Corriere della Sera, 8 agosto 2018
Le due ragazze milanesi che hanno ingannato il riconoscimento facciale dell’iPhone X
«La probabilità che qualcuno riesca a sbloccare il tuo smartphone ingannando il riconoscimento facciale è una su un milione. Figurarsi se le due persone coinvolte sono una coppia e convivono».
Stefania, 33 anni, sta leggendo divertita il manuale di sicurezza di Face ID, la tecnologia introdotta da Apple nel novembre del 2017 per consentire ai proprietari di un iPhone X di usarlo senza dover inserire alcun codice. È sufficiente guardare l’obiettivo della fotocamera frontale. Tutto molto comodo e rapido, e fra i motivi che hanno portato l’oggetto nelle tasche di 16 milioni di persone nei primi tre mesi del 2018, nonostante costi più di mille euro.
Tutto bene. Fino a tre giorni fa. «Ho preso in mano l’iPhone di Stefania per guardare le mappe; eravamo in macchina e volevo attivare il navigatore. Ho toccato lo schermo e ho iniziato a usarlo come se nulla fosse», racconta Claudia. La sua compagna Stefania —le due donne stanno insieme da un anno e mezzo e convivono a Milano – racconta di aver accostato per lo stupore: «Ci dicono sempre che ci assomigliano. Ci chiedono se siamo parenti o sorelle, ma non pensavo che avremmo tratto in inganno una tecnologia così sofisticata».
È accaduto, invece. Claudia non è solo in grado di sbloccare il dispositivo, ma anche di usare l’applicazione della banca o autorizzare gli acquisti con quella di Amazon. È andata così in tutte le prove effettuate dal Corriere, anche in diverse condizioni di illuminazione e dopo aver riconfigurato Face ID da zero. Abbastanza per mandare in panico le famiglie più solide. Stefania e Claudia ci scherzano su, con i loro sorrisi aperti ed effettivamente simili.
Da Apple nessun commento sul caso in questione e si rimanda ai documenti pubblici in cui viene spiegato il funzionamento della tecnologia utilizzata per il riconoscimento facciale. In questo primo anno di Face ID sono stati svariati i tentativi di cogliere in fallo la casa della Mela, pochissimi quelli andati a buon fine. «Battere il Face ID è difficile. Lo sappiamo perché ci abbiamo provato» ha allargato le braccia Wired Usa. Hacker vietnamiti dicono di esserci riusciti armeggiando con maschere 3D e silicone, ma non l’hanno mai dimostrato. Un bambino di dieci anni di Staten Island, negli Stati Uniti, ha ingannato lo smartphone della madre, confermando le difficoltà ammesse da Apple nella gestione dei volti dei minori di 13 anni e dei gemelli. Online si trovano i test di fratelli e sorelle e in febbraio sono spuntati due amici britannici.
Stefania e Claudia sono – a quanto risulta – le prime italiane e la prima coppia. «Ci penserò due volte prima di lasciare lo smartphone sul tavolo», scherza Stefania con un sorriso. Così simile a quello di Claudia. Anche per un occhio non tecnologico.