Corriere della Sera, 8 agosto 2018
Maud, la nave tornata a casa dopo 100 anni
È stata intrappolata nel ghiaccio, pignorata, affondata. E ora, dopo cento anni, è riuscita a tornare a casa.
Trentadue metri e mezzo di quercia, 385 tonnellate di peso, tre alberi, quando la Maud «nasce» il 7 giugno 1917, viene battezzata con parole che risulteranno profetiche: «Tu sei fatta per il ghiaccio. E nel ghiaccio trascorrerai i migliori anni della tua vita». A vararla e a progettarla è l’esploratore norvegese Roald Amundsen il cui nome già all’epoca ha letteralmente fatto il giro del mondo.
Amundsen vuole la Maud per un motivo ben preciso: dopo essersi aggiudicato il primato di esplorazione del Polo Sud, vuole conquistare anche il Polo Nord. Per l’impresa ha bisogno di un’imbarcazione in grado di resistere a tutto: tempeste, imprevisti, sfortuna. E al freddo.
Il luglio dell’anno successivo la Maud lascia il porto di Asker, vicino ad Oslo. Per paura dei sottomarini tedeschi impegnati nella prima Guerra Mondiale, Amundsen decide di fare rotta per lo stretto di Bering. Ma fa male i calcoli. E la Maud rimane bloccata nei ghiacci per due lunghi anni. Sono momenti complicati. Lo stesso Amundsen rischia di morire prima sbranato da un orso polare e poi soffocato dal monossido di carbonio mentre effettua dei rilievi scientifici coperto da una tenda non ventilata. Quando finalmente, il 27 luglio del 1920, l’imbarcazione arriva a Nome in Alaska, è la seconda nave ad aver percorso il mitico Passaggio a Nord-Est. Ma il Polo Nord rimane un miraggio. Dopo due nuovi tentativi la Maud è allo stremo delle forze. Così Amundsen abbandona la spedizione nel 1925.
Il veliero viene requisito dai creditori a Seattle e viene venduto all’asta. È l’inizio di una nuova vita e la Maud (chiamata così in onore della regina norvegese), dopo essere stata acquistata dalla Hudson Bay Company per rifornire i suoi avamposti artici, viene ribattezzata Baymaud e viene usata come stazione meteo. Una vita più tranquilla, insomma. Ma nell’inverno del 1930, a causa di un falla, affonda nella Cambridge Bay in Canada.
Sembra la fine. Ma la Maud non è il tipo di nave che molla tanto facilmente. Per oltre 88 anni il relitto rimane lì, con una piccola parte che affiora dalle acque gelide. Ed è proprio il ghiaccio a tenerla in vita impedendone la distruzione totale. I turisti e i residenti della Cambridge Bay ci si affezionano. Ma lei appartiene. almeno simbolicamente, alla Norvegia.
Passano gli anni. Fino al 2016 quando tre fratelli norvegesi si mettono all’opera per recuperare il relitto. Convincono i canadesi a lasciare andare la Maud che viene acquistata dal comune di Asker per la cifra simbolica di un dollaro. Il team di Jan Wanggard, responsabile del progetto, lavora duro per tre settimane. E la Maud torna a galleggiare. «Si è salvata grazie alla sua forma d’uovo», spiegherà Wanggard. Poi, nell’agosto 2017 inizia il viaggio verso casa. «È stato surreale, come se la storia si fosse congelata», spiega il diario di bordo.
Grazie ai galleggiati il relitto procede. Fino a lunedì scorso, quando la Maud è entrata nel porto di Bergen, là vicino alle baie dove «papà» Amundsen l’aveva messa al mondo e dove sarà esposta ai visitatori. Come una vera regina dei ghiacci.