Il Messaggero, 10 agosto 2018
Nuoto, il tris di ori di Simona Quadarella
Simona Quadarella, bambina piccola, qualche anno fa (pochissimo: ne ha 19), s’avvicinava con penna e foglietto al Foro Italico ad Alessia Filippi e le chiedeva l’autografo: ne ha un cassetto. Ci facciamo una foto?, chiedeva, forse timida, forse sognante: perché quello era il modello, e quello è probabilmente il segreto del nuoto che vince. Adesso i bambini lo chiederebbero a Simona Quadarella, lo archivierebbero in un file. E una, diventata grande come lei, racconterà di avere tutto memorizzato, quando il modo di costruirsi dei ricordi magari seguirà altre vie. Lo chiederebbero a Simona Quadarella che ieri a Glasgow, ultimo giorno degli Europei di nuoto in vasca, ha vinto anche i 400 stile libero, per quello che banalmente chiameranno un triplete, avendo la ragazza della borgata Ottavia già vinto l’oro sia negli 800 che nei 1500. Mai un italiano o un’italiana, nuotando, l’aveva fatto.
STORIA DI UNA GARA STORICA
Le prime vasche Simona le nuotava tranquillamente; s’era già nascosta la mattina, prendendola lentamente, tanto per far credere d’essere stanca. Ora lasciava che le avversarie si sfogassero un po’ e ci credessero, tanto arriveranno le vasche dove attaccare. Arrivavano: in quella dai 200 ai 250 metri la Quadarella si portava al secondo posto mentre l’ungherese Kesely, ragazza del 2001, cercava d’andarsene. Al podio ci posso arrivare pensava Simona che non vedeva tante onde avversarie ai suoi fianchi; dai 300 ai 350 metri l’italiana prendeva il comando, Posso vincere, posso farcela pensava. Ultima virata, mancano 50 metri: ora la Quadarella era sicura, Fate quel che volete, ho vinto io. E pensava anche Me ne vado in vacanza, perché questa era la promessa oltre l’oro, finirla qui, arrivederci a settembre, con l’allenatore Christian Minotti pronto a programmare i prossimi due anni. Non è un miraggio l’Estremo Oriente, il mondiale 2019 in Corea, l’anno dopo Tokyo a cinque cerchi. «Non so nemmeno come ho fatto, non me ne rendo conto; ero qui per vincere i 1500, per andare sul podio negli 800, per scoprire i 400». Li ha scoperti con il tempo di 4:03.35, che è un crono da Federica Pellegrini, prima del costumone e dopo di questo. «Ora so che non ho limiti, nel senso che posso sempre superarmi. E voglio arrivare a nuotare anche un bel 200 stile libero».
VOGLIA DI LEDECKY
Una specie di voglia di Ledecky, la fuoriclasse americana considerata imbattibile da tutti, ma non dalla Pellegrini che infatti la sconfisse. «Niente paragoni», dice Simona. Ieri le davano del Gregorio Paltrinieri, oggi della Pellegrini, per via del crono e per via dell’aver preso la scena dell’oro: «Magari mi sto avvicinando, ma loro hanno fatto tanto di più». Dice Minotti, l’allenatore che sul braccio ha tatuato le aquile non volano in stormo (nessun accostamento all’aquila della Lazio: è romanistissimo): «Non cambierà, la conosco da sempre; sarà la solita Simona che cresce come ha fatto fin qui, e che ripartirà da zero l’anno prossimo, come si fa ogni volta. E non ci sono parole per quest’impresa, o una sì: strepitosa».
A SECCO
E la Pellegrini? Federica si tuffa come ultima italiana dell’intero programma del nuoto, frazionista numero 4 della 4x100 mista. Al cambio con la farfalla Di Liddo l’Italia è terza; lei nuota la sua frazione in 53.30, che è il suo meglio lanciato, attualmente. L’Italia è quarta, 3:57.00, record nazionale migliorato di un secondo mezzo, medaglia perduta per i 9 centesimi in meno della Gran Bretagna. Come si sente Federica a secco di medaglie, lei che era abituata a una collana? «È un anno diverso, l’ho preso in altro modo rispetto al passato; sono venuta qui per fare i 100. Chi avrebbe detto che potevo vincere una medaglia in quella gara? La staffetta? Si fa in quattro, l’ultima frazionista rimane negli occhi come la responsabile di tutto. Si fa in quattro ed oltretutto le mie compagne ed io abbiamo fatto il record italiano. Certo, nove centesimi, così poco è sempre poco: ma io ho fatto quel che mi ero prefissa, punto. A secco de che?».