Giancarlo Perna per “la Verità”, 10 agosto 2018
COTTARELLI A PUNTINO – RITRATTONE BY PERNA DI CARLO MANI DI FORBICE: “DA QUANDO È TRA LE RISERVE DELLA REPUBBLICA LA SUA PRESENZA NEI TALK SHOW È MOLTIPLICATA. È UOMO DI GRANDE EQUILIBRIO, SE PERÒ SENTE ODORE DI TV È ASSALITO DAL DEMONE DELLA VANITÀ. COME TAGLIATORE DI SPESE TROVÒ NELLA BUROCRAZIA ROMANA UN MURO INVALICABILE. FRUSTRATO, FECE COME BOERI: LE SPARÒ GROSSE” – LO ZAINETTO DA FUNZIONARIO DELLA TROIKA, LA MOGLIE E QUELL’INTERVISTA DISPETTOSA A SEVERGNINI -
Da quando Carlo Cottarelli è ufficialmente tra le riserve della Repubblica - il club di arzilli pensionati utilizzabili per Palazzo Chigi: Mario Monti, Giuliano Amato, etc. - la sua presenza nei talk show è moltiplicata. Anche in passato non si tirava indietro, ora è inflattivo.
Discetta di economia, che è il suo campo. Ma, forte dei tre gloriosi giorni da presidente del Consiglio incaricato, punto più alto della sua carriera (28-31 maggio 2018), si lancia pure in spericolati ragionamenti politici.
È un gagliardo critico del governo Conte che lo ha battuto sul filo del traguardo relegando a miraggio il suo sogno di entrare nella storia d' Italia. Di qui, forse, qualche aggressività di troppo.
In realtà i giornalisti economici, conoscendolo più da vicino, lo considerano da tempo una lingua bifide. A quattr' occhi, è uomo di grande equilibrio. Se però sente odore di tv, è assalito dal demone della vanità e si scatena in dichiarazioni incendiarie dando un' impressione di doppiezza.
A conti fatti, dà il meglio di sé chino sullo scrittoio a scrivere i suoi buoni libri. A me piacque Il macigno, sul nostro debito pubblico, per la chiarezza e l' apoliticità del tono. Nella vita, Cottarelli è invece un uomo di sinistra che vota Pd, il partito che lo ha scoperto.
Pensionato del FMI Gli italiani cominciarono a prenderci confidenza allorché il premier, Enrico Letta, lo nominò nel novembre 2013, Mister Forbici, ossia commissario al taglio delle spese. Carlo, non ancora sessantenne, era stato appena pensionato dal Fondo monetario, nel quale aveva percorso una grossa carriera, lunga 25 anni.
Di fatto, era un italiano all' estero o, se preferite, un italoamericano. Per accettare l' incarico, dovette lasciare la famiglia a Washington e trovare un tetto a Roma.
Col cuore negli Usa, dalla moglie, i figli, la casa, si buttò nell' ardua impresa di individuare i falli del nostro sistema e nella missione impossibile di limitarne gli sprechi.
Trovò nella burocrazia romana un muro invalicabile: gli nascondeva perfino i documenti. Frustrato, fece come fa oggi il presidente dell' Inps, Tito Boeri, che vive gli stessi stati d' animo: le sparò grosse.
Cominciò a bazzicare le tv e a dare interviste. Se la prese con i pensionati che per lui erano tutti d' oro e andavano azzoppati, propose di accorpare in una le numerose polizie, elogiò Monti ed Elsa Fornero universalmente detestati. Insomma, fece il bastian contrario e si inimicò diversi. Alla fine, Matteo Renzi, succedendo a Letta, lo sbolognò.
Al fiorentino di avere un tagliatore di spese inutili non interessava un piffero, avendo già adocchiato l' Airbus arabo dei suoi sogni. Così, lo rispedì a Washington come incaricato italiano al Board del Fmi, un contentino onorifico.
Il ritorno negli usa Cottarelli si acconciò di buon grado al benservito, poiché la moglie esigeva il suo ritorno all' ovile. La signora, Maria Pigato, cognome vicentino, è, a sua volta, un' esimia economista della Banca mondiale, altro ente con sede nella capitale Usa.
Come si intuisce, sono una coppia di potere, unita, sposata da decenni, con 2 figli totalmente americani: il ventiseienne Nicolò, laureato a Princeton e oggi a New York come consulente dell' Advent International, società di private equity; Elisa, 23 anni, laureata all' Università di California e ora a Londra dove lavora con Genius Brand.
