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 2018  agosto 10 Venerdì calendario

Contro Trump, solo la Merkel ci salverà

Sono almeno vent’anni che l’Italia si fa uccellare dai suoi alleati, americani in testa ma anche francesi. Nel 1999 gli Stati Uniti attaccarono la Serbia per la questione del Kosovo. C’erano due ragioni sul terreno: quella degli indipendentisti albanesi che nel tempo erano diventati la maggioranza e quella della Serbia a mantenere l’integrità dei propri confini. Avrebbero dovuto vedersela fra loro. Invece gli americani decisero che la ragione stava solo dalla parte dei kosovari, il torto dalla parte della Serbia di Milosevic e bombardarono per 72 giorni una grande e colta capitale europea come Belgrado.
Noi italiani (governo D’Alema) partecipammo a quell’aggressione nella poco onorevole parte del ‘palo’ (gli aerei yankee partivano da Aviano). Ora, noi con la Serbia non avevamo nessun contenzioso, ma anzi ottimi rapporti che risalivano storicamente ai primi del ‘900 quando i serbi vedevano nell’unità d’Italia, da poco conquistata, un modello per la loro. Ruggini storiche le avevamo casomai con i fascisti croati che, travestiti da comunisti durante la dittatura di Tito, avevano ‘infoibato’ migliaia di italiani durante le convulsioni della fine della seconda guerra mondiale. Non avevamo nessuna ragione per partecipare a quell’aggressione. Neanche l’alleanza nella Nato ci costringeva, tant’è che la piccola Grecia si rifiutò.
Il progetto americano aveva un suo senso: creare un cuneo di islamismo ‘moderato’ (Albania+Bosnia+Kosovo) nei Balcani ad uso di quello che era allora il loro grande alleato nella regione, la Turchia. Peccato che nel frattempo la Turchia quasi laica di Hataturque sia stata sostituita da quella di Erdogan che, oltre ad essere un famigerato tagliagole, laico non è affatto. In quanto a noi italiani le conseguenze sono state disastrose. Per due motivi entrambi legati al fatto che Milosevic, checché se ne sia sempre scritto in contrario, era una sorta di ‘gendarme’ stabilizzatore nei Balcani. Adesso nei Balcani ci sono cellule Isis poco lontane dai nostri confini, inoltre sono concresciute grandi organizzazioni criminali (droga, traffico d’armi) che vanno a concludere i loro primi affari nel Paese occidentale più vicino, l’Italia.
Nel 2011 i francesi, con l’appoggio degli americani, attaccarono la Libia di Gheddafi che finirono con un linciaggio che avrebbe fatto orrore persino ai ‘tagliagole’ dell’Isis. L’obiettivo dei francesi era chiaro: sostituire l’Italia nella posizione economica privilegiata che avevamo con la Libia del Colonnello. Sono arcinoti gli ottimi rapporti che il presidente del Consiglio italiano di allora, Berlusconi, aveva con Gheddafi. Eppure, sempre sotto la presidenza di Berlusconi, contribuimmo all’eliminazione di Gheddafi. Le conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti: la Libia è in mano a formazioni di guerriglieri, fra cui l’Isis, e di trafficanti di uomini che scaricano i migranti innanzitutto sulle coste italiane.
Adesso Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dal patto che, con Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina, Germania era stato concluso nel 2015 con l’Iran: gli Ayatollah rinunciavano a portare avanti il loro programma nucleare in cambio dell’eliminazione delle sanzioni economiche che da trent’anni gli erano state comminate, del tutto arbitrarie perché l’Iran aveva firmato da tempo il Trattato di non proliferazione e aveva accettato le ispezioni dell’Aiea che avevano sempre accertato che l’arricchimento dell’uranio iraniano non aveva mai superato il 20% (per arrivare all’Atomica l’arricchimento deve essere del 90%).
Dal 6 agosto Trump ha proibito alle imprese americane di avere qualsiasi commercio con l’Iran. E fin qui sta nel suo. Ma ha anche minacciato le imprese di altri paesi: “Chi concluderà affari con l’Iran, non ne farà più con gli Usa. O il mercato iraniano o quello statunitense, 50 volte più grande”. La misura è diretta in realtà contro l’Europa, perché è molto dubbio che possa essere applicata alla Cina con cui gli Stati Uniti sono indebitatissimi. Le aziende italiane hanno in sospeso circa 20 miliardi di euro in investimenti diretti con l’Iran: ci sono le Ferrovie dello Stato, Enel, Saipem, Danieli, Fincantieri, Pessina, Italtel, Belleli, Marcegaglia,. Non si vede perché l’Italia dovrebbe stare a questo diktat. O meglio lo si vede benissimo: perché l’Italia da sola non può nulla contro un colosso come gli Stati Uniti. Solo un’Europa compatta (con buona pace del ‘sovranista’ Salvini) può rispondere, bloccando le importazioni americane nel Vecchio Continente che ha una popolazione di 500 milioni di abitanti in maggior parte forti consumatori. Un’operazione molto difficile perché è dalla fine della seconda guerra mondiale che gli americani tengono in stato di minorità l’Europa, militarmente, politicamente, economicamente e alla fine anche culturalmente con i loro film del cazzo. Possiamo solo contare su Angela Merkel, l’unico uomo di Stato europeo in grado di tener testa a Donald Trump e alla prepotenza americana. Forza Angela!