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 2018  agosto 11 Sabato calendario

Tutto sullo squalo

Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci, e ritorna ad essere un burattino come prima: ma mentre nuota per salvarsi, è ingoiato dal terribile pesce-cane. Comincia così, il trentaquattresimo capitolo del libro di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino. Tra i protagonisti, il pescecane.
Scrive Collodi: Lungo più di un chilometro, senza contare la coda. Con tre filari di zanne, che avrebbero fatto paura anche a vederle dipinte. Quel pescecane che, nel libro, avrebbe ingoiato persino un veliero, era uno squalo. E non uno squalo qualunque ma un grande squalo bianco. Alcune specie, grande bianco compreso, vivono da sempre anche nei nostri mari.
Dal Tirreno allo Jonio, fino all’Adriatico, il Mare Nostrum ha raccontato della loro presenza sin dai tempi dell’antica Roma. Tra le specie più note, delle quasi 50 presenti, che è possibile incontrare nelle nostre acque ancora oggi e senza contare quelle che solitamente finiscono in padella o nelle zuppe di pesce, la più comune è la verdesca o squalo azzurro. Riconoscibile per il muso allungato ed il corpo snello, colorato sul dorso da un meraviglioso azzurro acceso, è lo squalo protagonista di diversi avvistamenti lungo le coste del Salento nelle settimane scorse, anche se è molto più facile da osservare sui banchi delle pescherie. Può raggiungere tre metri e mezzo di lunghezza. Comunemente chiamato capo piatto o squalo vacca dai pescatori del medio e alto Tirreno, raggiunge notevoli dimensioni (circa tre metri) e la particolarità delle sei branchie, rispetto alle cinque presenti nella quasi totalità degli altri squali, lo contraddistingue.

LA BOCCA
Preda ambita dalle imbarcazioni d’altura, fino a qualche anno fa, è lo squalo volpe. Dalla coda lunghissima che usa per stordire i pesci durante le fasi della caccia, è divenuto sempre più raro anche nelle acque del Tirreno. Come le specie già citate, non rappresenta un pericolo per l’uomo, a meno di non essere provocato. Abituati a vederli nei più noti acquari della Penisola, poi, gli squali toro o tigre della sabbia. 
Nonostante il loro aspetto minaccioso e la bocca che evidenzia denti appuntiti, però, solitamente preferiscono nuotare placidi alla ricerca di pesci. Lunghi fino a tre metri, per decenni sono stati cacciati per via delle spettacolari mascelle. Macabro trofeo che ha significato la loro scomparsa da molte aree dei nostri mari. Tanto che, ormai, riuscire ad incontrarli nel loro ambiente è assai raro. Infine, i due squali che, complice certa cinematografia di successo degli anni Settanta e Ottanta, continuano a popolare le fantasie (e gli incubi) di bagnanti e pescatori. Il velocissimo mako e lo squalo bianco, infatti, sono squali più noti per le loro interpretazioni cinematografiche che per ciò che sono nella realtà. 
Lungo fino a 4 metri, il primo, ben oltre i 5 e molto più massiccio il secondo, sono stati avvistati in diverse occasioni lungo le nostre coste, nel corso degli anni. Anche se, ultimamente, la loro presenza si è fatta sempre più sfuggente. Temibili e potenzialmente ben più pericolosi degli squali dei nostri mari rappresentati finora, continuano a godere di una pessima reputazione che vede, soprattutto nello squalo bianco, il mostro marino per eccellenza, descritto dalla letteratura, prima e dalla cinematografia poi. Diversi gli avvistamenti, anche recenti, di squali bianchi lungo le nostre coste.

IL CIBO
Dallo Stretto di Sicilia, fino ai due episodi di Rimini e Fano dei mesi scorsi, lo squalo bianco è presente in tutto il Mediterraneo. Responsabile di rarissimi attacchi all’uomo, sovente frutto di drammatici errori di valutazione da parte del predatore, il grande bianco preferisce di gran lunga, cacciare tonni, razze, mammiferi marini e quelle foche, come la Monaca, che l’uomo ha sterminato nei decenni scorsi a colpi di fucile. Ma allora, ci si interroga, gli squali sono amici o nemici? Probabilmente, né l’uno, né l’altro. Sono soltanto splendidi animali che colorano mari e oceani di fantastiche storie vere.