Prima di rientrare in patria (gli Usa), Mister Forbici rilasciò una dispettosa intervista a Beppe Severgnini del Corsera, facendo a fette i burocrati che lo avevano isolato. Se la prese con il «sistema dei capigabinetto che si conoscono tutti tra loro e hanno lo stesso linguaggio», «i capi legislativi, che scrivono leggi lunghissime e difficilmente leggibili».
Quanto a lui, neppure gli avevano dato uno staff. Solo pensionati: «uno della Banca d' Italia, uno della Corti dei Conti e così via». Voleva tagliare le autoblù che sono in numero folle. Niente da fare. «Nelle forze armate non si può toccare nulla perché il regolamento vieta agli alti ufficiali di andare in giro con l' ombrello. Non potendosi bagnare, devono avere l' auto».
Insomma, da dimenticarlo quell' anno scarso a Roma. «Mi chiedevo che ci faccio qui? Rientrare in Italia dopo 25 anni d' America, non è facile. Avevo nostalgia di Washington. Mi mancano il mio letto, la mia casa, i miei figli».
Cremona la più amata Severgnini non aveva neppure bisogno di parlare, tanto faceva tutto lui. E ha concluso stilando una classifica della città per qualità della vita: prima Cremona dov' è nato 64 anni fa; poi la nebbiosa Washington; infine Roma, la peggiore nonostante il Colosseo e la mitezza del clima.
Ma Sergio Mattarella dove vive? Anche se non ha letto l' intervista, avrà pure qualche psicologo dei servizi segreti addetto agli identikit. Come gli è venuto di dare, sia pure per una strategica finzione, l' incarico di governare l' Italia a uno uomo che sta con tutte le sue fibre aldilà dell' oceano?
Chiamare Cottarelli è stata, oltreché un' indelicatezza verso la signora Pigato e i ragazzi che con l' Italia hanno tagliato i ponti, uno stress per un uomo che aveva già dovuto sopportare la nostalgia del proprio letto washingtoniano per 12 mesi.
Vero che treni simili, quando passano, non te li lasci scappare. E Carlo infatti si è precipitato dagli Usa a Fiumicino con un senso di stupito divertimento.
Trolley e zainetto Senza neppure passare in albergo, è arrivato davanti al Quirinale in taxi. Sceso per attraversare a piedi il portone, le tv lo hanno immortalato nella tenuta standard dei funzionari della troika: zainetto sul groppone e il trolley con le masserizie trascinato sui sanpietrini.
Mai un italiano si sarebbe presentato in questa guisa al capo dello Stato per l' incarico. Il solo precedente è di Benito Mussolini che, il 30 ottobre 1922, sceso dal treno a Termini, si presentò dal re in camicia nera, dicendo: «Maestà, scusi la mise ma vengo dalla battaglia». E intendeva la marcia su Roma alla quale, in realtà, non aveva partecipato. Ma già nel pomeriggio, tornò in redingote, tuba e ghette con la lista dei ministri.
Tre giorni misteriosi Dei 3 giorni in cui Cottarelli si sforzò di formare il governo, si ignora molto. Perfino se sia stato capace di trovare i nomi necessari a riempire tutte le caselle del gabinetto.
Non solo le sue conoscenze italiche sono limitate ma imbarcarsi con un pivello come lui, senza partiti alle spalle, rappresentava per chiunque un azzardo. Fatto sta che quando i gialloblù trovarono finalmente l' accordo tra loro, Carlo tirò un sospiro di sollievo.
Se l' era goduta abbastanza e al momento bastava. Quando capì però che la fatina non ripassa una seconda volta gli è venuta la fregola di cristallizzarsi in ogni possibile tv, dimenticando l' adorato letto americano.
La stella yankee ha illuminato Cottarelli fin dalla nascita regalandogli una faccia rettangolare da cercatore d' oro californiano. Insensibile ai violini, di cui Cremona è capitale mondiale, il giovanotto si laureò in economia all' università di Siena che oggi lo subissa di inviti per conferenze e lectio magistralis.
A 23 anni, fu a Londra per un master alla London school of economics, medesimo ateneo frequentato dalla sua dolce metà. 7 anni in Bankitalia e uno all' Eni completano la strada che l' hanno portato in Usa. Ora fa la spola di qua e di là dell' oceano. Ma perché non resta in pace a casa sua? Perché?