il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2018
Donne, lasciatevi corteggiare un po’
Che il “caso Weinstein” avrebbe aperto un vaso di Pandora inesauribile lo sapevamo. Oportet ut scandala eveniant. È stralegittimo che vengano portati alla luce comportamenti che tutti, o quasi, conoscevano e su cui tutti trovavano più comodo tacere: l’abuso di uomini di potere su donne che in qualche modo da quel potere dipendono. Ma ora mi pare che si sia perso il senso della misura e in un clima sessuofobico e puritano di derivazione americana, che sembra più adatto ai sostenitori del Corano, si stia andando troppo oltre.
È recente il caso del direttore d’orchestra Daniele Gatti, il più prestigioso direttore d’orchestra italiano insieme a Riccardo Muti, licenziato su due piedi dall’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam. Cos’è successo? Due soprano, Alicia Berneche e Jeanne-Michele Charbonnet, hanno raccontato al Washington Post di aver avuto col maestro Gatti “esperienze inappropriate” per fatti risalenti al 1996 e al 2000. Ora, parola contro parola, come può difendersi un uomo da accuse del genere, oltretutto così lontane nel tempo? Non può. Licenziato è già stato licenziato, ha perso altre occasioni professionali e la sua reputazione è comunque rovinata. Ed è sufficiente una “inchiesta interna”, quale quella ordinata dalla direzione dell’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam, per rovinare un uomo? Una “inchiesta interna” non ha le garanzie di un’indagine della Magistratura. È vero però anche che le vittime di molestie sessuali o, peggio, di “violenza sessuale” hanno solo dai 3 ai 6 mesi per denunciare questo reato. Questi tempi dovrebbero essere allungati e di molto, ma è inammissibile che delle persone debbano essere chiamate a rispondere di questi reati, comunque presunti, per via mediatica e a vent’anni o più dai fatti. L’unica difesa credo sia non la denuncia per diffamazione dei vari media che hanno rivelato la notizia e di quel tritacarne, spesso anonimo, che sono i social network, ma una controdenuncia per calunnia con richiesta di risarcimento dei danni materiali e morali che per esempio nel caso di Gatti sono rilevantissimi. Forse allora qualcuno ci penserebbe due volte prima di andare a spifferare a un giornale diffuso in tutto il mondo fatti avvenuti, se sono davvero avvenuti perché la presunzione di innocenza dovrebbe valere anche in questi casi, venti o anche trenta anni fa.
La ministra francese delle Pari Opportunità Marlène Schiappa è andata anche oltre e sta per introdurre il reato di “molestie in strada”. Ora accertare questo reato è difficilissimo, perché molto sottile è il confine fra una molestia e un segno di ammirazione. L’altro giorno ero seduto al mio solito bar. Affianco alcuni giovani operai stavano riparando delle tubature. È passata una donna vestita in modo molto appariscente, com’è suo diritto. Un giovane operaio ha fatto un fischio che è il modo popolare e popolano di manifestare ammirazione. Lei si è girata e l’ha incenerito con occhi da medusa. Il ragazzo è arrossito violentemente. Quando è passata davanti a me le ho detto: “Un giorno rimpiangerà, signora, questi fischi, quando non glieli faranno più”. Cosa facciamo, multiamo il giovane operaio e anche me che mi sono permesso quell’osservazione? L’insulto è un’altra cosa, è un reato e si chiama ingiuria.
Pare incredibile ma nelle democrazie che hanno come insegna la libertà è proibito quasi tutto: è proibito fumare, è proibito bere, è moralmente riprovevole giocare d’azzardo tanto che si è inventata una patologia prima inesistente, la ludopatia. Ed è proibito, di fatto, corteggiare. Per ragioni antropologiche, poi diventate culturali, all’uomo spetta la prima mossa. Per quanto noi maschi ci vantiamo e fanfaroniamo noi maschi non siamo sempre pronti per l’amplesso che comporta un’erezione comunque problematica. Naturalmente nemmeno la donna lo è, ma la défaillance del maschio – che è capitata a tutti, anche a grandi seduttori come Vittorio Gassman – è più decisiva perché impedisce l’immissio penis. Per questo fatto antropologico, poi diventato una forma mentis, è l’uomo che deve fare un atto intrusivo nella sfera personale e lato sensu sessuale di lei, anche perché la donna aggressiva spaventa il maschio che in genere se ne fugge a gambe levate come la donna davanti ad un esibizionista (e l’aggressività della donna di oggi è uno dei motivi dell’aumento esponenziale dell’omosessualità maschile e per contraccolpo anche femminile, più nascosta e segreta come più nascosto e segreto è il loro sesso). Cosa vogliamo fare, abolire l’antico e delizioso gioco della seduzione, dove lei, con attuzzi e moine, ti stuzzica, anche se magari ha solo l’intenzione, molto femminile, di civettare un po’, e tu ad un certo punto allunghi la zampa? Io sto con Catherine Deneuve che ho rivisto di recente, ahimé molto lontana, ha 77 anni, dall’affascinante bellezza di un tempo: “Lasciate che ci corteggino”.