il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2018
Mica so’ Matteo, io!
In una scena di rara mestizia, seduto a un tavolino davanti a un armadietto pieno di libri finti e dietro un pc spalancato sul vuoto, un Renzi insolitamente giallastro annuncia, anzi minaccia in diretta Facebook che “presto toccherà di nuovo a noi” e che ci pensa sempre: noi del Fatto, intendo. Infatti cita il nostro titolo sul cyber-attentato a Mattarella: “Altro che bolla di sapone, ho chiesto a Pignatone di essere ascoltato perché ho molte cose da dire” e “a settembre-ottobre ci sarà da divertirsi”. Noi, nell’attesa, già ci scompisciamo dinanzi a un ex leader, prepensionato alla tenera età di 43 anni, che dall’Oltretomba mena scandalo perché il 27 maggio i social dei fan 5Stelle rilanciarono la campagna – sgangherata ma legittima – del leader dei 5Stelle sull’impeachment al capo dello Stato, anziché sponsorizzare le campagne del Pd e di FI. Lui, con l’aria di chi la sa lunga, ma senza spiegare dove sarebbe il reato, tira in ballo “un soggetto a metà fra una società privata e un movimento politico”: vuoi vedere che la Casaleggio sta coi 5Stelle? Roba da ergastolo.
Un’affezionata ventriloqua del Corriere raccoglie altre sue perle di saggezza. Tipo che “gli attacchi a lui e alla sua famiglia hanno la stessa origine e la stessa manina”. Cioè: anziché tifare per lui e la sua famiglia, il M5S li attaccavano. E nessuno fa niente. Ma ora il pool Antiterrorismo interverrà e il governo cadrà per mano dei giudici entro e non oltre fine anno: “Renzi evoca la via giudiziaria”. Noi, antichi fautori della via giudiziaria, siamo con lui. Solo ci domandiamo se, visti i precedenti, gli convenga evocarla. Un anno fa, sempre con l’aria di chi la sa lunga, annunciò di conoscere i “mandanti” del “complotto con false prove su Consip” e che pure lì “ci sarà da divertirsi”. Poi purtroppo la Cassazione scagionò il presunto falsificatore Scafarto, e i pm e il gip il presunto regista Woodcock, ma non babbo Tiziano, Lotti, Del Sette, Saltalamacchia, Vannoni & C.. Lui disse che le inchieste su suo padre erano una congiura per rovesciare il suo governo: poi purtroppo Tiziano fu imputato per fatture false, e pure mamma Laura. E finirono nei guai giudiziari un nugolo di amici suoi e di famiglia, da Mureddu a Dagostino. Fino al cognato Andrea Conticini, appena indagato per riciclaggio in una mega-rapina all’Unicef sui bimbi africani. Senza contare papà Boschi. Invocare i giudici, con una famiglia e un entourage così, rischia di portare sfiga. Ma lui è come Totò: un tizio lo massacra di botte chiamandolo Pasquale e lui fa lo gnorri perché “chissà ‘sto stupido dove vuole arrivare”. E lo lascia fare senza reagire: “Che mi frega a me, mica so’ Pasquale, io!”.