Il Messaggero, 8 agosto 2018
Deejay Murakami: «Scrivere è musica»
Haruki Murakami è uno scrittore molto schivo, che non concede quasi mai interviste. Così molti ascoltatori nipponici si sono commossi (qualcuno, pare, fino alle lacrime) quando, domenica scorsa, hanno sentito per la prima volta la sua voce alla radio. In un’inedita trasmissione di 55 minuti, l’autore di Kafka sulla spiaggia ha parlato a ruota libera delle sue grandi passioni: la letteratura, la musica, la corsa. E c’è stato spazio anche per le confessioni personali, le battute, le domande dei suoi lettori. Murakami ha detto scherzando di essersi pentito di non avere optato per uno pseudonimo: «Una volta avevo un problema alla pelle e così sono andato in una clinica specializzata in dermatologia e malattie veneree. L’addetta alla reception mi ha visto e ha gridato: Murakami-san! È stato così imbarazzante».
ALLA CONSOLLE
La trasmissione ha segnato anche il debutto dello scrittore come deejay. «Piuttosto che imparare le tecniche narrative, ho utilizzato un approccio musicale alla letteratura, per comprendere concetti base come ritmo, armonia e improvvisazione», ha detto l’autore sessantanovenne, perennemente citato dai bookmaker come prossimo vincitore del Nobel, annunciando la sua playlist. «È come scrivere mentre si danza – ha aggiunto – anche se io non sono uno che balla. Per me, scrivere tende ad essere un processo molto fisico; è questo il mio stile. Se voi pensate che i miei libri siano facili da leggere, forse abbiamo qualcosa in comune, musicalmente».
In effetti c’è sempre una colonna sonora prevalente nei suoi romanzi: nel recente L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio la scelta era caduta sul compositore baltico Arvo Pärt, e lo stesso titolo deriva da un brano di Franz Liszt. Norwegian Wood richiama un brano dei Beatles; in Kafka sulla spiaggia si ascolta My Favorite Things di John Coltrane e la Suonata per piano in re maggiore di Franz Schubert.
La trasmissione Murakami Radio nasce da un messaggio inviato dallo stesso scrittore a Tokyo FM, in cui raccontava di avere riempito sette iPod di musica, e di voler condividere con il pubblico questa sua passione. Tra jazz, rock e blues, i suoi gusti si sono rivelati molto raffinati. La prima scelta è stata Madison Time, eseguita da Donald Fagen (opera del pianista Ray Bryant). A seguire Brian Wilson dei Beach Boys, con Heigh-Ho/Whistle While You Work/Yo Ho (A Pirate’s Life for Me), che ebbe l’onore di finire in un suo romanzo; Db Blues dei King Pleasure; Sky Pilot di Eric Burdon e gli Animals; What a Wonderful World cantata da Joey Ramone; Between the Devil and the deep Blue Sea di George Harrison; Knockin’ on Heaven’s Door eseguita da Ben Sidran; Love Train di Hall & Oates e l’immortale Light My Fire dei Doors.
Murakami ha ricordato (come ha raccontato in Vento & Flipper) che, all’inizio, non aveva alcuna intenzione di diventare uno scrittore. Subito dopo l’università, diventò gestore di un jazz bar a Tokyo: «La musica era il mio mondo – ha detto – è da lì che viene il mio stile come romanziere». Murakami ricorda ancora oggi il momento preciso in cui decise di diventare uno scrittore: era l’una e trenta del pomeriggio, del primo aprile 1978, durante una partita di baseball allo stadio Jingu di Tokyo.
L’ALLENAMENTO
Assieme alla sua passione per la scrittura, è nata anche quella per la corsa. All’inizio, per controllare il peso e rimediare alle ore di inattività, seduto davanti alla macchina da scrivere. Non ha mai smesso e ha partecipato, fino ad oggi, a una trentina di maratone. Murakami ha scritto anche Ritratti in jazz, dedicato ai maestri del suo genere preferito; ma, quando si allena, preferisce il rock. «È l’ideale per tenere il passo», ha detto alla radio, raccomandando «brani che vi venga voglia di cantare. Idealmente quelli che vi danno più coraggio».
L’ULTIMA FATICA
Lo scrittore non ha parlato del suo ultimo libro, pubblicato lo scorso anno in Giappone (da noi dovrebbe vedere la luce in autunno per Einaudi), L’uccisione del commendatore. Pochi giorni fa, la versione cinese di questo nuovo romanzo era stata bollata come indecente dalle autorità di Hong Kong. Il protagonista è un artista specializzato in ritratti, piantato improvvisamente dalla moglie. Il commendatore del titolo è quello del Don Giovanni di Mozart, che viene ritratto nello stile tradizionale del settimo secolo. Ucciderlo, stando alle anticipazioni, diventa necessario per salvare una piccola modella. Le recensioni in patria sono entusiastiche, anche se il libro viene definito «molto strano» (ma quale opera di Murakami non lo è)? Il romanzo non è di lunghezza sterminata come 1Q84, ma comunque ponderoso: circa duemila pagine dattiloscritte (divise in due volumi nell’edizione originale). Vi vengono descritti rapporti sessuali espliciti, come in altri libri dell’autore, ma definirlo indecente è un po’ troppo. Quattro anni fa, Murakami si schierò con la cosiddetta rivoluzione degli ombrelli, ad Hong Kong: qualcuno deve avere giurato di fargliela pagare.