virginia Raggi. La sindaca qualche volta va a nuotare nella stessa piscina dove ha cominciato Simona, la Polisportiva Delta in via Cesare Mazzatinti. Un blocco di cemento grigio bianco, i cancelli color ruggine. Una struttura comunale, la caldaia è del ‘ 74. Mamma Marzia, insegnante di lingue e papà Giuseppe Carlo, impiegato in banca e istruttore di nuoto con la passione del gommone, ci hanno portato la figlia maggiore, Erica, poi Simona.
Il soprannome
Era “Gnappez”. Poi “Veleno”. Un’infezione al rene le impediva di crescere. Operata a 11 anni, per 3 ha preso antibiotici. «Da bambina ero una peste, non stavo mai ferma. Ho fatto impazzire mia madre. Voleva facessi ginnastica artistica. Ma che noia. Io volevo essere come mia sorella, anzi batterla». In terza elementare la maestra convoca i genitori, preoccupata per un tema in cui Simona scrive: «Ho una sorella che fa nuoto agonistico ed è molto forte, io voglio diventare forte come lei, anzi più forte». Erica: campionessa tricolore di categoria nei 400 e 800 sette volte. «Era bravina» dice il suo ex allenatore, Christian Minotti, ma ha scelto lo studio ed è adesso ingegnere, dottoranda in Israele. Al coach in eredità è rimasta Quadarella jr. Lavorano insieme da 7 anni. «Mia madre scrisse su un cartellone “Simona veleno” perché diceva che in gara sembrava mi uscissi il veleno dai talloni».
Una stanza (disordinata) per sé
«Sono disordinatissima, e non c’è più Erica che mette a posto.Non per scaramanzia, ma per non fare casino, prima delle gare seguo sempre la stessa sequenza nel preparare lo zaino. Mi sono diplomata l’anno scorso al liceo scientifico statale Louis Pasteur, sono iscritta a economia alla Link Campus ma fatico a studiare dopo 14 km in vasca. Ho un mobiletto con le mie medaglie, ci metterò anche i tre ori scozzesi. Ascolto Rihanna, Zucchero, ogni tanto vado in discoteca anche se non sono una ballerina. Mi piace più il cinema, Di Caprio soprattutto, guardo commedie e film d’azione. Gli horror non li capisco, per me non hanno senso. Penso che mi comprerò una macchina fotografica. Dopo il bronzo ai mondiali di Budapest mi sono regalata una Polo white silver per andare in piscina. Sono una mangiona, seguo la moda, sembro calma ma sotto friggo, sono testarda e ambiziosa. Così tanto che mi sono fregata da sola prima di Rio 2016: volevo così tanto il pass che mi sono stressata e ho nuotato male quell’anno. Ora? Cerco di prendere le cose con leggerezza e consapevolezza. Perché il nuoto è soprattutto testa. Federica Pellegrini? Prima dei 400 sl mi ha detto che ero più forte delle avversarie e che ce l’avrei fatta. Anche Alessia Filippi, che inseguivo da piccola per un autografo, mi ha mandato incoraggiamenti e complimenti. Ero piena di adrenalina dopo il terzo oro, però ho dormito. Non vedo l’ora di abbracciare le mie amiche: Rachele con cui adesso vado una settimana in Messico in vacanza ed Elisa. Amori? Nessuno importante. E ho altro da fare adesso».
Anche prima
Nel 2014, la prima convocazione in nazionale: vince gli 800 agli Eurojunior in Olanda, ai Giochi olimpici giovanili a Nanchino pure. Al mondiale jr l’anno dopo è oro nei 1500 e d’argento negli 800, a quello dei grandi del 2017 esplode: bronzo nei 1500 vinti dal fenomeno Usa, Ledecky: «Nessuno è imbattibile, prima o poi la prenderò. Cosa penso negli allenamenti? Niente, conto». Gli anni d’oro che verranno.